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L'AUGURIO DI BUON ANNO SCOLASTICO

Il preside agli studenti: «Dopo tanta paura, torniamo ad esercitare la meraviglia»

Roberto Fattore, dirigente del Maffei, cita Chandra Livia Candiani. E aggiunge: «La Dad? Sicuramente ci ha insegnato molte cose, ma ora siamo felici di ripartire in presenza»
Studenti del primo anno all'ingresso della succursale del liceo Maffei in via Venier
Studenti del primo anno all'ingresso della succursale del liceo Maffei in via Venier
Intervista Roberto Fattore, Preside Maffei (Pasetto)

La scuola veronese riparte e lo fa con tanto entusiasmo. Come quello che si percepiva stamane all'ingresso della succursale del liceo Maffei, in via Venier, dove l'istituto aveva organizzato l'accoglienza dei nuovi iscritti. Fuori, gli abbracci e le battute scanzonate tra compagni di classe dopo tre mesi di vacanze. E l'emozione, ancor più palpabile, dei più giovani, le «new entry» della quarta ginnasio per il liceo classico e della prima per il liceo linguistico, che sono state accolte nella palestra dal dirigente scolastico, Roberto Fattore, e dalla sua vice, Maria Libera Ciociola, referente di plesso. 

La citazione

Il tempo di qualche comunicazione di servizio, poi il benvenuto del preside, che ha citato un brano tratto da «Questo immenso non sapere», meditazione della poetessa Chandra Livia Candiani: «Una buona pratica preliminare di qualunque altra è la pratica della meraviglia. Esercitarsi a non sapere e a meravigliarsi. Guardarsi attorno e lasciar andare il concetto di albero, strada, casa, mare e guardare con sguardo che ignora il risaputo. La pratica della meraviglia è una pratica che cura anche il cuore più ferito della terra. Si apre un universo minimo. Infinite vicende, mutamenti, arrivi, partenze, forme sempre più piccole man mano che lo sguardo si limita a vedere. Esercitare la meraviglia cura il cuore malato che ha potuto esercitare solo la paura».

«Anche noi abbiamo passato anni di paure. Io spero», ha concluso Fattore nell'augurio di buon anno scolastico ai suoi studenti, «che la scuola sia anche un luogo dove esercitare la meraviglia e ritrovare la capacità di meravigliarsi».

Il ritorno alla normalità

«Sì, oggi c'è aria festosa e ho visto i ragazzi davvero contenti per la possibilità di guardarsi direttamente in viso», conferma il dirigente appena riaperte le porte dell'istituto, riferendosi alla possibilità per i ragazzi (salvo quelli considerati a rischio) di non indossare la mascherina. «La Dad? Sicuramente ci ha insegnato molte cose, ci ha obbligati a rivedere delle modalità didattiche. Non so se potrà esserci ancora utile, intanto ripartiamo in presenza e felici di farlo, poi vedremo in corso d'anno che cosa accadrà». 

Nelle aule, il distanziamento non è più obbligatorio. Esiste solo la raccomandazione di prevederlo, a titolo precauzionale, laddove gli spazi degli edifici lo consentano. «Abbiamo classi molto numerose», chiarisce fattore. «Ove possibile abbiamo mantenuto il distanziamento, anche se qualche ragazzo mi ha già chiesto se è possibile riavere il compagno di banco».

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La settimana corta

Infine, il dibattito sulla settimana corta, una soluzione ipotizzata nei mesi scorsi dalla Provincia per combattere il caro energia, che aveva però provocato la levata di scudi di molti presidi. «Il problema non è organizzativo, rifare l'orario su cinque giorni anziché sei non è difficile. La vera questione è un ripensamento di carattere didattico», sottolinea fattore. «Il rischio sarebbe di riempire i ragazzi di lavoro domestico al pomeriggio, senza contare il problema del rientro per chi deve tornare a casa con i mezzi pubblici anche fuori città. C'è una riflessione in corso in proposito tra noi dirigenti, vediamo se porterà esito proficuo. Ma la prima preoccupazione», conclude, «è il benessere dei ragazzi, che ha a che fare anche con il tempo scuola».

 

 

 

 

 

 

 

Elisa Pasetto

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