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LE novità

Scuola nel caos, il Veneto semplifica le regole. Tamponi anche in farmacia

Una battaglia continua. In cui l’esercito di docenti, dirigenti scolastici e operatori cerca di districarsi nel labirinto dei protocolli da applicare. E se da una parte i numeri dicono che il sistema sta tenendo con circa il 94 per cento degli studenti in presenza nel territorio veronese, dall’altra questa situazione sta mettendo a dura prova anche il sistema sanitario locale e le famiglie. Già ieri l’Ulss 9 confermava l’impossibilità di reggere il ritmo con migliaia di nuovi casi ogni giorno che rendono tutto complicatissimo. Un far west insomma in cui ognuno cerca di fare la sua parte senza purtroppo riuscire a trovate soluzioni immediate. Ad agevolare comunque la situazione sono arrivate nelle ultime ore i chiarimenti della direzione dell’Ufficio scolastico regionale: spiegazioni che dovrebbero alleggerire il carico degli istituti nella gestione dei contatti con alcune novità importanti, soprattutto per quanto riguarda le primarie, le più colpite dai casi e dalle quarantene con circa il 66 per cento del totale degli studenti veronesi, secondo i dati forniti ieri dall’Ulss 9.

Novità alle primarie Nel documento riguardo alla sorveglianza con testing - alle elementari con un positivo si resta in presenza ma si fa sorveglianza con tampone il primo giorno e al quinto - in attesa di t0 (il primo test) i bambini restano a casa in Dad ma il singolo bambino può rientrare a scuola con test negativo senza attendere l’esito del t0 per tutta la classe. Inoltre, non è più prevista la comunicazione del Sisp per rientrare in presenza, ma è sufficiente esibire l’attestazione del tampone che può essere effettuato seguendo le indicazioni del Sisp senza oneri a carico del cittadino nei punti dell’Ulss o dai pediatri, ma sono validi anche i test effettuati, al momento a spese del cittadino, nelle strutture private o nelle farmacie, mentre non sono riconosciuti i test in auto-somministrazione. Con due casi, in attesa di chiarimenti del ministero della Salute si applica sempre la misura sanitaria della quarantena di 10 giorni.

Alle superiori Per le scuole superiori in cui è prevista al primo caso di Covid l’autosorveglianza con mascherine Ffp2 per 10 giorni, la scuola segnala al Sisp l’evento per finalità di monitoraggio e le misure sanitarie sono una responsabilità individuale del singolo e della famiglia facendo riferimento al pediatra o medico di base: la scuola non deve attendere nessuna comunicazione dal Sisp o dal singolo studente, ma solo assicurarsi che in aula vengano regolarmente indossate le mascherine Ffp2 per 10 giorni. Il test di auto-sorveglianza. è effettuato su base volontaria ed è riservato ai soggetti asintomatici, può essere svolto gratuitamente direttamente dal proprio medico curante, nelle farmacie o nelle strutture private aderenti al protocollo. Ma il documento dell’Ufficio scolastico regionale chiarisce anche alcune domande. Come il caso in cui un docente/alunno appena guarito e convivente con familiari ancora positivi possa riprendere le normali attività all’atto della ricezione del proprio tampone negativo: le attività possono riprendere sorvegliando la comparsa di sintomi per cinque giorni e mantenendo la mascherina Ffp2 per 10 giorni dall’ultimo contatto con caso positivo. E chiarendo anche come non sia possibile effettuare test in auto-somministrazione (come quelli fatti a casa) per la sorveglianza con testing o per la fine della quarantena, ricordando poi come sia possibile rientrare a scuola dopo una quarantena presentando test negativo senza altre certificazioni rilasciate dal Sisp o dal medico curante.

Tutti insieme «Ho chiesto un incontro con il Sisp per chiarire assieme a loro le misure di sorveglianza», spiega il provveditore agli studi scaligero Sebastian Amelio, «a breve avremo anche un incontro con i presidi per concordare le modalità attuative di questi chiarimenti, di certo la situazione è complicata per tutti. Il sistema tiene anche se è sotto pressione, grazie all’abnegazione dei docenti, dei dirigenti e degli operatori, i nostri referenti Covid sono stremati». La parola guerra non gli piace, ma di fatto questa è una battaglia quotidiana. «Anche le famiglie stanno soffrendo e non è facile districarsi all’interno di tutte queste variabili, ma loro adesso sono parte attiva. L’appello è quello che non ci sia solo una richiesta di servizio ma un fare assieme, in questo momento abbiamo bisogno che ognuno faccia la sua parte». .

Luca Mazzara

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