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L'aumento dei contagi

Sisp ko, l'Ulss 9: «Il tracciamento non regge più»

Pietro Girardi
Pietro Girardi
Pietro Girardi
Pietro Girardi

Il sistema non ce la fa più. Omicron ha dato il colpo finale al Sisp, il Servizio Igiene Sanità Pubblica con cui L’Ulss 9 gestisce il tracciamento e le quarantene di migliaia di veronesi. La regola è chiara: per gestire il virus, prima bisogna trovarlo. Ci si riesce se i numeri sono «umanamente sostenibili»; se invece il contagio cresce a colpi di 5-6 mila positivi ogni 24 ore, «diventa una fatica di Sisifo» perché la ricerca per ognuno di quei casi si allarga ai familiari, ai compagni di scuola, ai colleghi di lavoro, ad ogni possibile contatto stretto. Per cui «ad un certo punto il processo va in tilt». 
Il direttore generale della Scaligera, Pietro Girardi, non può farci più di tanto. Lui, come tutti i suoi collaboratori chiamati a gestire lo screening Covid, di fronte all’evidenza della «montagna» che è Omicron, non può che prendere atto dei disagi. E dire: «La gente ha ragione a lamentarsi, chi è ingabbiato nelle maglie strettissime della normativa ci chiede aiuto, siamo subissati di richieste e, lo ammetto, siamo in difficoltà».


Ma qual è il vulnus, il punto in cui il tracciamento salta?
Il sistema dei test è in crisi per l’aumento vertiginoso dei casi legati all’ultima variante: per ogni contagiato si fa la mappatura di tutte le persone con cui è entrato in relazione e si tratta di un mare di gente. La difficoltà sta tutta lì. Omicron infetta, dicono gli studi scientifici, in tre giorni rispetto ai 5 di Delta.

Soluzioni?

Di fronte all’impasse del nodo tamponi bisognerebbe rimodulare, come tra l’altro ha chiesto il presidente Zaia, la definizione di “caso“ in modo da andare a conteggiare solo chi sviluppa malattia, dare quindi nuove indicazioni per aprire le quarantene e gli isolamenti e, anche, la loro chiusura.


La normativa, soprattutto per la scuola, è complicata, è difficile districarsi. Studenti ed insegnanti sono decimati.
Sì, è vero, le regole sono complesse, anche solo leggerle e capirle non è facile nemmeno per gli addetti ai lavori. Al momento ho 823 classi, dal nido alle superiori, che chiamano continuamente il Sisp perchè hanno un contaminato, o due, e il referente Covid scolastico non sa sempre cosa fare e che risposte dare alle famiglie. Le cose da fare si differenziano in base appunto al grado di scuola, al numero di positivi, ai contatti avuti in aula, al personale docente e amministrativo coinvolto, declinando poi il tutto in modo differente se il soggetto è o meno vaccinato, con quante dosi, da quanti mesi. Insomma, per ogni positivo in 825 classi, si capisce bene quanto lavoro c’è da fare, sia dentro l’aula che, poi, ovviamente, fuori a casa: quei bambini positivi hanno mamma, papà, fratelli, nonni, parenti. Vanno chiamati tutti e tracciati, con test in entrata e in uscita. Un lavoro umanamente impossibile.


E allora? 
Allora aiuterebbe senz’altro digitalizzare, ad esempio, il tracciamento sostituendo le telefonate con l’inserimento dei dati su una piattaforma che invia automaticamente una e-mail agli interessati con indicazione di andare a fare il tampone il giorno X, all’ora X, nel centro X. Oggni (ieri per chi legge, ndr) abbiamo più di 5mila nuovi positivi: contattarli tutti per dare istruzioni richiede uno sforzo immane. Noi ci mettiamo tutto l’impegno possibile per cercare di sentirli uno ad uno, ma è evidente che...
Che non ce la fate, anche perchè all’Ulss sarà arrivata Omicron come fuori, no?
Esatto. Se, in media, il 5 per cento della popolazione è positiva, qui lo siamo anche di più essendo esposti maggiormente al virus. Che dire: speriamo solo che la curva si raffreddi, nel frattempo raccomandiamo a tutti di essere pazienti. Poi, il sogno sarebbe avere una regola unica, chiara e inderogabile, per la scuola: con tot contatti in classe, si sta tutti a casa, senza altre variabili. Sarebbe più facile e più utile per tutti. 

Camilla Ferro

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