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L'intervista

Città presa d'assalto, l'esperto: «Verona è vicina alla soglia critica. Si rischiano rincari»

Van Der Borg: «Il turismo spiazza le altre attività. Le conseguenze? Affitti alle stelle, dilagare di b&b e alberghi»
Folla in centro; a destra Jan Van Der Borg
Folla in centro; a destra Jan Van Der Borg
Folla in centro; a destra Jan Van Der Borg
Folla in centro; a destra Jan Van Der Borg

Verona e la lotta per non superare la sua capacità di carico. Quella linea invisibile in cui il turismo schiaccia il centro storico e svuota l’anima della città. Ne parla a L’Arena Jan Van Der Borg, docente dell’Università veneziana Ca’ Foscari, specializzato in Economia del turismo. Secondo l’esperto, infatti, il flusso che ha investito il centro il giorno dell’Immacolata, con le oltre 70mila presenze tra turisti e visitatori (un record per la città), era ampiamente previsto: «Adesso servono scelte precise e decise. Se queste ondate sono sporadiche non ci sono pericoli, ma se diventano strutturali, come sta succedendo a Verona, esistono rischi di danni anche socioeconomici. Oltre all’effetto Venezia e quindi affitti fuori portata e tante seconde case».

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Professor Van Der Borg, Verona rischia di diventare una nuova Venezia per i grandi flussi di turisti che invadono il centro?

Verona ha un distretto turistico, un centro storico, piccolo. Ma parliamo di una città ampia con delle periferie e aree industriali e quindi con la possibilità di contrastare, complessivamente, il fenomeno monoturistico che si vede ad esempio quando si entra nel centro storico di Venezia. Verona, da questo punto di vista, è una città più grande e completa rispetto alla Laguna e ciò dà anche più speranze. Bisogna però fare delle scelte giuste che portino ad una sostenibilità maggiore.

Quali sono le scelte giuste?

Verona si è fatta un po’ cogliere di sorpresa da questa ondata e si è scoperta non immune a quanto sta succedendo in altre città europee. Sono due i principi fondamentali su cui basarsi. Il primo è che si va sempre a puntare sulla quantità dei turisti e mai sulla qualità. Lo sbilanciamento tra chi vive in centro e il turismo è troppo grande. Puntare sulla qualità vuol dire porsi in maniera selettiva rispetto al visitatore che si vuole attirare e quindi non puntare su una promozione tout court e a 360 gradi ma trovare un posizionamento, in termini di marketing, che si presti ad un certo tipo di visite. Il secondo punto riguarda l’attenzione rivolta all’imprenditore locale e al residente. Di per sé l’attirare turisti in grande numero, avere grandi imprese turistiche, non è l’obiettivo. Se le politiche non portano benessere al cittadino, che possiede le ricchezze che poi portano il turista in città, è meglio non farle. La politica turistica non è più come quella di un tempo dove si pensava solo alla promozione ed eventualmente a compensare gli impatti negativi. Adesso al centro deve esserci la mobilità, la cultura, il mondo del sociale e del benessere.

Qual è il rischio per Verona?

Si parla di superamento della capacità di carico del luogo. Se il luogo riesce ad assorbire l’ondata di visitatori senza che ci siano effettivi negativi per chi ci lavora, abita o studia allora siamo sotto quella capacità. Io temo che con questi numeri a Verona, e da tempo, ci sia uno sconvolgimento della capacità. Il turismo spiazza attività socioeconomico che sono altrettanto importanti per essere un territorio produttivo e competitivo. Se i superamenti sono occasionali non è un problema, ma se questi diventano strutturali, e mi pare che stia succedendo, ci sono tante altre conseguenze: si arriva ad un danno permanente.

Con che conseguenze per la città?

Affitti che volano alle stelle, prezzi delle case che diventano così elevati che il veronese non riesce più a permettersele. Al posto dei residenti ci saranno le seconde case oppure ci saranno molti b&b o alberghi. Una deriva che rende il centro invivibile per il residente locale. E allora lì si arriva a una situazione come quella veneziana.

Come spiega questa esplosione a Verona?

Verona è sempre stata una delle città più visitate. Non mi sorprende questa grande capacità di attrarre, ma le previsioni fatte anni fa indicavano una grande espansione del fenomeno turistico. A questo si aggiungano i due anni di stop per la pandemia. Ci sarà un’accelerazione ancora maggiore, c’è ancora tanto turismo di prossimità e poi la mobilità che cresce e migliora sempre di più aiuta.

Cosa ne pensa degli accessi controllati in città? A Verona sarebbe possibile?

Parliamo di una città patrimonio dell’umanità e quindi accessi controllati sarebbero un’assurdità. Sarebbe paradossale. Controllare gli accessi è una sciocchezza, oltre ad essere molto difficile. Si può trovare un modo di gestire i flussi attraverso le prenotazioni, ma non come punizione per chi non lo fa. Invece, si possono dare degli incentivi a chi prenota come ingressi privilegiati e sconti.

Nicolò Vincenzi

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