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Il fenomeno

Violenza nella musica trap? Per i giovani artisti veronesi è «lo specchio della società»

Fusaro: «Libertà di espressione? Conta il rispetto». Manna: «Non bisogna generalizzare, la trap ha moltissime sfaccettature». Happy: «Si cerca di essere i più forti». Pezzini: «La violenza fa audience». Adriana: «Testi che descrivono la società»
In alto da sx: Beatrice Pezzini e Alex Fusaro. In basso da sx: Manna e Adriana Iè
In alto da sx: Beatrice Pezzini e Alex Fusaro. In basso da sx: Manna e Adriana Iè
In alto da sx: Beatrice Pezzini e Alex Fusaro. In basso da sx: Manna e Adriana Iè
In alto da sx: Beatrice Pezzini e Alex Fusaro. In basso da sx: Manna e Adriana Iè

Noi più forti degli altri, le donne come bersaglio preferito della rabbia. E poi le armi e “la strada” come un terreno da conquistare con la prevaricazione, ma soprattutto il mondo femminile sminuito con toni dispregiativi e di sottomissione.

Il coro da parte dei giovani artisti veronesi si leva assieme ai tanti degli ultimi mesi sulla violenza di genere presente in diverse canzoni rap e trap. Tanto da convincere alcune donne del mondo dello spettacolo, da Anna Foglietta a Cristiana Capotondi, da Laura Pausini a Paola Cortellesi, a denunciare la pericolosità di alcuni brani musicali, e il governo ad organizzare un incontro sul tema proprio a Verona il 4 maggio promosso dal sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi.

Donna sminuita

Attenzione però a non fare di tutta l’erba un fascio e far partire un’inutile “caccia alle streghe”, perchè non deve essere un intero genere musicale ad essere messo sotto accusa. «La violenza e discriminazione delle donne nei testi c’è e la troviamo in molte canzoni prevalentemente rap e trap. La donna è sminuita nel ruolo e raffigurata come prostituta. I videoclip ne rafforzano anche il messaggio», esordisce il compositore e cantante Alex Fusaro, insegnante di musica all’istituto Medici di Legnago.

«La libertà d’espressione viene meno nel momento in cui va in contrasto con il linguaggio adottato nella società civile e si pone come ostacolo all’educazione che ogni giorno noi insegnanti portiamo avanti con tanto lavoro e dedizione a scuola. La cosa incredibile è che, giustamente, si pone tanta attenzione sull’uso corretto delle parole e parità di genere sul posto di lavoro, o sui social, e una frase sbagliata può costare cara, mentre nella musica sembra essere tutto concesso nascondendosi dietro al dito della libertà d’espressione», continua Fusaro, «come presidente dell’associazione Vox Generation porto avanti un’azione di sensibilizzazione che mette in guardia le famiglie sugli effetti negativi di queste canzoni, valorizzando invece i talenti degli studenti delle scuole superiori per mostrare che il cambiamento è possibile».

Un genere sotto accusa

Chi il genere rap e trap li canta ogni giorno è il giovane artista veronese Alessandro Manna, in arte Manna. «In alcuni sottogeneri della trap, che è molto ampio e vasto, le donne vengono chiamate con appellativi sicuramente non appropriati, ad esempio “bitch”, prostituta, ma si tratta soprattutto di ragazze che si prestano ai rapper in cambio di visibilità o altro, non vengono usate queste parole in maniera totalizzante riguardo al genere femminile. Il termine è sbagliato e forte, ma bisogna fare attenzione a dire che tutta la trap inneggia alla violenza contro le donne, la trap ha moltissime sfaccettature, si affrontano anche argomenti come l’amore vero anche con una sorta di divinizzazione della figura femminile, mentre in una trap un po’ più cruda, i rapper descrivono ciò che vivono con le ragazze, in maniera forte».

«Brava e bella. Non basta saper cantare?»

«A volte capita che quando si canta una sorta di violenza arrivi anche dal pubblico, solo perchè magari porti un vestito un po’ attillato, credo che in generale nella nostra società noi donne non siamo tutelate abbastanza, questo emerge in molti discorsi», il pensiero di Beatrice Pezzini, interprete veronese molto apprezzata e arrivata ad un passo dalla vittoria a «The Voice of Italy» nel 2018.

«La violenza nei testi delle canzoni? È come se grazie al corpo delle donne alcuni rapper o cantanti riescano a fare più audience, è davvero triste ma ci sono ragazze a cui però questo va bene. Se non ci fossero stati pilastri della musica come la Pausini o altre donne ancora in pochi avrebbero tirato fuori questo argomento, forse nessuno. A volte sento dire: “c’è questa data, la cantante è una f..., andiamo a sentirla”, è una mentalità difficile da cambiare. E poi ti dicono sei brava e bella, come a mettere in risalto la fisicità oltre alla bravura, ma perchè?». 

Donne bersaglio

È molto attenta ai temi sociali e soprattutto alle discriminazioni di genere anche Silvia Laura Fiorin, in arte Happy, cantante e musicista di Cologna Veneta che ha pubblicato sui social un monologo rap dedicato a Giulia Cecchettin, nel giorno del suo funerale. «Viviamo in una società arrogante, che usa la violenza come arma e la discriminazione come scudo, per cui non sorprende che una realtà come la trap sia diventata una corrente musicale di massa», spiega. «Un genere nel quale, spesso, si cerca solo di dimostrare di essere più forti degli altri, schiacciando quelli che sono diversi da noi e prendendosela con le donne, che diventano il bersaglio della rabbia repressa dei trapper. Una situazione che dovrebbe essere affrontata».

I testi raccontano la realtà in cui viviamo

Sul tema interviene anche Adriana Iè, cantante soul dalla voce calda e il pensiero mai banale. «Sicuramente nei testi violenza nei confronti delle donne c’è, ma attenzione l’essere diretti è nel dna del rap. Se un ragazzo si riferisce ad una donna come la “bitch” perchè gli ha spezzato il cuore o l’ha tradito, io la paragonerei ad un amico che mi racconta del tradimento della sua ragazza, anch’io penserei “che poco di buono”. E credo che di violenza sulle donne nei testi a volte ce ne sia molto di più in canzoni pop o commerciali, magari lasciandola tra le righe ma la violenza è molto presente. Ci sono molti nuovi artisti rap o trap giovanissimi: il problema sono loro che raccontano la società in cui viviamo o è la società stessa che ci presenta presupposti verso le donne o verso l’altro non così corretti? ». 

Luca Mazzara

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