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L'attentato del 1974 porta a Verona

Strage di Brescia, l'ultima inchiesta: Toffaloni e «Ludwig», camerati di liceo Fracastoro

Tre luoghi veronesi in cui sarebbero stati fatti i preparativi: la seda Nato a Palazzo Carli, la caserma dell’Arma a Parona e gli uffici dell’Inps
La strage Sono passati pochi minuti dall’esplosione: Toffaloni potrebbe essere il giovane che s’intravede sulla destra
La strage Sono passati pochi minuti dall’esplosione: Toffaloni potrebbe essere il giovane che s’intravede sulla destra
La strage Sono passati pochi minuti dall’esplosione: Toffaloni potrebbe essere il giovane che s’intravede sulla destra
La strage Sono passati pochi minuti dall’esplosione: Toffaloni potrebbe essere il giovane che s’intravede sulla destra

I tre luoghi veronesi nei quali ci sarebbe stato, secondo l’ultima inchiesta bresciana su piazza della Loggia (28 maggio 1974), una commistione tra pezzi dello Stato, Forze armate, Nato, ed elementi dell’eversione nera, sono, come riportato ieri, una caserma dei carabinieri di Parona, il palazzo dell’Inps di via Montanari dove all’ultimo piano sarebbe stata installata una centrale dei servizi segreti e Palazzo Carli, all’epoca sede del comando Ftase, dove elementi neofascisti avrebbero avuto facile accesso e contatti con alti ufficiali. Il cosiddetto terzo livello al quale avrebbero avuto accesso elementi dell’eversione nera e personaggi coinvolti nell’attentato di piazza della Loggia a Brescia nel 1974.

Qui, dicono le carte dell’inchiesta giudiziaria, con la copertura di generali italiani e statunitensi si sarebbero svolte le riunioni preparatorie di un progetto stragista che avrebbe dovuto rinsaldare il patto atlantico di fronte all’eventuale ondata dei comunisti. Un copione che si ritrova anche in altre carte processuali, anche se dalle inchieste veronesi degli anni Settanta e Ottanta sull’eversione nera e i rapporti con pezzi deviati dello Stato non sono mai emersi i primi due luoghi, cioè la caserma di Parona e il palazzo dell’Inps come punti delicati della strategia della tensione.

Invece, Palazzo Carli, in quanto comando Ftase, Forze terrestri alleate del Sud Europa, cioè Nato, è una conferma. Sì perché se per esempio il procuratore Papalia, che a Verona ha indagato su tutte le trame eversive possibili, non si è mai imbattuto in questi luoghi, ben altro emerge dalle carte dell’inchiesta Rosa dei Venti condotta dal giudice istruttore Giovanni Tamburino proprio in quegli anni.

La Rosa dei venti fu un'organizzazione segreta italiana di stampo neofascista, collegata con ambienti militari nel 1973 e individuata alla fine di quell'anno dalla magistratura. Con l'avvio delle prime indagini, come raccontano gli atti parlamentari della commissione d’inchiesta, si comprese che la scoperta non era da sottovalutare: tra i congiurati vi erano il generale Francesco Nardella, che dal 1962 al 1971 aveva diretto l'Ufficio guerra psicologica presso il comando alleato Ftase della Nato, e il suo successore in quello stesso incarico, il tenente colonnello Angelo Dominioni.

E vi era infine una figura veronese che sarebbe diventata molto nota, suo malgrado, il tenente colonnello Amos Spiazzi, vice comandante del secondo gruppo artiglieria da campagna e capo dell'Ufficio «I» del suo reparto. Grazie alla collaborazione con il magistrato un giovane sindacalista, Roberto Cavallaro, che mediante coperture ad alto livello, presumibilmente al SID, sarebbe stato inserito negli uffici della magistratura militare a Verona senza averne alcun titolo, e grazie anche ad Amos Spiazzi, si riuscì a saperne molto di più.

In particolare, il 3 maggio 1974, (25 giorni prima della strage di Brescia) in un confronto fra i due, il colonnello Spiazzi parlò di «una organizzazione di sicurezza interna delle Forze Armate, organizzazione che non ha finalità eversive e tanto meno criminose, ma si propone di proteggere le istituzioni vigenti contro ipotetici avanzamenti da parte marxista. Questa organizzazione ha struttura gerarchica non però coincidente necessariamente con quella delle Forze Armate.

Ovviamente all'interno di questo apparato ci si conosce non tanto per conoscenza personale, quanto per mezzo di segni convenzionali. Questo organismo non si identifica nel SID o in un altro Servizio analogo». Teniamo presente che il 3 gennaio 1974 a Verona veniva perquisita l’abitazione del colonnello Amos Spiazzi e confermati i collegamenti con la Rosa dei Venti. Il 13 gennaio 1974 il tenente colonnello Amos Spiazzi è arrestato su ordine di cattura emesso dal giudice istruttore Tamburino nell’ambito dell’inchiesta sulla Rosa dei Venti.

Nei giorni successivi sarà indiziato di reato il colonnello Rolando Caccia Dominioni, comandante dell'ufficio Guerra piscologica presso il comando Nato di Verona. Contemporaneamente viene spiccato un mandato di cattura contro il generale a riposo Francesco Nardella, che però fa in tempo a fuggire. Nardella, ex comandante dello stesso ufficio Guerra psicologica diretto da Dominioni, guida a Verona un'associazione politica di estrema destra denominata Movimento di opinione pubblica, e l'omonimo periodico L'Opinione Pubblica, il cui direttore è il principe siciliano Giovanni Alliata di Montereale.

Massone, già deputato monarchico, è stato a suo tempo accusato da Gaspare Pisciotta di essere uno dei mandanti della strage di Portella delle Ginestre, effettuata dalla banda di Salvatore Giuliano. Il giorno precedente l'arresto Spiazzi si era incontrato a Verona con il generale in pensione Francesco Nardella, il maestro massone Adelino Ruggeri, l'ex senatore della Dc Paride Piasenti, Gaetano Avanzini, Giorgio Cucentrentoli, Adamo Degli Occhi e con Giuseppe Picone Chiodo del Movimento Azione Rivoluzionaria.

Il 21 gennaio 1974, il generale in pensione Francesco Nardella riesce a sottrarsi al mandato di cattura emesso contro di lui dal giudice istruttore di Padova nell'ambito dell'inchiesta sulla Rosa dei Venti. A organizzargli la fuga è Carlo Fumagalli, leader del Mar, che prima lo ospita brevemente presso il padre Ettore, poi altrettanto brevemente in un albergo di Vimodrone, quindi lo sistemerà in un'abitazione di Sanremo.

Nardella risulterà essere il primo latitante dell'inchiesta sulla Rosa dei Venti. Il secondo sarà il veneto Dario Zagolin, che il 25 gennaio sfuggirà a un mandato di cattura. Un altro punto di contatto che emerge da queste carte d’inchiesta (oltre a Palazzo Carli) ma che costituisce solo un dato di fatto, è una circostanza che riguarda Marco Toffaloni (detto «Tomaten» perché arrossiva spesso) ora Franco Muller residente in Svizzera.

Toffaloni sarebbe il giovanissimo che nel 1974 porta l’ordigno in piazza della Loggia a Brescia che provoca la strage. Toffaloni, fama nera fin da giovanissimo, mito del superuomo e dell’esoterismo, finì coinvolto e indagato per le Ronde Pirogene antidemocratiche, banda che colpiva tra Bologna e Verona. Toffaloni nel 1974 a 16 anni (classe 58) frequentava la terza liceo scientifico al Fracastoro. In quello stesso liceo erano già arrivati Wolfgang Abel e Marco Furlan (classe 59), condannati per «Ludwig» (anche qui ritroviamo il mito del superuomo e l’esoterismo), la serie di attentati che provocarono decine di vittime tra frequentatori di discoteche, cinema porno, gay e persone considerate «non pure» e da purificare con il fuoco. O con le taniche di benzina alla disco Melamara di Castiglione delle Stiviere.•.

Maurizio Battista

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