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L’INCHIESTA e i primi interrogatori

Abusi in questura, un poliziotto: «Non è stata violenza gratuita». Piantedosi: «Anche un solo caso è grave, chiariremo tutto»

di Fabiana Marcolini
Uno solo dei cinque arrestati ha risposto al gip. Presto un incidente probatorio chiesto dai pm per fissare le testimonianze delle vittime. Per molti degli altri indagati è stata chiesta l’interdittiva
Un fotogramma delle violenze in questura e i pm titolari dell'inchiesta, Carlo Boranga e Chiara Bisso
Un fotogramma delle violenze in questura e i pm titolari dell'inchiesta, Carlo Boranga e Chiara Bisso
Un fotogramma delle violenze in questura e i pm titolari dell'inchiesta, Carlo Boranga e Chiara Bisso
Un fotogramma delle violenze in questura e i pm titolari dell'inchiesta, Carlo Boranga e Chiara Bisso

«L'indagine chiarirà tutto. Io conosco troppo bene dall'interno la polizia di stato per non sapere che non è possibile solo immaginare che possa essere un problema sistemico. Dico, però che anche un solo caso per noi è un caso grave. Accerteremo con il capo della polizia come possa essere successo». Lo ha detto il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, nel corso di una intervista a SkyTg24 parlando della vicenda che ha coinvolto alcuni poliziotti della Questura di Verona.

Senza tetto e stranieri irregolari picchiati, condotti in Questura per essere identificati e poi presi a pugni e calci, umiliati dagli agenti delle Volanti che avevano proceduto a fermarli. Un’indagine partita da una perquisizione «aggiustata» che non diede conto della presenza di armi nell’abitazione di due fratelli albanesi che erano controllati. Poi emerse il resto e l’accusa più pesante mossa a cinque agenti è la tortura.

Gli interrogatori di garanzia

Un’indagine culminata la scorsa settimana con gli arresti di cinque poliziotti e ieri, a distanza di 45 minuti l’uno dall’altro, accompagnati dai legali, gli indagati sono entrati nella stanza del gip Livia Magri e con loro i pm Boranga e Bisso. Solo Roberto Da Rold (difesa Dal Ben e Marilena Vicentini) ha reso dichiarazioni e risposto alle domande «perché», dice il legale, «fino all'altra settimana era dall'altra parte, quella dell'autorità giudiziaria, di cui è sempre stato al servizio».

Solo lui ha contestualizzato i fatti, ovvero la violenza nei confronti di Amiri T. e spiegato la ragione di quella spinta all’esterno della Questura che ha fatto cadere il giovane e poi il pugno sulla schiena: «Mi aveva sputato addosso, per motivi di sicurezza indosso sempre la mascherina e quel gesto ha scatenato una reazione, sbagliata, ma non si è trattato di violenza gratuita».

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«Ho risposto a delle provocazioni»

Questo ha ribadito ricostruendo tutti i passaggi del fermo dei due ragazzi che avevano creato problemi in un condominio. Amiri era agitato, Da Rold avrebbe spiegato che non voleva salire in auto ma di non aver visto utilizzare lo spray. Una volta in lungadige Galtarossa non voleva entrare nella stanza dei fermati, nell’«acquario» e poi aveva iniziato a inveire contro gli agenti, aveva sputato sulla parete in plexiglas e si era tolto le mutande mostrando le parti intime alle due agenti donna che quella sera erano di pattuglia.

Ha affermato di non aver visto Failla Rifici colpire Amiri «perché stavo compilando gli atti». Poi il giovane era stato fatto uscire ma voleva tornare in Questura e a quel punto Da Rold è uscito.

Non ha visto il danneggiamento al citofono (causato dal lancio della transenna esterna) . A quel punto lo sputo, la spinta e il pugno. Ha cercato di giustificare i comportamenti ripresi dalle telecamere e i dialoghi intercettati. Solo lui lo ha fatto, e al termine i legali hanno chiesto l’attenuazione della misura.

Le body cam

Alessandro Migliore (difesa Pezzotti e Lerco), Filippo Failla Rifici (difesa Canevaro), Loris Colpini (difesa Vicentini) e Federico Tomaselli (difesa Masso e Casali) non hanno risposto, con tutta probabilità non faranno il Riesame mentre le difese di Tomaselli depositeranno a breve una memoria: «Dobbiamo estrapolare da una ”body cam” le immagini riprese dagli agenti a loro tutela. Tomaselli aveva con sé la body cam», il commento del legale.

Indagati

Non solo i quattro agenti e l’ispettore. Per aver tenuto comportamenti non consoni, violenti e in ogni caso lesivi della dignità con cinque fermati e, tranne tre, senza un domicilio stabile, sono indagati anche 11 loro colleghi. Tutti agenti in servizio in lungadige Galtarossa per molti dei quali è stata chiesta l’interdittiva. Per questa ragione, per evitare che le persone offese possano allontanarsi dall’Italia o trasferirsi altrove, rendendosi irreperibili, i sostituti procuratori Carlo Boranga e Chiara Bisso hanno chiesto l’incidente probatorio.

Sarà il gip Magri a fissare il giorno in cui verranno cristallizzate le deposizioni delle persone offese e di coloro che hanno assistito (sempre in qualità di fermati) o avuto percezione di quanto accadeva nell’«acquario» piuttosto che nel corridoio (dove non ci sono telecamere). Cinque gli episodi sui quali saranno sentiti in contraddittorio ovvero alla presenza degli indagati e dei loro difensori e quello che diranno avrà valore di prova nel processo.

Episodi di tortura

Ad Alessandro Migliore viene contestato il reato di tortura nei confronti di un giovane italiano (attualmente detenuto) ma il collega M.T. lo prese a schiaffi, gli fece sbattere più volte la testa contro la porta. Migliore disse a un altro poliziotto che il ragazzo lo aveva offeso e a quel punto l’agente lo prese a calci sulla schiena, perché il giovane era a terra dopo essere stato picchiato dallo stesso Migliore. Questo il 22 agosto 2022.

Per quel che accadde il 14 ottobre a Nicolae Daju di tortura rispondono solo Migliore e Loris Colpini che lo «usò» come straccio per pulire il pavimento: aveva chiesto di andare in bagno ma nessuno lo accompagnò e urinò per terra. Oltre a Tomaselli, il 21 ottobre, per il trattamento riservato a Mohamed D., picchiato nel tunnel, preso a calci e sul quale un agente urinò, rispondono Failla Rifici, V.P., G.V., M.D.A., A.P. (accusati di abuso d’ufficio, falso in atto pubblico e abuso di autorità) oltre a D.C e A.L. indagati per omissione d’atti d’ufficio (non prestarono assistenza a Mohamed D. che sofferente d’asma a causa dello spray urticante aveva le convulsioni e non chiamarono il 118).

Da Rold e Failla Rifici e A.P. rispondono di tortura nei confronti di Amiri T. per l’uso eccessivo dello spray, per averlo preso a calci e pugni anche dopo averlo trascinato a terra, questo tra il 9 e il 10 novembre. Inoltre G.T., A.M., G.V. e E.B. rispondono di lesioni perchè non impedirono che il giovane venisse picchiato, M.D.A. di omissione d’atti d’ufficio (non denunciò i colleghi quando seppe che Amir T. era stato duramente picchiato).

«Testimonianze», scrivono i pm, «assolutamente rilevanti poichè vertono sulle condotte contestate».

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