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Maltempo e colture

Prima la siccità e poi la tempesta di grandine, il grido d'allarme degli agricoltori

Dan Giovanni Ilarione Quel che resta dei vigneti colpiti dalla grandinata FOTO PECORA
Dan Giovanni Ilarione Quel che resta dei vigneti colpiti dalla grandinata FOTO PECORA
maltempo est veronese (Pecora/Dienne)

Dal cielo chicchi arrivati ad essere grandi come palline da tennis: lo racconta chi giovedì sera, terminato il «bombardamento» sull’alta Val d’Alpone, ne ha raccolti da terra incredulo.

Danni alle ciliegie. «I colpi sulle lamiere dei capannoni sembravano davvero un bombardamento: grandine secca, senza vento, un muro spaventoso e continuo per un buon quarto d’ora». L’eredità che ha lasciato un evento mai visto a memoria d’uomo è pesantissima per il settore agricolo: a Castelvero di Vestenanova, l’area più colpita del paese, la stagione cerasicola è finita alle 19 dell’altra sera per un fortunale arrivato dal vicentino. «Per alcune aziende significa dire addio ad un quarto della produzione, altre ne hanno persi due terzi», diceva ieri Serena Boracchi, imprenditrice agricola che è anche responsabile di zona di Impresa verde.

Un danno importante lo ha patito lei stessa nella sua azienda agricola: «La copertura della stalla, datata, è stata crivellata e pioveva dentro mentre sono andati distrutti 22 degli 88 pannelli fotovoltaici del capannone dei conigli, rendendo di fatto inservibile l’impianto, con un danno di qualche migliaio di euro».

Vetri e auto. Il resto dei danni sono stati a lucernari, cristalli e carrozzerie delle auto in sosta all’aperto, più di qualche tegola dei tetti meno recenti, orti: in tantissimi dovranno riacquistare gli arredi e la flora da giardino, andata distrutta. Di interventi per richieste di aiuto il Comune non ne ha ricevute mentre le segnalazioni di danni sì. Spiega il sindaco Stefano Presa: «Me ne sono fatto carico subito perché, davvero, a Castelvero c’è un bel danno. Ho organizzato un elenco che ho già inviato in Regione qualora si decida di mettere in campo qualche procedura o provvedimento per venire incontro ai cittadini».

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Se a Castelvero sotto i ciliegi ieri c’erano tappeti rossi di frutta matura mescolata a foglie ridotte a brandelli, a Cattignano e Castello di San Giovanni Ilarione ai piedi delle piante strati di foglie, grappoli, olive: «La stagione cerasicola è finita qui», è l’amara presa d’atto di alcuni cerasicoltori di Castello già alle prese, ieri, con i trattamenti in vigna per cercare di contenere i danni da grandine.
Per i frutti a terra non c’è niente da fare, la priorità è salvare la produzione non danneggiata e le piante. In questa direzione più di qualcuno si è messo al lavoro ieri anche in pianura, perché a San Giovanni Ilarione la grandine oltre che nelle due zone di collina, soprattutto in quella nordoccidentale, ha seminato la stessa devastazione anche nella zona del Mangano. 

Il Comune e l’associazione di Protezione civile del paese erano operativi sulle strade e nelle aree più colpite già giovedì sera, «ma non abbiamo notizia di situazioni particolari. Il danno», diceva ieri il sindaco Luciano Marcazzan, «appare prevalentemente agricolo». 

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Ci vorrà qualche giorno per fotografare in dettaglio la situazione, ma di sicuro per l’alta valle questa stagione è tra le più difficili: lo stress idrico dovuto alla città prima, una grandinata spaventosa poi fanno passare in secondo piano il fatto che nel torrente Alpone sia tornata a scorrere l’acqua. In collina le vallette più piccole giovedì sera si sono riempite in pochissimi minuti e il fatto che l’acqua fosse marrone la dice lunga anche rispetto al nubifragio che si è abbattuto sulle stesse zone nemmeno un’ora dopo la tempesta di grandine.

Stando ad un pluviometro privato di Vestenanova, sarebbero caduti in nemmeno mezz’ora tra i 20 ed i 22 millimetri di pioggia: tre centraline dell’associazione Linea Meteo forniscono dati sovrapponibili compresi, rispettivamente, tra i 23,4 millimetri ilarionesi, 12,8 millimetri a San Bortolo e 21,6 millimetri a Chiampo.
In Val d’Alpone danni alle colture anche in alcune zone di Montecchia di Crosara.
Nell’Est veronese, bollettino più pesante per la frutticoltura a Zevio, Palù, Belfiore, Caldiero e proseguendo anche fino a Ronco all’Adige. (ha collaborato Mariella Gugole)

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Paola Dalli Cani

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