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Dopo la relazione della commissione regionale

Caso citrobacter
Parla una mamma
«Voglio giustizia»

Dopo la relazione della commissione regionale
Francesca Frezza, mamma della piccola Nina
Francesca Frezza, mamma della piccola Nina
Francesca Frezza, mamma della piccola Nina
Francesca Frezza, mamma della piccola Nina

Dopo la relazione della commissione regionale, che ha evidenziato che il citrobacter si annidava in un rubinetto del reparto di Maternità, arriva la richiesta di sospensioni per i vertici dell'ospedale di Borgo Trento.

«Senza quel batterio mia figlia sarebbe ancora qui», dice Francesca Frezza, mamma della piccola Nina, una delle quattro vittime accertate del citrobacter (sarebbero invece nove i bambini che hanno riportato gravi danni cerebrali). Francesca, che aveva già presentato un esposto in procura, chiede le dimissioni dei responsabili della struttura.

 

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Durissimo il Partito Democratico veronese: «Il governatore Luca Zaia», commenta il consigliere comunale Elisa La Paglia, «non ci ha detto nulla sul fatto che la Commissione di verifica sul Citrobacter ha consegnato la sua relazione in Regione. Ci dispiace che ancora una volta si taccia sui fatti gravissimi che sono emersi. E cioè che non solo il batterio era annidato nel rubinetto del lavandino utilizzato dal personale della terapia intensiva neonatale, ma che il personale dava acqua di rubinetto ai neonati prematuri e fragili.

Una cosa inaudita per un grande ospedale come quello di borgo Trento, dato che apprendiamo addirittura che i contagiati dal batterio sono stati in tutto 96. A maggior ragione ringraziamo le mamme che si sono fatte carico di denunciare l’accaduto, fermando questa catena devastante di contagio e permettendo di salvare i nuovi nati. Quanto emerge conferma come per due anni sia mancato non solo il rispetto delle basilari misure d’igiene, ma anche la trasparenza, perché sicuramente molti sapevano e hanno taciuto. Torniamo perciò a chiedere la sospensione del direttore generale Francesco Cobello e del primario Paolo Biban, il minimo che dobbiamo a quattro creature innocenti che sono morte e a tanti altri bambini che hanno riportato danni gravi a causa del batterio».

 

Anna Maria Bigon, consigliere regonale sempre del Pd, chiede: «Perché dopo il primo caso non è stata fatta immediatamente una bonifica complessiva di tutti gli ambienti, intervenendo anche su aria e acqua?  Avevo presentato un’interrogazione lo scorso 3 agosto per conoscere gli esiti dell’attività ispettiva, rimasta inevasa. Perciò oggi, durante la seduta della commissione Sanità, ho ancora sollecitato l’assessore Lanzarin a fornirci una copia del documento: ha detto di inoltrare una richiesta formale al direttore generale Mantoan, cosa che ho fatto assieme al collega Pigozzo. Va fatta assoluta chiarezza e giustizia, perché ci sono quattro neonati morti: questo va ricordato sempre».

 

Per la parlamentare democratica Alessia Rotta «esiste, senza dubbio, un tema di responsabilità politica che deve essere necessariamente approfondito. Nel frattempo, è necessario che tutti si impegnino per garantire la sicurezza delle partorienti e dei neonati. Nessuno dovrà soffrire ancora in questo modo».

 

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