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Nell'ultimo mese 17 interventi complessi

Si trancia l'aorta con il freno della bicicletta, bimba di cinque anni salvata a Borgo Trento

Nel 2022 interventi per 200 persone, un intervento dura circa 4 ore
lLequipe di chirurgia vascolare, dell'ospedale di Borgo Trento, terzo da sx il direttore Gian Franco Velardi con il dg Callisto Bravi e la dirigente Carlucci
lLequipe di chirurgia vascolare, dell'ospedale di Borgo Trento, terzo da sx il direttore Gian Franco Velardi con il dg Callisto Bravi e la dirigente Carlucci
lLequipe di chirurgia vascolare, dell'ospedale di Borgo Trento, terzo da sx il direttore Gian Franco Velardi con il dg Callisto Bravi e la dirigente Carlucci
lLequipe di chirurgia vascolare, dell'ospedale di Borgo Trento, terzo da sx il direttore Gian Franco Velardi con il dg Callisto Bravi e la dirigente Carlucci

La paziente più piccola ha cinque anni. Operata d’urgenza, qualche tempo fa, per «riparare» l’arteria iliaca rotta dal freno della bicicletta. Stava pedalando, è caduta e il pezzo di ferro si è impiantato nell’inguine tranciando il grande vaso sanguigno. Poteva morire così, stupidamente.

Come tanti che arrivano in emergenza a Borgo Trento con grande dilatazione o, peggio, rottura dell’aneurisma dell’ aorta: questione di un battito di ciglia, pochi minuti di ritardo e non c’è più niente da fare. Con le emorragie interne, anche durante l’atto operatorio, l’esito è mortale nella metà dei casi. 

 

Come sta la bambina

La bambina della bicicletta è stata salvata. «Sta bene», conferma Gian Franco Velardi, direttore del reparto di Chirurgia vascolare dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, «oggi riusciamo a salvare più pazienti rispetto a dieci anni fa quando la tecnica chirurgica, le protesi e la tecnologia di oggi non erano disponibili.

Nell’ultimo mese abbiamo eseguito 17 interventi complessi per aneurisma aortico: in passato, questi malati, non sarebbero stati operati». E non ce l’avrebbero fatta.

 

I numeri del 2022

Nel 2022 sono state «salvate» dall’equipe di Velardi (i dirigenti medici senior Luca Mezzetto, Paolo Crescenti, Marco Macrì) 200 persone. Al loro ricovero e al recupero post-operatorio ci pensa la coordinatrice infermieristica del reparto Maddalena Manzini. L’eccellenza «Dei 17 interventi eseguiti in gennaio qui al Confortini, 8 sono stati a cielo aperto e 9 per via mini-invasiva. Che non significa», precisa il primario, «meno pericolosa solo perché entriamo dall’inguine attraverso due buchini e saliamo a posizionare l’endoprotesi nell’ aorta dove c’è l’ aneurisma. Si tratta di un atto chirurgico molto delicato e complesso, la chiusura della “falla“ deve essere perfetta: basta niente perché si consumi la tragedia. Siamo centro di riferimento regionale con Padova».

E il dottor Mezzetto: «Solo quattro anni fa questi interventi complessi erano massimo 15 all’anno, in media uno al mese mentre adesso ne facciamo anche due al giorno. Con l’avanzare della tecnologia e degli skill specialistici, cioè delle abilità e dell’esperienza che noi chirurghi abbiamo acquisito sul campo, adesso un intervento dura circa 4 ore, la metà del tempo rispetto a prima». L’ aneurisma dell’ aorta è una patologia sempre più diffusa, allarmano i chirurghi vascolari: è una dilatazione permanente del più grande vaso del corpo (trasporta 4 litri di sangue al minuto). Tra le cause principali ci sono l’aterosclerosi, l’ipertensione, le infiammazioni e i traumi. «La storia naturale dell’ aneurisma», conferma Velardi, «porta alla rottura del vaso che, se non adeguatamente trattata, al decesso del paziente. L’intervento chirurgico tradizionale», ripete, «quello per intenderci con l’apertura del torace, prevede l’ampia esposizione del vaso: oggi viene riservato ai pazienti giovani in grado di tollerare un atto così importante. Nell’ultimo mese ne abbiamo fatti 8, tutti riusciti e stanno tutti bene».

 

Quanto costano le protesi?

E’ anche una questione economica - dando sempre la priorità alle condizioni di salute del malato - che indirizza verso la metodica «vecchia» o quella «mininvasiva»: le protesi di ultima generazione costano dagli 8 mila euro della più semplice ai 20-25 mila di quella più complessa. «Ma la direzione su questo non ha mai obiettato nulla», sorride Velardi strizzando l’occhio al direttore generale dell’Aoui Callisto Bravi presente in reparto, insieme alla direttrice sanitaria Matilde Carlucci, alla presentazione dei dati dell’attività del dipartimento. «Nella maggior parte dei casi», spiega il primario, «queste endoprotesi vengono customizzate cioè cucite su misura dell’ aorta del paziente, in base ai dati forniti dalla Tac. A tale proposito è fondamentale avere in sede un ampio magazzino che metta a disposizione dell’operatore i pezzi necessari per il singolo caso e tutto il materiale accessorio specifico per ogni procedura, anche in regime di urgenza o in caso di problematiche impreviste durante i singoli atti operatori».

 

Centro di riferimento

La Regione Veneto ha individuato due centri di riferimento regionale per la chirurgia dell’ aorta: l’unità di Velardi e l’omologa dell’Azienda ospedaliera di Padova.«Il nostro reparto», spiega il direttore, «grazie all’elevata competenza della squadra che continua a formarsi, grazie appunto all’utilizzo di tecnologie di ultima generazione, ha ottimi risultati in termini di successo della chirurgia e delle complicanze post-operatorie, così come dimostrato dai dati Agenas». E il dg Bravi: «Se si escludono i traumi, il principale fattore di rischio è l’invecchiamento della popolazione che porta all’aterosclerosi. Il messaggio che i cittadini devono avere è di parlare con il proprio medico di base, capace di individuare le eventuali situazioni di rischio e la familiarità. Il compito della nostra azienda ospedaliera, altamente specializzata, è di intervenire sia nei percorsi di urgenza sia nell’appropriatezza clinica degli interventi. Le endoprotesi non sono adatte a tutti i pazienti, ma quando si utilizzano permettono di salvare persone che altrimenti non sarebbero operabili». .

Camilla Ferro

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