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Lotta al covid

In Fiera somministrate 337.220 dosi di vaccino. «Ora campagna capillare»

Ultimo giorno di vaccini in Fiera (foto Marchiori)
Ultimo giorno di vaccini in Fiera (foto Marchiori)
ULTIMO GIORNO VACCINI FIERA (foto Marchiori)

Da massiva a capillare. Cambia marcia la campagna vaccinale veronese ora che ha chiuso i battenti il grande centro della fiera a Verona. Al padiglione 10, da metà febbraio a ieri, ultimo giorno di attività, sono state somministrate 337.220 dosi delle oltre un milione e 152mila inoculate in tutta la provincia da inizio campagna, con picchi di oltre tremila al giorno. Ieri si è chiusa un’esperienza inedita, anche dal punto di vista umano.

Ma non ci si ferma: «Ora serve decentrare ed essere più prossimi possibile all’utenza, con medici di famiglia, pediatri (ieri è stato siglato l’accordo, ndr), farmacisti», ha spiegato ieri in fiera il direttore generale dell’Ulss9 Scaligera, Pietro Girardi. Per Verona sarà potenziato il centro alla caserma Duca di Montorio: saranno aggiunte delle linee di vaccinazione con il supporto di una parte di medici e infermieri dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona che dal 24 marzo ha gestito in toto il punto in fiera.

«Ora l’obiettivo è catturare l’attenzione degli incerti e differenziare la modalità di vaccinazione», ha aggiunto il direttore amministrativo dell’Aoui, Roberto Sembeni. «Alcuni di noi saranno alla caserma Duca, ma pensiamo a vaccinare nei reparti i pazienti che vogliano farlo, dalla geriatria alla pediatria. Un piano della Geriatria sarà, inoltre, dedicato alle vaccinazioni dei dipendenti». Si chiude così un capitolo di lotta alla pandemia che, in sei mesi e mezzo, ha visto intrecciarsi istituzioni, sanitari, volontari, agenti della polizia municipale, medici e specializzandi, studenti universitari, personale della fiera, Croci dell’emergenza e forze dell’ordine, per «un’operazione ben riuscita», l’ha definita Sembeni.

«Senza l’istituzione comunale e la fiera, che hanno messo a disposizione gli spazi, non saremmo riusciti, così come senza l’aiuto di Ulss9 e dei volontari il cui contributo è stato enorme. Verona ha fatto rete. Tutti qui portiamo a casa un bagaglio esperienziale di integrazione del mondo del lavoro, dei sanitari e della popolazione».

E il sindaco Federico Sboarina ha passato in rassegna le tappe di questa missione pionieristica: «È stato un momento storico che nessuno di noi aveva mai affrontato in modo così massivo. Abbiamo iniziato con la ricerca di un centro, che poi abbiamo organizzato più volte in base alle esigenze. Abbiamo persino chiuso una strada trafficata per consentire agli anziani e poi alla popolazione di attraversare sicuri. Abbiamo fatto una serie di operazioni tutti insieme e l’hub è stato gestito in modo efficiente, facendo numeri incredibili. Grande aiuto è arrivato dai volontari che hanno risposto in centinaia», ha concluso. «Ora c’è anche un momento felice che è quello della ripresa della fiera, motivo per cui chiude il centro vaccini». Perché l’ente fieristico può finalmente guardare avanti, alle due manifestazioni che riprendono in presenza: «Abbiamo già quattro eventi per settembre, tra cui il finale con Marmomacc, per tornare alla normalità», ha aggiunto il vicepresidente della fiera, Matteo Gelmetti. «Questo padiglione è diventato l’emblema di eccellenza».

E la fiera non è stata da meno contribuendo, pur nella sua drammatica congiuntura storica, con denaro all’inizio dell’emergenza, e poi con la disponibilità a dare una sede al centro tamponi, a quello vaccinale e alla Croce rossa. All’apertura delle vaccinazioni per gli anziani, inoltre, ha risposto subito alla necessità di 250 carrozzine per chi non ce la faceva a stare in piedi. È stata un’impresa inimmaginabile all’inizio: «A febbraio qui cronometravamo le diverse fasi per capire come essere più efficienti», ha ricordato Girardi. «Ma un risvolto è anche quello dei rapporti umani che abbiamo intessuto. Ci siamo conosciuti, anche tra istituzioni. Abbiamo tranquillizzato tante persone impaurite».

Emozionato anche il comandate della Polizia locale, Luigi Altamura: «La prima giornata fu campale, ma ci servì per creare il sistema che vediamo oggi messo a punto da una grande famiglia composta da istituzioni, medici, fiera, 526 agenti di polizia accompagnati dai volontari nell’eccezionale gestione di tante persone».

Altro volto del centro è, infine, Marco Semprebon responsabile della Consulta di Protezione civile che ha coordinato oltre 400 volontari per 5.100 turni di presenza: «In Europa il vanto dell’Italia è la Protezione civile. La pandemia e i vaccini sono stati un banco di prova perché ci si buttava nell’ignoto applicando l’esperienza che avevamo». Missione compiuta.

Maria Vittoria Adami

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