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Veronesi nel mondo

«Ho messo la scala dell'Hellas in mano alla Statua della Libertà»

Come è nato e comune funziona l’Hellas Verona NYC Football Club
Raoul Beltrame
Raoul Beltrame
Raoul Beltrame
Raoul Beltrame

«C'è del giallo e del blu nella bella Verona» cantava Massimo Bubola nel 1998 quando quel suo brano divenne l’inno ufficiale dell’Hellas Verona. Diciamola tutta, il più bello mai composto. Ma c’è del giallo e del blu anche fuori dalle mura della bella Verona, e se c’è persino a New York lo si deve a un estroverso quarantatreenne veronese, Raoul Beltrame, che nella Grande Mela ha fondato l’Hellas Verona NYC Football Club, tanto che nel logo ufficiale la Statua della Libertà anziché la torcia tiene alta la scala a tre pioli dell’Hellas.

«Avevo iniziato a lavorare con mio fratello nell’azienda di famiglia di materie plastiche a Colognola ai Colli», racconta. «Avevo però la passione per la fotografia, me l’aveva trasmessa mia madre (francese, e anche lui è nato in Francia per trasferirsi subito a Verona, ndr), così a 31 anni, pur continuando a lavorare, frequentai l’Accademia Nazionale del Cinema a Bologna dove presi l’attestato di operatore a regia e montaggio; fu allora che “perché stare in azienda e non dedicarmi alla vera passione?”. Decisi di provare a svilupparla a New York, la capitale mondiale della fotografia».


Nella Grande Mela

Nella Grande Mela arriva il 1° aprile 2012, rimane un paio di settimane e, proprio quando sarebbe ora di tornare a Verona, incontra il fotografo italiano Maurizio Bacci: «Mi offrì un lavoro nel suo studio di Union Square. Frequentai workshop di fotografia, ne feci uno in California da Greg Gorman, il fotografo delle star di Hollywood, che seguii poi anche in Italia; lui mi ha insegnato come interpretare la luce, fondamentale».

A New York il giovedì alle 18 è però anche l’ora del calcetto in un campetto di Chinatown: «Li conobbi Steve Nash, stella dell’Nba; arrivava in skate con lo zainetto. Io una schiappa, lui fortissimo. Anni dopo, con la sua fondazione abbiamo fatto partite per raccogliere fondi per i bimbi disagiati cui hanno partecipato anche calciatori come Del Piero e Ambrosini. Al campetto conobbi anche due giornalisti italiani della Gazzetta dello Sport, Massimo Lopes Pegna e Simone Sandri; mi chiesero di realizzare un programma per la web tv dedicato agli italiani negli sport americani, tipo Gallinari, Belinelli e Bargnani in Nba. Trasmesso sul sito della Gazzetta, fece 300.000 click ma si fermò con la nascita di Gazzetta TV».

 

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La svolta e i divi

Raoul tiene duro e non si piega nei momenti più difficili, ha voglia di farcela e sa che basta un “sì“ per cambiarti la vita; succede allora che Venanzio Ciampa lo chiami a lavorare nella sua agenzia di marketing specializzata in beni di lusso. È la svolta: Raoul fa la campagna di Karl Lagerfeld, fotografa attrici come Sarah Jessica Parker e star della musica come Sheryl Crow, lavora per Manolo Blahnik, Mark Ruffalo e anche Emma Marrone quando gira un video a New York. Ottiene l’O1, il visto concesso a persone in possesso di straordinarie qualità e capacità professionali, che gli permette di fare domanda per la Green Card: «Ho lo status di immigrato, e sto seguendo le procedure. Ai primi di aprile diventerò papà e mia figlia nascerà americana», spiega.

Con la moglie Virginia, sposata nel 2017, si lancia in un nuovo progetto: «La fotografia mi aveva un po’ stancato, volevo aprire una mia agenzia di marketing e comunicazione; così io e Virginia, che viene dal mondo delle PR, abbiamo dato vita a Platinum Media, agenzia specializzata nel mondo del vino: la sede è a Manhattan a un isolato dal Flatiron Building, e abbiamo sette dipendenti. Noi viviamo però a Brooklyn, nel quartiere di Bushwick, meno caro e più a misura d’uomo».


Tifoso da sempre

Bella storia, tinta di giallo e di blu: tifoso del Verona sin da piccolo, Raoul a New York vede come le altre tifoserie italiane abbiano il loro club; riunisce un paio di amici veronesi e nel 2014 fonda l’Hellas Verona NYC Football Club; presidente del circolo Veronesi nel Mondo a NYC, quando nel 2017 viene ricevuto al Consolato d’Italia dall’allora console Francesco Genuardi, veronese pure lui, gli porta la bandiera del Verona: «Siamo più di una trentina e le partite le vedevamo in un pub irlandese di Manhattan, dove venne a trovarci anche il Mister Mandorlini. Oggi, quando possibile, ci troviamo in pub di Hoboken, nel New Jersey».

L’Hellas è lì che sgomita nei bassifondi: «La sofferenza è nel nostro DNA, siamo degli “underdog” ma io dico che ce la facciamo anche stavolta a restare in serie A». Gli chiediamo chi sia il suo idolo gialloblù: «Facile dire Elkjaer o Toni, però io dico Mimmo Maietta, un leone». Si definisce ambasciatore di Verona nella Grande Mela ma… «Sono innamorato della mia città, ci vengo a Natale a trovare mia madre e per Vinitaly, ma il mio mondo ormai è a New York». Anche lì c’è del giallo e del blu. Ce lo ha messo lui.

Lorenzo Fabiano

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