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storiche Attività che chiudono

Crisafulli abbassa la serranda: «Dopo mezzo secolo, affossati da pandemia e rincari»

Ma influiscono anche burocrazia e tasse. Un esempio? I poster che indicano la svendita: «Ho pagato 640 euro per lasciarli appesi alle nostre vetrate 60 giorni. Non è normale»
Stefano Crisafulli chiude lo storico negozio di via Bassini a Borgo Trento (foto Vaccari)
Stefano Crisafulli chiude lo storico negozio di via Bassini a Borgo Trento (foto Vaccari)
Stefano Crisafulli chiude lo storico negozio di via Bassini a Borgo Trento (foto Vaccari)
Stefano Crisafulli chiude lo storico negozio di via Bassini a Borgo Trento (foto Vaccari)

Cammina tra le scaffalature, accarezza le stoffe di giacche e maglioni. Elegante in completo blu pavone con pochette bianca bordata dello stesso colore, Stefano Crisafulli, 57 anni, dei quali 50 passati tra le stoffe e 40 in negozio, si appresta ad abbassare per sempre le saracinesche del suo negozio di via Bassini a Borgo Trento. Mille metri quadrati divisi su due piani che in tutti questi anni hanno contenuto i sogni di molti sposi, con la sezione dedicata alla cerimonia. Anche se il negozio aveva capi di ogni genere: casual, tempo libero, elegante.

La pandemia prima e la crisi poi, l’incertezza del futuro e le bollette rincarate hanno spento la voglia di continuare a vestire i tanti veronesi, ma anche le moltissime persone che dopo averlo conosciuto da turisti, nei ritorni in città, hanno sempre fatto visita al negozio.

Cinquant'anni di storia

«Mia madre Marisa, che in questi anni ancora veniva in negozio aveva un piccolo laboratorio dove cuciva capi personalizzati di pelle e tessuto, mio padre gestiva uno dei primi negozi di abiti confezionati. Frequentando il laboratorio ho iniziato a conoscere le tipologie di materiali, varie qualità e lavorazioni di tessuti e pelli, le differenze di vestibilità e la costruzione dei modelli. Ero bambino e mi portava con lei. Crescendo ho iniziato ad aiutare mio padre nel suo negozio, imparando a servire i clienti. Inizia così la mia passione per l’abbigliamento, il contatto con il pubblico. Il riuscire insieme al cliente a creare uno stile. Nel 1985 scopro una nuova passione legata al mondo della cerimonia e dello sposo. Inizio a studiare le varie regole di galateo, gli stili, gli abbinamenti di colore più appropriati», spiega Stefano, «la parte bella del mio lavoro è stata costruire insieme ai clienti il loro stile. È stato un lavoro di grande soddisfazione. Ci abbiamo pensato tanto prima di prendere questa decisione, che è sofferta. Ma non possiamo fare altrimenti».

I costi esorbitanti e il caro bollette

Fa degli esempi, il signor Crisafulli: «Vede i cartelloni con scritto che facciamo la svendita? Ho speso 640 euro per lasciarli affissi sulle nostre vetrate 60 giorni. Vi sembra che siamo in un Paese normale? Vi sembra giusto che attaccare dei cartelli all’interno di una vetrata di proprietà debba comportare esborso di denaro? Ma questa non è che una delle tante ingiustizie burocratiche. Negli anni ce ne sono state tante: come quando dopo anni e anni sono arrivate richieste di pagamento per le tende che abbiamo da sempre fuori e per le quali abbiamo sempre pagato che non risultavano negli incartamenti».

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Ma è stata la pandemia, con il caro bollette a dare il colpo di grazia: «A febbraio 2020 avevamo acquistato tutti i capi cerimonia. A marzo c’è stato il primo lockdown. Capi che abbiamo pagato e che non abbiamo venduto mai. Adesso le bollette triplicate, è davvero troppo, non ce la facciamo più. Ho parlato con i miei dipendenti. Loro avranno i due anni di disoccupazione, io qualche cosa farò, non so ancora cosa, vista la mia età non sono molto appetibile sul mercato del lavoro, ma andare avanti in questo modo non era più possibile».

La chiusura tra amarezza e orgoglio

È davvero un uomo con i valori di altri tempi, il signor Crisafulli: «Mio padre Lorenzo mi ha insegnato meglio poveri, ma con la testa alta. Quando un incendio negli anni Ottanta distrusse il negozio, lo accompagnai in azienda da Marzotto. Mi padre doveva riacquistare tutto: disse vi pagheremo fino all’ultimo centesimo la merce che siamo ad acquistare oggi, ma non subito perché il negozio è andato distrutto. Lo fece e l’amministratore delegato di Marzotto quando veniva a Verona passava sempre a salutare mio padre. Ecco, io sono cresciuto in questo modo. Avremmo potuto scegliere strade “più facili“ per chiudere, non lo abbiamo fatto. E le telefonate e le visite di tanti clienti e amici in questi giorni, mi resteranno come prezioso bagaglio di ricordi nei giorni che verranno».

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Alessandra Vaccari

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