Speravano di tornare in classe, dopo due mesi di lezioni online.
Invece la decisione del presidente della Regione Luca Zaia di prorogare la didattica a distanza al cento per cento fino al 31 gennaio è arrivata come una doccia fredda sugli studenti delle scuole superiori venete e veronesi. Nel giorno in cui, secondo le linee del ministero dell'Istruzione, si sarebbero dovuti riaprire i cancelli degli istituti secondari di secondo grado, i giovani della Rete degli Studenti Medi di Verona si sono mobilitati con cartelli e striscioni davanti alla succursale del liceo Montanari, in stradone Maffei.
Con loro, anche alcuni genitori del movimento Ridateci la scuola. Proteste analoghe stanno andando in scena in tutte le province e a Venezia davanti a Palazzo Balbi, per chiedere a Zaia e all'assessore all'Istruzione Elena Donazzan un piano concreto per la prossima riapertura delle scuole.
«Ci siamo mobilitati perché troviamo assurdo che la priorità della nostra Regione sia tenere aperti i centri commerciali piuttosto che le scuole superiori», dicono i ragazzi. «Non ci sono stati sufficienti interventi su trasporti, spazi scolastici e tamponi per il personale e gli alunni. La scarsa pianificazione e la noncuranza nei confronti dei giovani non possono pesare ancora sulle spalle di migliaia di studenti e docenti. Non ci stiamo, non siamo burattini da spostare a piacimento»
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