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Nacque il 6 maggio 1923

La bandiera, la bomba, Gassman: i cento anni del liceo scientifico Messedaglia

Tre professori hanno ricostruito la storia dell'istituto veronese
Studenti escono dal liceo Messedaglia, che nacque cento anni fa, il 6 maggio 1923
Studenti escono dal liceo Messedaglia, che nacque cento anni fa, il 6 maggio 1923
Studenti escono dal liceo Messedaglia, che nacque cento anni fa, il 6 maggio 1923
Studenti escono dal liceo Messedaglia, che nacque cento anni fa, il 6 maggio 1923

Cento anni fa suonava la prima campanella del Messedaglia. Primo a Verona e tra i primi in Italia, il liceo scientifico apriva le porte nell'ottobre del 1923, ma il regio decreto che lo istituiva, n. 1054, è datato 6 maggio: data storica, che sanciva l'avvio dei licei scientifici nell'ambito della riforma promossa dal ministro della pubblica istruzione Giovanni Gentile.

Per il Messedaglia questa data significò acquistare autonomia dall'allora istituto tecnico per ragionieri e geometri A.M. Lorgna, del quale era stato, in precedenza, la sezione fisico-matematica. L'istituzione, oggi in via Bertoni zona Cittadella, vanta una storia ricca e affascinante. L'hanno ricostruita i docenti Elena Bonomo, Giorgio Biasi e Riccardo Fantoni, aiutati anche dalle cronache dell'epoca custodite negli archivi de L'Arena. Dalle quali si evince, per esempio, come il Messedaglia fosse in soprannumero ancor prima di iniziare le lezioni. «Nell’ottobre del 1923 comparve sul giornale l'avviso che una ventina di alunni del secondo corso era eccedente rispetto ai posti disponibili nei locali dell'istituto Lorgna, in via Fratta. Per questi studenti venne disposta la frequenza in un'aula della scuola provinciale ai Filippini», spiega Bonomo. «Da un altro articolo», prosegue, «apprendiamo che l'idea di intolare il liceo all'economista Angelo Messedaglia fu del preside commendatore Giuseppe Cavazzana. Avanzò la proposta al primo collegio degli insegnanti e, riporta il cronista, la sua iniziativa fu accolta “con plauso”».

Negli anni diversi eventi significativi hanno scandito la vita del liceo, fra cui l'esplosione di un ordigno rudimentale nella notte del 21 dicembre 1969, pochi giorni dopo la strage di piazza Fontana. Lo scoppio provocò danni alla facciata della scuola e grande spavento tra gli abitanti del quartiere, ma nessun ferito. Ma l'avvenimento che più di ogni altro pose il liceo al centro dei riflettori cittadini fu la solenne inaugurazione della bandiera tricolore, che avvenne il 3 marzo 1925 nella Loggia di Fra Giocondo alla presenza delle autorità e di diversi intellettuali, tra cui Berto Barbarani. Partecipò il nipote di Angelo Messedaglia, l'onorevole Luigi Messedaglia, politico, medico e studioso di agronomia. «Nell'occasione», racconta Bonomo, «la voce degli studenti fu affidata a una ragazza, Ornella Giannantonio. Una scelta audace, ben oltre le consuetudini dei quei tempi. D'altra parte attorno alla scuola si era creato un clima di “simpatia e fiducia” anche per merito dell'infaticabile Cavazzana».

 

Il Tricolore del Messedaglia inaugurato nel 1925
Il Tricolore del Messedaglia inaugurato nel 1925

 

Molti anni dopo un'altra iniziativa audace catalizzerà l'attenzione della città: la visita del grande attore Vittorio Gassman, invitato a partecipare ai festeggiamenti per il 50° anniversario della scuola. Siamo negli anni Settanta, periodo in cui, in seguito al continuo aumento degli iscritti, nascono i licei scientifici Galilei e Fracastoro, dapprima come succursali del Messedaglia, poi istituti autonomi. A quel tempo la sede del Messedaglia si trovava a Palazzo Ridolfi Da Lisca, in stradone Maffei; il liceo si trasferirà in via Bertoni nel 2008, dopo una trattativa tra Comune e Provincia per l'acquisto del complesso degli ex Istituti Civici Barbarani, che fino al 1978 aveva ospitato un orfanotrofio e un centro di avviamento al lavoro. «L'inaugurazione della nuova sede», spiega Bonomo, «avviene il 23 marzo 2009. Per l'occasione un nuovo strumento accoglie gli studenti all'ingresso (e lì si trova ancora oggi, ndr). Un pendolo di Foucault, richiamo alla vocazione scientifica della scuola».

Laura Perina

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