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A VERONA

Evade dai domiciliari per partecipare a un pestaggio, arrestato il capo di una baby gang

È lo stesso protagonista di diversi episodi di violenza, fra cui l'aggressione del 2021 fuori dal Berfi's

Aveva un «conto» da regolare, magari non direttamente, ma nel pomeriggio del 5 marzo ha raggiunto il suo amico Mohmoud C. impugnando una spranga di ferro e ha iniziato a colpire la vittima. Un loro coetaneo.

 

Era ai domiciliari

Ion Buzila, vent’anni e ritenuto uno dei capi della baby gang QBR era ai domiciliari ma ha violato la misura, è evaso per andare a picchiare e poi è rientrato a casa. Dove però è rimasto pochi giorni perché è tornato in carcere su disposizione del gip Marzio Bruno Guidorizzi che alla luce del comportamento, come richiesto dalla Procura di Verona, ha aggravato la misura. E ripristinato la custodia cautelare perché «la violazione della misura concessa dal Tribunale del Riesame rappresenta prova manifesta della assoluta inidoneità della stessa data la assoluta incapacità dell’imputato di attenersi ai comandi impartitigli», si legge nell’ordinanza.
Il magistrato evidenzia anche «la totale indifferenza di Buzila nei confronti del sistema giudiziario, in quanto nei suoi confronti era già stata emessa precedente ordinanza di misura della custodia cautelare in carcere» e quindi sussiste il pericolo che ponga in essere altre condotte illecite.

 

Perché era ai domiciliari

Era ai domiciliari dal 19 agosto perché Ion Buzila è al vertice della baby gang che tra il settembre 2020 e novembre 2021 ha terrorizzato non solo ragazzini ma chiunque possedesse qualcosa che a loro interessava. Rapine, pestaggi, furti di auto e ricettazione le accuse mosse dalla procura del tribunale dei Minori di Venezia (perché molti dei componenti della QBR all’epoca dei fatti non avevano compiuto i 18 anni) e da quella scaligera, per i maggiorenni.

Buzila era già stato coinvolto nel pestaggio avvenuto fuori dal Berfi’s, locale di Verona, la notte della vigilia di Natale del 2021. Il Riesame, accogliendo l’istanza del suo legale, Giacomo Giulianelli, lo aveva mandato ai domiciliari, in considerazione della giovane età, in attesa della definizione del processo. Per l’aggressione e la tentata rapina fuori dalla discoteca, il 18 luglio lui e altri 4 coetanei avevano patteggiato un anno e 10 mesi, ma poche settimane dopo era stato arrestato per i fatti collegati alla baby gang di Borgo Roma. 
Tornando al «conto in sospeso», il 5 marzo, appunto, Z.E.F. era con il fratello all’Adigeo e lì aveva incrociato Mohmoud C. con il quale aveva avuto screzi in passato e che gli aveva detto di raggiungerlo all’esterno perché voleva parlargli. Una volta all’esterno, in via Ciro Ferrari, Mohmhoud ha iniziato a colpire il ragazzo e poco dopo è arrivato Buzila con la spranga, evidentemente avvisato dall’amico. Lo aveva preso a pugni e calci in faccia, tenuto per il collo e l’aggressione era stata bloccata da due uomini che passavano per strada. Buzila tornò a casa mentre Z.E.F. andò dai carabinieri, in via Salvo D’Acquisto, a denunciare l’episodio.

 

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L'indagine della squadra mobile

Risale a pochi giorni fa l’arresto di cinque giovani che farebbero parte della medesima baby gang, quella che in borgo Roma «detta legge» utilizzando la violenza e la prevaricazione. Se l’anno scorso i componenti finirono in carcere piuttosto che in Comunità per fatti commessi fino al novembre 2021 l’indagine della Mobile prende in considerazione il periodo compreso tra il dicembre di due anni fa e l’estate scorsa.
Nessun minorenne coinvolto e la richiesta di misura, tradotta in un’ordinanza di custodia cautelare, è stata firmata dalla Procura scaligera. Diverse le ipotesi di reato contestate agli indagati, tutte aggravate dall’associazione per delinquere, e vanno dalla rapina al furto aggravato alla ricettazione. A qualcuno è stata contestata anche la violenza privata, le lesioni e lo spaccio di stupefacenti.
La logica è sempre la stessa, quella che governa il branco, che porta i ragazzi a sentirsi sopra la legge e le forze dell’ordine che sfidano pubblicizzando le proprie azioni con video e foto sui social, senza paura delle conseguenze. Irriducibili.

Fabiana Marcolini

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