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La storia

«E se torniamo via mare?»: il sogno di Smilla e James, dalla Scozia a Venezia in barca a vela

Originari entrambi di Verona, hanno ideato una campagna per finanziare il loro viaggio
Smilla e James
Smilla e James
Smilla e James
Smilla e James

Lei è veronese di Bussolengo, ha 24 anni, è laureata in zoologia, ama la natura, l’Africa dove si è recata per un viaggio studi, e la pittura; si chiama Smilla ma, a differenza della protagonista del celebre romanzo di Peter Høeg, il suo è più un senso per il mare che per la neve.

Lui è per metà veronese e metà britannico, ha 29 anni, ha un dottorato in biologia marina, lavora per il governo scozzese nel dipartimento di ricerca scientifica per lo sviluppo sostenibile delle energie rinnovabili in mare; si chiama James e va matto per la vela, passione maturata sin da ragazzino sul Lago di Garda.

Hanno entrambi lasciato Verona per studiare in Scozia, all’Università di Aberdeen dove hanno completato il ciclo di studi e hanno incrociato i loro destini di vita e di cuore.

Smilla e James
Smilla e James


Dalla Scozia a Venezia in barca a vela

La pazza idea è spuntata una mattina quando James ha colorato un po’ il cielo bigio di Scozia con una domanda a Smilla: «Ehi, perché non torniamo in Italia a vela?». «Beh, perché no?», ha risposto lei. E così il 26 aprile James Dunning e Smilla Savorelli salperanno dal nord della Scozia per un viaggio in barca a vela di 3.500 miglia nautiche (6.500 chilometri) in circa sei mesi di navigazione: «Salperemo da Lossiemouth e contiamo di arrivare a Venezia verso la fine di autunno - spiega James, che per il suo dottorato ha navigato tra i ghiacci della Groenlandia e nelle acque del Mare del Nord a studiare i merluzzi -. Navigheremo il celeberrimo Loch Ness lungo il Canale di Caledonia, per poi puntare a Sud verso la Francia, attraversare il Golfo di Biscaglia, e proseguire lungo il Portogallo; varcheremo lo Stretto di Gibilterra per entrare nel Mediterraneo, passare dalle Isole Baleari, Sardegna e Sicilia, risalire l’Adriatico lungo la Croazia e arrivare a Venezia».

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Prima era stato il tempo delle domande: “Abbiamo le competenze giuste?”, “Possiamo permettercelo?”, “Possiamo davvero farcela?”. Yes, we can. L’idea, battezzata “Sailing Home”, era l’unica cosa che avevano, l’hanno progettata in un paio di anni, anche perché quella mattina dal cielo grigio di Aberdeen una barca a vela neanche ce l’avevano: «L’abbiamo trovata a Chatham vicino a Londra – prosegue James -, e per acquistarla abbiamo messo quasi tutti i nostri risparmi. La scorsa estate con due amici e il padre di Smilla, esperto velista, l’abbiamo portata fin su al porto di Lossiemouth. Ora è pronta per salpare».

L’hanno chiamata Medousa, intesa secondo l’etimologia dal greco antico come “protettrice”: «Medusa ha una forte connessione con Poseidone (dio del mare, ndr) e ha il ruolo di protettrice – spiega Smilla, che ha pure disegnato la bandiera, con l’effige di Medusa che campeggia su sfondo italo-scozzese -; “Sailing Home” non è infatti solo una bella avventura in barca a vela, ma ha anche un impatto scientifico. Abbiamo contattato l’Università di Milano-Bicocca e raccoglieremo campioni d'acqua per analisi chimiche e di Dna ambientale; per un’organizzazione francese raccoglieremo invece dati sul plancton; si tratta di dati scientifici che i nostri partner utilizzeranno per capire e proteggere meglio l'ecosistema marino».

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Come si pagano il viaggio?

Rimaneva un problema, mica un dettaglio, vale a dire i soldi con cui finanziarsi. Ma i due hanno pensato anche a questo, attraverso una campagna di raccolta fondi che hanno lanciato sui canali social di Sailing Home e sul sito www.sailinghome.eu: «Dovremmo riuscire a starci dentro; poi, una volta tornati a casa, la barca la venderemo per rientrare con le spese. In vendita mettiamo quadri a olio, carte nautiche, e un numero limitato di cartoline ad acquerello prodotte con la stessa acqua di mare, che Smilla dipingerà lungo la rotta. Certo, cerchiamo anche qualche sponsor che sposi il nostro progetto», racconta James, che il tutto lo condisce con una buona, e quanto mai necessaria, dose d’ironia: «Lasciamo il lavoro in Scozia e torniamo a casa felicemente disoccupati».

Già, ma perché lasciare la Scozia e tornare a Verona e ricominciare tutto daccapo? «Sono stato in Scozia dieci anni, ma non mi sono mai sentito a casa. La mia casa non è qui, ma a Verona. “Sailing Home” sarà un’esperienza che porteremo con noi tutta la vita», ribatte lui. «La mia famiglia è a Bussolengo, amo lo stile di vita italiano, la nostra cultura, e il calore che c’è in Italia non ha prezzo per me. Sono pronta a tornare a casa dopo cinque anni in Scozia. Non vedo l'ora di cominciare questa avventura, ascoltare il silenzio del mare, e riempire il cuore di vita. Si chiude un percorso e se ne apre un altro», aggiunge Smilla.
Buon vento, ragazzi.

Lorenzo Fabiano

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