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La tragedia di via Torricelli

La moto, il calcio e il bassotto Charlie. «Elia lascia un grande vuoto»

I colleghi di Zecchinato sconvolti per la sua morte. Per loro era un amico sincero
Elia Zecchinato con la divisa della Bep's e i fiori lasciati dai colleghi sul luogo dell'incidente
Elia Zecchinato con la divisa della Bep's e i fiori lasciati dai colleghi sul luogo dell'incidente
Elia Zecchinato con la divisa della Bep's e i fiori lasciati dai colleghi sul luogo dell'incidente
Elia Zecchinato con la divisa della Bep's e i fiori lasciati dai colleghi sul luogo dell'incidente

Il giorno dopo è duro, durissimo. La musica nel negozio specializzato in articoli per moto e bici, Bep’s in via Torricelli, è spenta. Non succede mai. Ma il ricordo di Elia Zecchinato, o meglio la sua mancanza, impone il silenzio. Il trentaseienne che ha perso la vita l’altro ieri a poche centinaia di metri dal luogo di lavoro in sella alla sua Honda Sh era un dipendente proprio di Bep’s da quattro anni.

I colleghi nel raccontarlo hanno gli occhi lucidi. «Era soprattutto un amico», dicono. Il clima che si respira in negozio è un tiro alla fune. Da una parte la voglia (difficile) di cercare un po’ di serenità dopo la tragedia e quella mancanza incolmabile dall’altra. «È stata davvero dura venire al lavoro. Siamo entrati piangendo e abbiamo deciso di tenere la musica spenta», spiegano alcuni colleghi del ragazzo.

 

Il ricordo

Elia lavorava nel reparto vendite, a costante contatto con il pubblico. Era appassionato di calcio, ne parlava molto con i colleghi. Girava soprattutto in moto, l’auto l’aveva da poco. Lascia la mamma Angela, il papà Luigi e il fratello Manuel. Era già diventato zio e a breve lo sarebbe diventato di nuovo. «Elia andava d’accordo con tutti. Una cosa che mi ha sempre colpito, ed una cosa che gli avrò ripetuto cento volte, è che non sapeva dire bugie. Una persona onesta, sincera. Per questo gli dicevo “qualsiasi cosa tu mi dica, io ci credo“», racconta Lorenzo, amico e collega della vittima. «Si è sempre dato da fare, ma non si è mai fatto mancare nulla», aggiunge.

«Amava alla follia il suo cane, Charlie, un bassotto», prosegue nel ricordo un’altra collega, Tina. «Elia era una persona pacifica, tranquilla. Non uno sprovveduto. Con lui si poteva scherza sempre, lascia un grande vuoto», precisa.

 

Momenti drammatici

Il racconto di Elia, però, si ferma. Si blocca quando la mente torna alla pausa pranzo di lunedì. L’ultima volta che i colleghi lo hanno visto. «Siamo usciti da lavoro praticamente insieme e mi ha detto “ciao Lollo“», continua Lorenzo. «Andavamo nella stessa direzione. L’ho visto in moto, fermo al semaforo rosso. Io ero un po’ più indietro, solo di qualche metro», aggiunge. Poi il verde: «L’ho perso di vista per pochi istanti e quando sono arrivato all’incrocio con via Chioda l’ho visto per terra. Poco dopo è arrivato il padre».

Saputo dell’incidente altri colleghi sono arrivati sul posto. Tra questi anche Tina: «Vedere il papà è stato straziante». Alla Bep’s, spiegano i dipendenti, resterà l’armadietto della vittima negli spogliatoi con la scritta «Elia».

 

L’incidente

Erano le 13 quando Zecchinato, come tutti i giorni, era salito in sella al suo scooter per tornare a casa in pausa pranzo. Dalla ricostruzione del nucleo infortunistica della polizia locale è emerso che l’auto che è andata a sbattere contro l’Honda Sh di Elia, una Peugeot, ha tagliato la strada al motociclista all’incrocio fra via Torricelli e via Chioda. Sul posto amici e parenti hanno sistemato fiori e poesie.

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