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L'interrogatorio

Il ventenne che ha sequestrato la compagna: «Pensavo fosse un'altra, che aveva ucciso la mia vera fidanzata»

«Non mi fidavo di nessuno, nemmeno della polizia perché pensavo che fossero altre persone»
Il salvataggio in via Galvani
Il salvataggio in via Galvani
Il salvataggio in via Galvani
Il salvataggio in via Galvani

«Non mi fidavo di nessuno, nemmeno della polizia perché pensavo che fossero altre persone». Era in uno stato di allucinazione grave al punto da fargli vedere cose che non esistevano.

Ieri mattina (20 settemembre) A.B., il ventenne greco che lunedì mattina si era chiuso in casa in via Galvani e che aveva immobilizzato la fidanzata credendo che fosse un’altra donna, o meglio che fosse la persona che aveva ucciso la sua compagna, ha spiegato al gip Carola Musio le ore precedenti a quello stato delirante. Quello che poi si è concluso con l’arresto e l’accusa di sequestro di persona.


Cose che non esistono

Assistito dall’avvocato Barbara Casarotti ha spiegato di aver assunto droga dopo che per un anno era rimasto «pulito». E che negli ultimi giorni almeno un paio di volte aveva avuto quella reazione, cioè di travisare la realtà.

Lunedì mattina quando si è svegliato e ha visto la compagna ha in realtà «visto» un’altra, ha sentito uno strano odore in casa, ha visto il sacco delle immondizie e si è convinto che «quella donna» avesse ucciso la sua fidanzata. Per questo ha pensato di trattenerla fino all’arrivo delle forze dell’ordine per consegnarla alla giustizia.

Ha chiamato lo zio, implorando di raggiungerlo a casa perché era successo qualcosa di brutto. Ma poi non ha aperto la porta nemmeno ai parenti che, sul pianerottolo, sentivano le sue urla, non quelle della fidanzata, una giovane originaria della Colombia, con la quale A.B. viveva da un anno. 

Vigili del fuoco e polizia via Galvani (immagini TeleArena)


«Non mi fidavo»

«Non mi fidavo di nessuno, solo di me», ha ripetuto e spiegato che all’arrivo della polizia non ha aperto perché pensava fossero i «cattivi» travestiti da agenti, che anche nei giorni precedenti era convinto di essere seguito.

Staccato completamente dalla realtà. Ha detto di non ricordare di aver puntato un cavatappi contro la ragazza e che non crede lo possa aver denunciato perché loro si amano. Il legale ha chiesto la misura attenuata degli arresti domiciliari, i genitori sono arrivati dalla Grecia per stargli accanto ma al momento resta detenuto. Sarà sottoposto a un controllo medico, in carcere, 

Fabiana Marcolini

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