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La crisi di governo

Esercenti divisi su Draghi: «Perdita grave in un momento delicato». «No, il Paese ha bisogno di cambiare»

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Da sinistra Flavia Cattazzo, Enrico Petronilli, Luigi Luppi (foto Marchiori)
Da sinistra Flavia Cattazzo, Enrico Petronilli, Luigi Luppi (foto Marchiori)
Da sinistra Flavia Cattazzo, Enrico Petronilli, Luigi Luppi (foto Marchiori)
Da sinistra Flavia Cattazzo, Enrico Petronilli, Luigi Luppi (foto Marchiori)

Divisi sul giudizio a Draghi, ma nella maggior parte dei casi compatti nel ritenere che questo non fosse il momento ideale per fare cadere il governo. Ma in molti anche recalcitranti e restii nell'esprimere la propria opinione. Tra gli esercenti veronesi, intervistati ieri in merito alle dimissioni consegnate mercoledì da Mario Draghi al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, vi sono idee opposte e sensibilità differenti. Prevale però il timore di avere perso quanto meno il rappresentate "meno peggio” della scena politica italiana.

«Personalmente non ho particolare simpatia per Draghi, non posso dire che mi piaccia, ma la sua mancanza è senza dubbio destinata a portare ulteriore instabilità e la confusione non fa mai bene a nessuno», commenta Andrea Garonzi della storica macelleria in stradone Porta Palio. «Stiamo attraversando un periodo estremamente delicato. Se fino a qualche anno fa i problemi da affrontare era pochi alla volta, ora sono davvero troppi tutti insieme e realtà storiche come la nostra, nata in città nel 1933 da mio nonno, rischiano di chiudere definitivamente».

 

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Per Luigi Luppi, della libreria L'Aquilone in vicolo Stella la perdita di Draghi è grave. «Vorrei che gli italiani trovassero un fondo di idee comuni, pur nella diversità delle singole opinioni. Draghi è una persona autorevole ed è caduto per l'egoismo dei partiti. Incarnava un periodo sperimentale per tentare di mettere a punto interessi comuni, anche a livello europeo».

È dello stesso avviso l'edicolante di via Roma, Enrico Petronilli, secondo cui siamo di fronte a una grande ferita per il Paese. «Abbiamo perso l'unica persona che aveva la credibilità per mandare avanti un Paese come il nostro, massacrato di debiti e dove la gente fa fatica a tirare avanti», dice. «Il governo si è preso l'onere di mandare al diavolo i problemi degli italiani rinunciando a uno statista che ci viene invidiato in tutto il mondo, e solo in nome di sterili litigi per le poltrone. È stato commesso un errore enorme».

Fabio Sarto dell'Ottica di stradone Porta Palio condivide la percezione di precarietà e allarme. «Le borse sono già in calo, lo spread in aumento e l'economia non potrà che risentire negativamente di queste dimissioni improvvise, come pure le attività legate al Pnrr. Non riesco a intravedere ripercussioni positive, con la guerra in Russia e l'obbligo di aiuto ad altri Paesi avremo debiti per decenni, e già prima della pandemia non navigavamo certo nell'oro. Una svolta serve, ma in una fase di importanti decisioni internazionali bisognava aspettare».

«Non vedo nessuna prospettiva migliore rispetto a Draghi. Era il meno peggio», confessa Andrea Giacomello della Cantina del 15 in corso Castelvecchio. «Ora staremo a vedere cosa accadrà, ma non credo sia stata una mossa vincente». Per Flavia Cattazzo dell'Agenzia di viaggi Seven, «dopo la pandemia e la guerra con il rischio del nucleare, le disgrazie più grandi sono già accadute». «Penso che si possa rinunciare a Draghi senza troppi problemi», dichiara. «Sono più preoccupata dalla mancanza di democrazia e credo quindi giusto che gli italiani si esprimano andando alle urne».

La titolare di Lunik Parrucchiere, in stradone Porta Palio da 50 anni, non ha proprio dubbi sul fatto che fosse giunta l'ora di cambiare. «Spero che si torni a quarant'anni fa. Draghi può fare al massimo il ministro degli Esteri, ma il Paese ha bisogno di altro. Le dimissioni non sono forse arrivate nel contesto storico migliore, ma era un passo che andava compiuto».

Chiara Bazzanella

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