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«Eravamo gemelle, ho sentito subito
quando stava per lasciarci per sempre»

di Daniela Andreis
Un bacio di Carlotta a Costanza:  «Ci raccontavamo tutto»
Un bacio di Carlotta a Costanza: «Ci raccontavamo tutto»
Un bacio di Carlotta a Costanza:  «Ci raccontavamo tutto»
Un bacio di Carlotta a Costanza: «Ci raccontavamo tutto»

«Ciao amore, sei e sarai sempre la sorella migliore del mondo». «Ciao amore» è il saluto bellissimo che Carlotta, la sorella gemella di Costanza, scrive sulla pagina fb di «Costi», che ripete su quella dell’Arena e poi, con voce dolcissima, anche al telefono.

«Noi due eravamo una cosa sola», inizia, «anche se eravamo l’una l’opposto dell’altra: lei molto brava a scuola, io un poco meno, lei più seria, io una festaiola; ma così ci compensavamo: a volte mi sgridava, ma per modo di dire. Poi, di sera, ci incontravamo in camera a parlare, a raccontarci tutto e se qualcosa non andava attaccavamo a cantare la nostra canzone, Chocolate dei The 1975, a squarciagola e niente, eravamo felici, felicissime, era quella la nostra piccola oasi di gioia. Era solo nostra».

C’era anche Carlotta sulla Seat Ibizia finita fuori strada a Bure di San Pietro in Cariano, sulla provinciale 4 della Valpolicella, nella quale Costanza Mancini è rimasta ferita gravemente la notte tra il 18 e il 19 marzo, ma di quei momenti fatali non si ricorda nulla di particolare. «Avevo le cuffiette ma lo stesso sentivo che gli altri parlavano, così ho pensato, visto che era tardi, che qualcuno a tenere sveglio il mio ragazzo, che era alla guida, c’era. Poi mi sono addormentata e credo anche gli altri». E, purtroppo, anche il giovane che conduceva l’ auto.

«Lui si sente molto in colpa, e sta molto male, ma non ne ha, lo sappiamo tutti, anche i miei. Era prudentissimo, se per caso beveva una birra, faceva guidare qualcun altro. È stato il destino, anche se sempre penso che non doveva toccare a lei. A lei che era un angelo», descrive Carlotta con un tono dolcissimo.

«Costanza ha fatto in modo che tutti diventassimo uniti più di prima. Non ho mai lasciato soli i miei, e loro, mia mamma e mio papà, e gli amici di mia sorella che ho conosciuto tutti, mi hanno aiutata a resistere: Costanza non avrebbe voluto che piangessi, che cedessi. Non lo farò».

Come spesso succede ai gemelli, anche tra Carlotta e Costanza c’era non solo attaccamento fraterno, ma vera empatia: «Quando mia sorella era in Terapia intensiva, sentivo chiaramente quando vi erano dei piccolissimi miglioramenti, anche se gli altri non lo vedevano, nemmeno i medici. Così come ho sentito, negli ultimi giorni, che le cose stavano peggiorando: infatti ho iniziato a sentirmi sempre più cupa, chiusa». Ed era l’arrivo, per chi ci vuole credere, dell’addio tra le due sorelle indivisibili.

Un addio per modo di dire, perché sul giornale della scuola i ragazzi scriveranno che la morte di Carlotta, «è un arrivederci». Come dice Gesù, nel Vangelo di Matteo, ricorda un’amica di «Costi», «tutto ciò che avrete legato sulla terra resterà legato anche in cielo».

Il lungo coma di Costanza ha permesso a Carlotta di conoscere profondamente anche Martina, la migliore amica di Costanza: «Sono così simili che mi pare di avere vicino mia sorella», ammette.

Le amiche, gli amici, i professori, non c’è stato chi non sia passato dall’ospedale negli ultimi 10 giorni, per sapere di Costanza: «Ciao amore», sarà ora il saluto che non hanno potuto dirle.

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