Da otto secoli veglia su piazza delle Erbe, il cuore economico della città, il crocevia di affari e commerci. La vide anche Dante Alighieri nel suo soggiorno da esiliato a Verona nei primi anni del Trecento. È la Domus Mercatorum, maestosa e inaccessibile, chiusa da quando, negli anni Settanta, la Camera di Commercio (attuale proprietaria) si trasferì nella nuova sede in corso Porta Nuova.
Una visita eccezionale ci ha portato all'interno del sogno architettonico del signore di Verona Alberto I Della Scala, che commissionò la costruzione della «Casa dei Mercanti» in muratura poco prima di morire.
Il piano nobile
Al piano nobile l'effetto degli ambienti è sorprendente: gli spazi sono di varie grandezze e oggi illuminati solo dalla luce che entra dalle raffinate finestre a bifora. Le stanze sono una decina, compreso il grande salone delle assemblee pubbliche a cui si accede da un lungo corridoio a L, ma soltanto due presentano anche elementi d'arredo: un mobile a scomparti e una imponente «boiserie», ossia una decorazione formata da pannelli di rivestimento in legno intagliato e dotati di ante, forse nata come funzionale all'isolamento termico.
La Domus Mercatorum è uno degli elementi architettonici che più connotano la piazza, con il suo elegante porticato, la caratteristica merlatura in cotto - di epoca successiva - e le raffinate finestre a bifora che ornano il piano nobile. Ma dall'esterno è possibile ammirare soltanto il soffitto ligneo del piano terra e alcuni affreschi sulla scalinata d'ingresso.
Le ipotesi sull'utilizzo
Ora che la struttura sarà messa all'asta, il presidente della Camera di Commercio, Giuseppe Riello, auspica che l'acquirente, chiunque sarà, «nell'impegnarsi a riportare alla luce un bene così importante trovi la definizione e l'utilizzo migliore per la città. Da parte mia», dice, «sono felice di poter dare una nuova vita alla Domus».
Riello interviene dopo le dichiarazioni di Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura, che commentando l'operazione di compravendita ha ipotizzato l'esercizio di prelazione da parte del ministero e la nascita di un museo statale. «Come cittadino veronese», replica Riello, «mi piacerebbe che la Domus Mercatorum diventasse un ambiente fruibile per tutti, ma penso che questo intento sia complesso da realizzare. Vengo dal mondo dell'industria, dove normalmente le cose devono essere sostenibili economicamente».
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Da sola la Camera di Commercio, spiega il presidente, non era in grado di mantenere in piedi questa struttura monumentale. La fruizione degli ambienti è complicata dal fatto che il piano terra, dove ha sede una banca, è di proprietà di un privato. Inoltre l'accesso ai piani superiori, compreso il sottotetto, non è diretto ma deve avvenire tramite l'adiacente «casa Bresciani». Qui gli ambienti sono costituiti da piccole stanze anonime.
Tracce di un passato glorioso
Le poche tracce del passato glorioso della Domus si trovano tutte al piano nobile e si possono ammirare nei soffitti lignei decorati, nel rossastro disegno preparatorio di un affresco che probabilmente fu staccato, negli architravi (medievali?) e negli elementi di recupero – bassorilievi, blasoni scolpiti, profili di volti – che ancora oggi adornano alcune pareti. Una lapide in marmo reca incisi gli eventi principali, fino alla metà del secolo scorso, sotto gli stemmi di città e provincia e l’iscrizione SPQV (Senatus PopulusQue Veronensis).
Il primo edificio in legno risale al 1213, poi rifatto in pietra nel 1301, durante la signoria scaligera, per diventare la sede delle corporazioni mercantili. Nel 1388 l'avvento della signoria viscontea, nel 1405 della Serenissima. Nel 1803 la Domus diventa Camera primaria di Commercio e pochi anni più tardi, di Commercio Arti e Manifatture. Nel 1926 viene ribattezzata Consiglio provinciale dell'Economia e da lì prende il via una lunga serie di trasformazioni fino al 1945, quando viene ricostituita in Camera di Commercio Industria e Agricoltura.
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