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Gli arresti

Pestaggi, furti, prove di forza: ecco come agiva la gang QBR

di Fabiana Marcolini
La gang qbr, che sta per «Quartiere Borgo Roma» è composta da giovanissimi, anche minorenni, ed è responsabile di furti e violenze a Verona
Controlli della Polizia in un parco
Controlli della Polizia in un parco
Controlli della Polizia in un parco
Controlli della Polizia in un parco

Si muovono in gruppo, non sono mai meno di tre e sono in grado di far convergere altri componenti della gang in pochi minuti in modo da inibire qualsiasi forma di reazione. Una tattica collaudata, che ha caratterizzato il comportamento dei membri della QBR fin dall’inizio delle indagini.

Ma non solo violenza fisica, alcuni di loro, in grado di esercitare anche pressione psicologica, sono stati in grado di derubare i coetanei con abilità, utilizzando la tecnica dell’abbraccio.

 

Gang «Quartiere Borgo Roma»: la violenza

L’accerchiamento delle vittime era la tecnica più utilizzata, in grado di incutere timore ma soprattutto di rimarcare il potere sul territorio, non solo nel quartiere in cui la maggior parte di loro vive ma anche «in trasferta». 
È quanto avvenne nel settembre dello scorso anno a Negrar all’Hangar 18 quando A.B. insieme ad alcuni amici iniziarono a discutere all’interno del locale con un gruppo di coetanei e un giovane di origini marocchine soprannominato «Moro», uno della QBR, lanciò una bibita addosso a uno dei clienti e per questo vennero allontanati.

Furono invitati a uscire dal locale ma chiamarono i rinforzi (circa venti persone stando alla ricostruzione della Mobile che emerge dall’ordinanza firmata dal gip Patrizia Botteri del tribunale per Minori), raggiunsero i tre amici nel parcheggio e iniziò il pestaggio, strapparono loro due collane d’oro, uno smartphone e un Apple watch, e li massacrarono: una delle vittime riportò fratture al volto al punto che dovette ricorrere all’intervento chirurgico e ne ebbe per più di un mese.

 

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Gang «Quartiere Borgo Roma»: i furti con destrezza

 Gli atteggiamenti cambiano a seconda delle situazioni e ad esempio lo stesso indagato che aveva picchiato un ragazzino che non voleva cedergli la tuta del Real Madrid, il 31 maggio dopo le 13 insieme a due amici ha avvicinato un giovane brasiliano che stava aspettando l’autobus in piazzale XXV aprile. M.C. lo aveva riconosciuto perché avevano frequentato la stessa scuola e quello fu l’aggancio. Dopo i saluti uno dei tre si era avvicinato allo studente, gli aveva messo un braccio intorno alle spalle e continuava a parlare per distrarlo. La «vittima» non gradendo il contatto con un estraneo si era sottratto all’abbraccio e quel punto era intervenuto M.C. che aveva cambiato tattica.
O meglio aveva evitato qualsiasi forma di violenza, c’era troppa gente e sarebbe stato rischioso, così aveva avvicinato il conoscente e gli aveva messo un braccio sulle spalle. E anche a quell’approccio la vittima cercò di sottrarsi, una confidenza non giustificata. M.C. si scostò e gli diede un paio di colpetti alla base del collo prima di allontanarsi con i complici.
Fu un signore ad avvisare il ragazzo che lo avevano derubato della catena d’oro che portava al collo, lui inseguì i tre ma nonostante le insistenze si rifiutarono di consegnare alcunché e anzi, per «convincerlo» a stare tranquillo, gli mostrarono un coltellino. A quel punto M.C. iniziò a parlargli in modo da distrarlo per consentire ai complici di andarsene. Cosa che avvenne ma in ogni caso lo avevano avvisato: loro erano appartenenti alla gang di Borgo Roma.

 

Uno sciame di minori attorno a Ion

Un modo per intimorirlo: era il maggio 2022, di lì a poco sarebbero scattati gli arresti per la prima indagine sulla QBR ma tra i ragazzini, i coetanei, le modalità con le quali imponevano la loro presenza ma soprattutto l’utilizzo della violenza erano note da tempo.
Ma non tutti hanno avuto il coraggio di raccontare e denunciare e chi lo ha fatto è stato poi umiliato, rapito e picchiato, obbligato a chiedere scusa a Ion Buzila, il diciottenne attorno al quale ruotava uno sciame di minori disposti a tutto pur di entrare a far parte di quella gang. Temuta. Che imponeva il rispetto attraverso la violenza. 

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