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DOPO l'apertura del fascicolo

Tele rubate,
forse è il giorno
della svolta

Poroshenko con i quadri di Castelvecchio
Poroshenko con i quadri di Castelvecchio
Poroshenko con i quadri di Castelvecchio
Poroshenko con i quadri di Castelvecchio

La vicenda dei 17 quadri del museo di Castelvecchio, fra cui opere di Pisanello, Bellini, Mantegna, Caroto, Tintoretto e Rubens, rubati più di un anno fa e poi ritrovati in Ucraina, è forse vicina a una svolta. Oggi a Padova, su invito del console onorario Marco Toson, l’ambasciatore di Kiev in Italia, Yevhen Perelygin, interverrà alla Camera di Commercio, in occasione delle celebrazioni per il 25° anniversario del referendum per l’indipendenza dell’Ucraina. Ma, soprattutto, fanno sapere dalla città del Santo, il diplomatico «preparerà la visita del presidente ucraino Petro Poroshenko che sarà in Veneto nelle prossime settimane per la riconsegna delle opere trafugate al museo di Castelvecchio».

Sull’interminabile vicenda dei quadri si starebbe quindi profilando una schiarita. Resta da vedere quanto influirà ora l’apertura di un fascicolo d’indagine da parte della Procura di Verona sul presidente Poroshenko, in seguito ad una denuncia per appropriazione indebita presentata dall’avvocato Guariente Guarienti.

Per Paola Marini, ex direttrice dei Musei civici scaligeri, ora alla guida delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, in merito all’inchiesta avviata dalla Procura, «ben venga ogni forma di attenzione sulla vicenda».

E aggiunge: «Se nella prima fase, mentre erano in corso le indagini per risalire ai responsabili e trovare le tele, potevamo condividere il desiderio di riservatezza su quanto avvenuto, ora, a sei mesi dal ritrovamento dei quadri, tutti questi gesti hanno la funzione di tenere viva l’attenzione, dunque sono ben accetti».

Sul caso, intanto, torna ad intervenire anche il consigliere regionale della lista Zaia Stefano Valdegamberi. «Credo che sia un atto dovuto», sostiene, «perseguire penalmente chi è complice nel trattenere “sine die” le opere d’arte derubate dal museo di Castelvecchio. Trovo assurdo», continua Valdegamberi, «che l’Italia dia la patente di democraticità a chi calpesta le regole della democrazia e la vicenda dei quadri ne è la prova».

Aveva fatto scalpore, nelle scorse settimane l’inserimento del nome di Valdegamberi nel sito di «Mitotvorez», fra i «nemici dell’Ucraina», dopo una sua visita in Crimea. «La chiamano la lista della morte perché alcune delle persone che vi erano state inserite sono state poi uccise», afferma l’interessato. E conclude: «Le sanzioni e l’embargo ai nostri prodotti hanno portato alla perdita di otto miliardi di export verso la Russia, in buona parte veneto, per la scelta scellerata di sanzionare la Russia, negando il diritto di autodeterminazione alla Crimea... Oltre al danno per il Veneto ora anche la beffa dei quadri». E.S. e M.TR.

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