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il caso

Raggira un'anziana e i figli, spariti tre milioni e mezzo: consulente finanziario condannato

La banca invece è responsabile civile e dovrà versare 30mila euro a uno degli eredi
Un'anziana è stata raggirata e ha perso diversi milioni di euro
Un'anziana è stata raggirata e ha perso diversi milioni di euro
Un'anziana è stata raggirata e ha perso diversi milioni di euro
Un'anziana è stata raggirata e ha perso diversi milioni di euro

Un raggiro a sette cifre. Già perché il patrimonio di una novantenne e dei suoi figli, che un  consulente finanziario di Banca Euromobiliare aveva l’incarico di investire, in realtà passò da oltre 7 milioni di euro a 3 milioni e 600mila euro.

«Profilo dinamico»

Ma lui agli eredi della signora aveva rappresentato prospetti che, al contrario, facevano presumere un guadagno di oltre 200mila euro in sette mesi: all’anziana aveva attribuito un profilo «dinamico evoluto» per circa il 90 per cento del capitale. Cosa che lei ignorava.

Il denaro sparì, durante il processo è emerso che riusciva a prelevare anche sessanta mila euro senza che vi fosse il controllo. Ma comunque il conto venne dimezzato e ieri, 26 marzo, l’uomo di 54 anni difeso dagli avvocati Alberto Iadanza e Nicolò Manzini è stato condannato dal giudice Alessia Silvi a tre anni e due mesi.

La banca, in qualità di responsabile civile (cioè per non aver controllato l’operato del suo dipendente), difesa da Roberto Sutich, è stata condannata a risarcire uno dei figli della novantenne (che morì nel 2016) con una provvisionale di 30mila euro mentre con l’altro figlio l’istituto di credito ha chiuso versando una somma pari a circa un quinto del denaro «scomparso» dal conto della donna (le persone offese sono difese da Fabio Zambelli).

Prospetti «personali»

Si fidava e non dubitò quando vide che i prospetti arrivavano dal consulente e non dalla banca. Quando nel 2015 la incontrò, a voce le disse che il portafoglio titoli era di due milioni e mezzo a fronte di effettivi 29.950 euro e che 228mila euro erano investiti in titoli mentre lo era solo la metà.

Lei si fidò e autorizzò altri investimenti. Fece la stessa cosa anche con uno dei figli: gli attribuì un profilo di «investitore professionale», cosa che non era, con «investimenti altamente aleatori». Il capitale vacillò. E si dimezzò. Ingannò anche la banca.

Una posizione scomoda, quella del promotore finanziario iscritto dal 2006 all’albo professionale che lo abilita all’offerta di strumenti finanziari, che assunse anche nei confronti dell’istituto di credito poiché rappresentò «un andamento degli investimenti non corrispondenti al vero», recita l’imputazione. Ovvero fino al 2019, data in cui vennero sospese le provvigioni perché l'uomo consegnò uno scritto nel quale ammetteva tutti i raggiri.

In alcuni casi il patrimonio appariva decisamente più consistente della realtà: l’accusa parla di altre 14 persone. 

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Fabiana Marcolini

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