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L'evento il 4 maggio

Troppa violenza di genere nei testi delle canzoni: da Verona appello al mondo della musica

Un incontro dopo le denunce contro la parole della trap Mazzi: «Non si condanna il genere ma è un fenomeno che va capito»
Il sottosegretario Mazzi promuove un evento per parlare di violenza di genere nelle canzoni
Il sottosegretario Mazzi promuove un evento per parlare di violenza di genere nelle canzoni
Il sottosegretario Mazzi promuove un evento per parlare di violenza di genere nelle canzoni
Il sottosegretario Mazzi promuove un evento per parlare di violenza di genere nelle canzoni

Le botte certo, ma non solo. Perchè la violenza ha tante forme, e si esprime anche nelle parole. Pure nella musica, forma d’arte che invece dovrebbe solo aiutare l’anima e rendere più belli i piccoli e i grandi momenti della vita. 

Di violenza di genere nei testi musicali se ne parla da tempo, negli ultimi mesi c’è stata una presa di posizione forte con la denuncia del Codacons e del Moige, il movimento italiano genitori, di fianco ad alcune attrici come Anna Foglietta, Cristiana Capotondi e Paola Cortellesi o a cantanti come Laura Pausini. Mettendo al centro della discussione testi trap e rap, spesso violenti e «infarciti di frasi con riferimenti espliciti contro le donne, in grado di alimentare odio e violenza», secondo il Codacons. 

Musica e violenza

Il linguaggio duro della trap, il genere amatissimo tra i più giovani, è finito sotto la lente di ingrandimento di «Libreriamo» che ha analizzato quasi 500 canzoni rap e trap: confermando che quasi sei brani su dieci contengono espressioni violente contro le donne, oltre ad armi, droga o l’esaltazione di sè stessi. Ricordando tra l’altro le recenti condanne di trapper come Simba La Rue e Baby Gang per rissa, rapina, lesioni e possesso di armi , a conferma di come la violenza evocata da questi idoli dei giovanissimi spesso non sia solo finzione o narrazione. È di pochi giorni fa la notizia di un inconsueto botta e risposta tra una giudice milanese e il trapper Baby Gang in tribunale: «Lei deve dare il buon esempio, ha una grande responsabilità, la ascoltano milioni di ragazzi», l’invito della giudice. 

Un grido di allarme lanciato da più fronti che non ha lasciato ferme le istituzioni, come spiega il sottosegretario alla Cultura, il veronese Gianmarco Mazzi. «Da tempo si parla di canzoni con testi violenti contro le donne. C’è stata una denuncia pubblica da parte di autorevoli attrici e cantanti e si vanno moltiplicando le prese di posizione di tante associazioni», spiega Mazzi annunciando un evento dedicato al tema e programmato proprio a Verona. 

Tutti in campo

«Per questo, il ministero della Cultura, in collaborazione con Siae e Fondazione Arena ha deciso di promuovere un incontro aperto alle riflessioni di tutti. L’intento dei promotori è di favorire un dialogo pacato e costruttivo su una tematica molto sentita».

L’appuntamento è per il 4 maggio dalle 11.30 in sala Maffeiana, una data ancora più significativa visto che poi alla sera in Arena ci sarà il primo dei due concerti «Una nessuna centomila in Arena», condotto da Amadeus e con tanti artisti, da Fiorella Mannoia a Emma, da Alessandra Amoroso a Giuliano Sangiorgi e altri ancora. 

Un incontro aperto a cui verranno invitate tutte le maggiori istituzioni musicali, oltre alla Siae quindi Fimi, Afi, Assoconcerti e Assomusica, gli indipendenti del Mei oltre alle associazioni coinvolte in questo grido di allarme, dal Moige al Codacons e altri ancora. «Quando abbiamo visto alzarsi questa denuncia abbiamo pensato, come istituzioni, non potevamo far finta di niente», va avanti Mazzi presentando l’evento «Canzoni violente contro le donne, che fare?», «qualcuno ha parlato del rischio di ledere la libertà di espressione, ma in questo caso non c’entra. Il diritto di esprimersi anche nei brani musicali va armonizzato con altre forme di rispetto, presidiate dalla nostra Costituzione.

Il senso è: quello che si fa sul palco e quello che si canta può essere considerato solo fiction? E come la mettiamo quando a cantare canzoni violente sono alcuni personaggi che sembrano ispirare le proprie vite a quella stessa violenza a cui inneggiano? Non condanno un genere, come potrei ho trascorso tutta la mia vita nella musica e tra gli artisti. Ma vogliamo capire il fenomeno con i suoi possibili effetti, e questo incontro aperto va proprio in questa direzione».

 

Luca Mazzara

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