<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Il pm aveva chiesto l'archiviazione

Il caso di Lucia Raso di nuovo davanti al giudice

Il 24 novembre 2020 Lucia Raso morì in seguito alla caduta dalla finestra dell’appartamento al primo piano di una palazzina in Germania
Lucia Raso
Lucia Raso
Lucia Raso
Lucia Raso

«Una versione ambigua e sospetta», definisce così il pm le dichiarazioni rese da Christian Treo alla polizia tedesca il 24 novembre 2020, la notte in cui Lucia Raso morì in seguito alla caduta dalla finestra dell’appartamento al primo piano di una palazzina in Seligenthaler Strasse a Landshut, cittadina della Baviera. E poco prima era nell’appartamento in cui vivevano il fidanzato e due suoi colleghi, tutti pizzaioli, avevano festeggiato, bevuto e c’era stata una discussione perchè Treo era geloso.
Ma il sostituto procuratore Stefano Aresu ha ritenuto comunque di chiedere l’archiviazione del procedimento aperto a carico del fidanzato della vittima, indagato per omicidio (Massimo Dal Ben il suo legale), perché «gli elementi a carico del Treo si fondano sulla scarsa coerenza e sulle contraddizioni in cui è incorso prima di dare la versione definitiva». Per il magistrato si tratta di indizi, non di prove.

 

L'udienza

Una decisione che non hanno condiviso i genitori di Lucia e il 14 giugno, davanti al giudice per le indagini preliminari Carola Musio, sarà celebrata l’udienza di opposizione all’archiviazione.
Si confronteranno gli esperti incaricati dal pm e dai genitori, Maria Xenia Sonato e Pietro Raso (assistiti da Enrico Bastianello), su quegli stessi elementi che possono fornire una diversa, e opposta lettura, e sarà il gip a decidere se la caduta della giovane commessa veronese che era andata in Germania a trovare il fidanzato sia stata casuale o intenzionale e se, a questo punto Treo possa essere ritenuto responsabile della sua morte.

 

Leggi anche
Parla la mamma di Lucia Raso: «La versione del fidanzato non mi aveva mai convinto, c'era qualcosa di strano»


Sarà il gip a valutare se accogliere la richiesta di archiviazione, se disporre ulteriori indagini o se ordinare l’imputazione coatta e restituire il fascicolo al pubblico ministero. È un dato di fatto comunque che le incongruenze esistono ma se, come detto, per l’accusa rappresentano un «indizio inteso come elemento noto dai quali desumere il fatto ignoto da provare sulla base di regole scientifiche ... unico indizio ma non così stringente», la consulente nominata dalle persone offese, la criminologa Roberta Bruzzone, invece, arriva ad una conclusione opposta. Sostiene infatti che «l’ipotesi omicidiaria appare altamente verosimile», alla luce proprio dei cambi di versione di Treo sugli ultimi attimi di vita di Lucia.

A cominciare dalla posizione della giovane sul davanzale della finestra.
Anche sull’esistenza di una ipotetica spinta il contrasto è aperto e netto: l’ingegnere Giuseppe Monfreda, incaricato dai genitori, conclude la consulenza sostenendo che «solo con una spinta da tergo il corpo di Lucia raggiunge la posizione rilevata dagli investigatori la notte della tragedia». Posizione invece che per il pm «non è indicativa di una spinta e in ogni caso tanto lieve da non essere distinta da una caduta accidentale». Parola al gip.

Fabiana Marcolini

Suggerimenti