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La strage del 1974

Piazza della Loggia, il processo contro il veronese Toffaloni potrebbe essere annullato per un cavillo

L’elezione di domicilio non risulterebbe valida, elemento che potrebbe essere fatto valere in ogni grado di giudizio. Il processo dovrebbe iniziare domani
Nella foto di Silvano Cinelli, cerchiato, quello che potrebbe essere  Toffaloni
Nella foto di Silvano Cinelli, cerchiato, quello che potrebbe essere Toffaloni
Nella foto di Silvano Cinelli, cerchiato, quello che potrebbe essere  Toffaloni
Nella foto di Silvano Cinelli, cerchiato, quello che potrebbe essere Toffaloni

Un processo a chi all’epoca dei fatti era minorenne e oggi ha 65 anni. Ma soprattutto un processo che rischia di fare un salto indietro, fino all’udienza preliminare o addirittura di essere annullato.

Nulle tutte le notifiche?

Sul banco degli imputati c’è Marco Toffaloni, veronese, considerato dall’accusa uno degli esecutori materiali della strage di piazza della Loggia, che il 28 maggio 1974 provocò otto morti e più di 100 feriti.

Toffaloni da molti anni vive in Svizzera, nei Grigioni, ha la cittadinanza elvetica. È stato sposato e da tempo è divorziato con una cittadina svizzera. Nei mesi scorsi il tribunale dei minori di Brescia l’ha rinviato a giudizio e il processo inizierà domani. Ma sull’intera vicenda giudiziaria pende il fatto che, per Toffaloni, non risulta agli atti un’elezione domiciliare valida, cosa che comporterebbe la nullità di tutte le notifiche.

Un procedimento che quindi rischia di essere annullato in qualsiasi grado di giudizio. In merito le parti offese hanno depositato una memoria. Ma certamente, l’udienza di domani ricoprirà un’importanza notevole per lo sviluppo dell’intera vicenda giudiziaria e si tratterà di vedere quali saranno le mosse della difesa di Marco Toffaloni.

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Le dichiarazioni di Stimamiglio

Nel procedimento sulla Strage, volto a far luce su quelli che secondo l’accusa sarebbero gli esecutori materiali, la figura di chi, in gioventù, era chiamato «Tomaten», per la tendenza ad arrossire, sembra ricoprire un ruolo particolarmente rilevante. Ci sono innanzitutto le dichiarazioni rilasciate da Giampaolo Stimamiglio, collaboratore di giustizia. Sentito dagli inquirenti bresciani ha detto che negli anni ’90 avrebbe ricevuto confidenze da Toffaloni.

Fu allora, ha riferito Stimamiglio, che l’odierno imputato «annuì ed aggiunse una frase in dialetto veronese “anche a Brescia gh’ero mi“ alludendo alla strage di Brescia. Non celando il mio stupore gli ho chiesto se intendesse riferirsi all’attentato di Brescia e lui disse: “son sta mi“. Replicai che a quell’epoca era solo un ragazzo e lui, sempre con quel mezzo sorriso sarcastico, confermò quanto mi aveva appena detto, annuendo, come a voler far intendere che, per quanto giovane aveva le qualità necessarie. Per verificare se stesse millantando un suo ruolo, gli chiesi se fosse stato supportato da Roberto e se quest’ultimo gli avesse consegnano l’ordigno, alludendo ovviamente a RobertoB.». Domani quindi potrebbe iniziare il processo chiamato a far luce su tutto ciò, ma il condizionale è d’obbligo.

Mario Pari

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