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il racconto

Violenze in questura, una delle vittime: «Ho chiamato io la polizia. E loro mi hanno pestato»

Un 37enne di origine marocchina racconta di essere stato insultato e picchiato dopo aver composto il 113 perché era stato aggredito: «Non so se li chiamerei ancora»
Il racconto di una delle vittime dei pestaggi in questura a Verona
Il racconto di una delle vittime dei pestaggi in questura a Verona
Il racconto di una delle vittime dei pestaggi in questura a Verona
Il racconto di una delle vittime dei pestaggi in questura a Verona

«Un ragazzo italiano mi ha chiesto una sigaretta, ma io non l'avevo. Lui ha preso un bastone e mi ha colpito sulla testa. Sono stato io a chiamare la polizia». Inizia così il racconto di Adil Tantaoui, una delle vittime dei pestaggi in questura a Verona.

Il 37enne vive in Italia da 7 anni, è sposato con un'italiana e incensurato. Gli agenti, racconta in un'intervista a La Stampa, «hanno lasciato stare l'italiano, ma hanno portato via me. Non mi hanno chiesto neanche i documenti. Gli agenti mi hanno caricato in auto e subito uno ha iniziato a insultarmi: "Arabo di m...! Marocchino te ne devi andare di qua!" Ammetto che, a un certo, dopo l'ennesimo insulto, gli ho risposto: 'Tu sei un italiano di m...'. Ero nervoso».

Nel tunnel del parcheggio «mi hanno preso a calci nelle gambe. E poi mi hanno strappato dalla testa le medicazioni». Poi «mi hanno tolto tutti i vestiti e mi hanno buttato per terra nella stanza degli arrestati in mutande. Senza mangiare, senza niente. Tutto il giorno e tutta la notte. Sono svenuto».

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Il giorno successivo «mi hanno caricato su un'altra auto della polizia. E con loro ho fatto il viaggio fino al Cpr (Centro di permanenza per il rimpatrio, ndr) di Torino». Lui però in quanto sposato con un'italiana non può essere espulso, ma «sono stato per 35 giorni chiuso lì dentro. È proprio un carcere. La gente impazzisce».

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Ora «cerco di stare bene, ma è difficile. Non ho trovato in Italia quello che cercavo. Mio padre è un giornalista, io ho fatto il cameraman anche per la Rai, ma le cose per me non sono andate come speravo. Ho provato tanti lavori: il magazziniere, le fragole. Ma non ce l'ho mai fatta». Richiamerebbe la polizia? - gli chiede il giornalista. «Forse no. Non lo so».

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