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Il caso

Citrobacter, lo sfogo della mamma di Alice: «Da un anno in attesa della perizia»

di Fabiana Marcolini
La bimba è stata una delle vittime del batterio killer. Quattro le richieste di proroga, all’inizio erano stati chiesti 120 giorni
La commissione ministeriale all’ospedale di Borgo Trento
La commissione ministeriale all’ospedale di Borgo Trento
La commissione ministeriale all’ospedale di Borgo Trento
La commissione ministeriale all’ospedale di Borgo Trento

Ha affidato a una lettera a Santa Lucia quello che per lei e per altre mamme da anni è un dolore mai sopito. Quel batterio killer, il citrobacter, ha strappato loro i figli, ha intaccato inesorabilmente lo sviluppo cerebrale e fisico di altri bambini. Lei è una mamma che ha perso la sua bambina, Alice non è sopravvissuta e ora, come le altre mamme, aspetta.

Aspetta che la perizia redatta da quattro esperti venga consegnata al magistrato. Al pm Maria Diletta Schiaffino, titolare dell’indagine a carico di sette medici (alcuni all’epoca dirigenti dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata) per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose gravi e gravissime, responsabilità colposa per morte o lesioni personali in ambito sanitario.

 

Dove eravamo rimasti

Perché è passato un anno da quando venne formulato il quesito, ovvero di accertare l’effettiva presenza del Citrobacter all’interno del reparto di terapia intensiva neonatale di Borgo Trento e verificare l’eventuale nesso causale tra il batterio e le morti di quattro neonati oltre alle lesioni irreversibili per altri sei piccoli tutti ricoverati all’Ospedale della Donna e del Bambino tra il 2018 e il 2020. L’incarico Il 14 dicembre 2021 nella stanza del pm Schiaffino, al secondo piano di palazzo di Giustizia, si trovarono il professor Ernesto D'Aloja, medico legale dell'Azienda ospedaliera Universitaria di Cagliari; il professor Daniele Farina, neonatologo dell'Ospedale Sant'Anna di Torino; il dottor Ferdinando Coghe, specializzato in analisi chimico-cliniche e microbiologia sempre dell'Azienda Ospedaliera di Cagliari e il dottor Clemente Ponzetti direttore sanitario del Policlinico di Monza.

Prestarono giuramento, venne formalizzato il quesito e chiesero 120 giorni di tempo per la consegna dell’elaborato.

 

La prima proroga

Le operazioni peritali iniziarono un mese dopo, in gennaio 2022 così il primo termine slittò a maggio. Elaborati da analizzare e cartelle cliniche, quelle dei bimbi colpiti dal batterio killer, la relazione disposta dalla Regione e quella effettuata dal Ministero dopo gli esposti in Procura, una mole di materiale considerevole e per questo, per la complessità, chiesero una proroga di due mesi. Nemmeno in luglio però, ricorda la mamma, la perizia arrivò, «i nostri consulenti di parte non sono nemmeno stati interpellati», lamenta.

E arriva un’ulteriore richiesta di proroga di altri due mesi. Non sarà l’ultima, anzi, ne seguiranno altre due per arrivare ai primi di dicembre, quando l’elaborato avrebbe dovuto essere depositato. Ma almeno fino a ieri l’ufficio del pm titolare dell’indagine non ha ricevuto documentazione. Quell’elaborato così atteso che deve stabilire se le morti di quattro neonati (Elisabeth nel 2018, Nina nel 2019, Alice e Leonardo nel 2020) e le disabilità irreversibili per altri sei (Davide, Maria, Benedetta, Jacopo, Barbara, Fares) potevano essere evitate e, a questo punto, se vi siano state effettive responsabilità da parte degli indagati.

 

I nomi degli indagati

Oltre all’ex dg Francesco Cobello, dell’ipotesi colposa rispondono anche Chiara Bovo, all’epoca direttore sanitario, Giovanna Ghirlanda, direttore medico, Paolo Biban, direttore della Pediatria, Evelina Tacconelli, direttore di malattie infettive, Giuliana Lo Cascio, in quel periodo direttore dell’Unità di Microbiologia e Virologia, e infine il responsabile della valutazione rischi della struttura, Stefano Tardivo.

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