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i sindaci già da tempo chiedono sicurezza

Rischio alluvioni, nell'Est il Progno è sempre sorvegliato a vista

E Valdegambieri lancia una provocazione: «Obbligare la transumanza delle pecore nell'alveo del torrente, per limitare periodicamente la crescita della vegetazione»
Un’auto rimasta intrappolata nel Progno (foto d'archivio)
Un’auto rimasta intrappolata nel Progno (foto d'archivio)
Un’auto rimasta intrappolata nel Progno (foto d'archivio)
Un’auto rimasta intrappolata nel Progno (foto d'archivio)

Occhi puntati verso il Progno di Illasi, dopo la violenta alluvione che ha colpito le Marche. Tanta acqua, scesa troppo in fretta, trascinando fango e detriti lungo il corso del fiume Misa. Una tragedia che riporta, ancora una volta, l'attenzione sulla sicurezza e sull'importanza di attuare opere di manutenzione su argini e alveo dei torrenti. Purtroppo a fatti avvenuti. Per conformazione e potenziale pericolosità, il torrente che attraversa la Val d'Illasi è da tempo un «sorvegliato speciale».

L'allarme lanciato dai sindaci

Quantomeno dall'ottobre del 2018, quando gli allora sindaci dei comuni sui cui territori passa il Progno (Selva di Progno, Badia Calavena, Tregnago, Illasi, Colognola ai Colli e Caldiero) indirizzarono agli assessori regionali Elisa De Berti e Diego Bottacin e al direttore del Genio civile, ingegnere Marco Dorigo, una lettera cui chiedevano il ripristino urgente della funzionalità idraulica del corso d'acqua e dei suoi affluenti.

Tra le criticità allora denunciate, supportate dalla preoccupazione della popolazione, si elencavano «i continui depositi alluvionali, l'abbondante vegetazione cresciuta nel greto del torrente nonché il tratto pensile da Illasi alla confluenza in Adige». Da qui le richieste avanzate che riguardavano programmazione e realizzazione di interventi di pulizia idraulica e di prelievo di ghiaia dal letto del torrente, ravvisandone il «carattere d'urgenza».

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La provocazione di Valdegamberi: «Obbligare la transumanza nel torrente»

A distanza di quattro anni, cos'è cambiato? Cartina geografica alla mano, seguiamo il tracciato del Progno, corso d'acqua a carattere torrentizio che ha origine tra alta Val di Revolto e Val Fraselle, in un'area franosa per la conformazione della roccia. Le ultime esondazioni nella zona, ricorda il consigliere regionale Stefano Valdegamberi, risalgono alla fine dell'Ottocento. A contenere le acque nel terreno, spiega, «è stato il rimboschimento a monte con la creazione della foresta demaniale di Giazza, all'inizio del Novecento». Subito lancia una provocazione: «Obbligare la transumanza delle pecore nell'alveo del torrente, per limitare la crescita della vegetazione e assicurare così una periodica pulizia naturale».

Gli interventi effettuati fino ad oggi

Nel comune di Selva di Progno, segnala il sindaco Marco Antonio Cappelletti, «sono stati attuati interventi di messa in sicurezza delle briglie del torrente da parte della Regione, tramite Veneto Agricoltura che ne è il braccio operativo». I lavori sono concentrati in modo specifico sulla pulizia degli alvei da alberi e arbusti per aumentare la sicurezza idraulica. Modo di operare da proseguire, secondo Cappelletti, «con una sana programmazione, investimento costante di risorse e sinergie tra enti».

Interventi analoghi sono stati effettuati anche a Badia Calavena, precisa il sindaco Francesco Valdegamberi, «mentre altri lavori di messa in sicurezza degli argini saranno eseguiti, sempre tramite Veneto Agricoltura, prima dell'inverno». Per la fragilità del territorio, quando le piogge sono abbondanti, a destare maggiore preoccupazione sono piuttosto le frane. In ogni caso, sottolinea Valdegamberi, l'alveo del Progno resta sotto attenta osservazione: «A breve, grazie ad un finanziamento del Consorzio Bim Adige, collocheremo una centralina di rilevamento del livello dell'acqua, all'altezza della frazione di Sant'Andrea». Permetterà di monitorare la situazione in tempo reale, lanciando l'allarme in caso di eventi eccezionali. Conquistando chilometri lungo la vallata, tra Tregnago e Illasi, il torrente affianca diversi centri abitati e distese votate a coltivazioni di pregio.

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Oggi come nel 2018, i temi chiave in termini di sicurezza, per i rispettivi sindaci Simone Santellani ed Emanuela Ruffo, sono due: oltre alla movimentazione del materiale nell'alveo, rimarcano, «c'è la manutenzione periodica da alberi e vegetazione da parte degli enti preposti, alla luce dei problemi causati dal cambiamento climatico e delle trasformazioni operate dall'uomo».

In particolare nel Tregnaghese, indica Santellani, «la Regione Veneto ha ultimato quest'anno, tramite le sue strutture del Genio civile, le opere di messa in sicurezza idraulica tra il guado di Scorgnano e località Marcemigo». L'alveo, scende nel dettaglio il primo cittadino di Tregnago, presentava incisioni dovute dall'azione di erosione del fondo del torrente: l'intervento, che ha coinvolto un tratto di 800 metri, è servito a rafforzare le briglie esistenti e a formare nuovi sbarramenti per l'inalveazione dei canaloni che si erano formati e che avevano aumentando il rischio idraulico.

Marta Bicego

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