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IL CASO

Maso denuncia Fedez per diffamazione: lo aveva citato in una canzone

Fedez e Pietro Maso
Fedez e Pietro Maso
Fedez e Pietro Maso
Fedez e Pietro Maso

Accusa di diffamazione aggravata per il rapper Fedez, per un passaggio di una canzone pubblicata nel giugno scorso, un verso in cui cita Pietro Maso. La Procura di Roma, dopo la denuncia presentata nelle scorse settimane dall’uomo che uccise nel 1991 i genitori, ha proceduto all’iscrizione nel registro degli indagati del cantante. Al centro della vicenda il pezzo «No Game-Freestyle» pubblicato prima dell’estate dal marito dell’influencer Chiara Ferragni. La strofa finita nella denuncia depositata a piazzale Clodio dal legale Alessio Pomponi, arriva al minuto 1’22’ dall’inizio del brano. «Flow delicato, pietre di raso, saluti a famiglia da Pietro Maso, la vita ti spranga sempre a testa alta come quando esce sangue dal naso (…)», le parole che hanno scatenato la reazione del veronese, tornato libero nel 2013 dopo una condanna ad oltre 30 anni di carcere.

 

«L’invito all’utilizzo di un arnese come la spranga rimanda mediante un linguaggio allusivo alle modalità con cui si è perpetrato il delitto», è detto nella denuncia finita all’attenzione dei magistrati capitolini «e la locuzione che precede ironizza in maniera inaccettabile in merito alla mia vicenda personale». Per Maso «le espressioni utilizzate, riferite e riferibili in maniera chiara, diretta ed esplicita al sottoscritto, indicato per nome e cognome, appaiono oggettivamente diffamatorie e non possono essere certamente ricondotte all’uso di immagini forti appartenenti al genere musicale o alla cifra artistica degli autori, ovvero a vicende personali assimilabili».

 

Nella denuncia il legale afferma inoltre che le «espressioni utilizzate, riferite e riferibili in maniera chiara, diretta ed esplicita appaiono oggettivamente diffamatorie e non possono essere certamente ricondotte all’uso di immagini forti appartenenti al genere musicale o alla cifra artistica degli autori, ovvero a vicende personali assimilabili». Nell’esposto si aggiunge inoltre che la «libertà di espressione e di manifestazione del proprio pensiero, anche e soprattutto nel caso di specie… non può determinarsi in modo da ledere l’onorabilità altrui, atteso, vi è più, che la vicenda che ha interessato il sottoscritto, ad oggi, non assume alcun interesse in termini di attualità e rilevanza storica».

 

Il delitto dei coniugi Antonio Maso e Mariarosa Tessari avvenne la notte tra il 17 e il 18 aprile del 1991 nella villetta dove vivevano a Montecchia di Crosara. Un omicidio efferato che ha caratterizzato la cronaca nera degli anni ’90. Pietro Maso, all’epoca 19enne, dopo alcuni giorni confessò di essere l’autore del massacro, compiuto con l’ aiuto di tre suoi amici, Paolo Cavazza, Giorgio Carbognin e un minorenne, al fine di appropriarsi della sua parte di eredità. Il nome di Maso è tornato d’attualità nel luglio dello scorso anno dopo che divenne di dominio pubblico la notizia del reddito di cittadinanza da lui percepito per alcuni mesi.

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