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Quarto processo per la bomba del 1974

Strage di piazza della Loggia, indagini chiuse: indagati due veronesi

Era il 28 maggio 1974 Un’immagine dei momenti successivi all’attentato di piazza della Loggia a Brescia
Era il 28 maggio 1974 Un’immagine dei momenti successivi all’attentato di piazza della Loggia a Brescia
Era il 28 maggio 1974 Un’immagine dei momenti successivi all’attentato di piazza della Loggia a Brescia
Era il 28 maggio 1974 Un’immagine dei momenti successivi all’attentato di piazza della Loggia a Brescia

Tanti anni da quella strage, tre processi e ora si profila il Brescia quater, quello che vede indagati due veronesi. Perché quel filo nero che collega le stragi che insanguinarono il nostro Paese tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta attraversa il Veneto, fa tappa a Brescia e arriva a Milano. Ma ora torna Verona.

Indagini chiuse per due veronesi accusati di concorso bella strage che provocò 8 morti e 102 feriti: uno aveva 17 anni all’epoca e venne immortalato in una fotografia subito dopo la strage di piazza della Loggia a Brescia. Marco Toffaloni ha 65 anni, all’epoca frequentava il liceo Fracastoro, ora vive in Svizzera (dove è stato sentito nel 2018), mentre Roberto Zorzi, classe 1953, nato a Merano ma per anni, e in quegli anni, residente a Sant’Ambrogio di Valpolicella, dovrebbe essere ancora negli Stati Uniti (nello stato di Washington aveva un allevamento di cani, il «The Littorio International Dobermann».

In comune oltre al credo politico e alla frequentazione di circoli di estrema destra la loro presenza, stando all’ipotesi della accusatoria, il 28 maggio 1974 in quel teatro di morte. È sulla base di quello che in una nota congiunta di Procura della Repubblica e di quella dei Minori di Brescia (competente per Toffaloni nonostante sia un uomo di mezza età e per questo tutelato come un minore) viene definito «un articolato corpus probatorio, frutto delle complesse attività investigative, del contributo fornito da protagonisti dell’epoca (coloro che hanno inteso lasciarsi alle spalle l’esperienza politica violenta) oltre che su materiale di nuova acquisizione» che si basa l’impianto che, se confermato, inserirebbe entrambi a pieno titolo nel quadro tracciato dal Brescia ter.

L’unico processo per le stragi (Peteano, piazza Fontana e Questura di Milano e Loggia) che terminò con la condanna per il mandante, Carlo Maria Maggi, il fondatore della cellula veneta di Ordine Nuovo, morto alla soglia degli 84 anni nella sua casa di Venezia dove si trovava ai domiciliari. «Contro» Toffaloni, ritenuto colui che posizionò l’ordigno, anche il fatto che frequentasse lo stesso poligono di Carlo Digilio, l’esperto d’armi diventato poi collaboratore mentre per Zorzi il coinvolgimento sarebbe legato a quel che avvenne prima della strage: gli imprestarono la Fiat 600 con la quale il 19 maggio 1974 andò ai funerali di Silvio Ferrari, estremista di destra morto mentre trasportava sulla sua moto un ordigno. In un rapporto giudiziario del 7 agosto 1974 si parla di un legame tra i funerali e la bomba in piazza della Loggia. Nel 2018 il pm Bressanelli ordinò perquisizioni nelle case di otto parenti, dirette o indirette, di Zorzi tra Sant’Ambrogio e Pescantina. Indagine chiusa.•.

Fabiana Marcolini

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