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«Troppi costi, uno su tre alza i prezzi»

La vetrina di un negozio di abbigliamento
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Non c’è via d’uscita per mantenersi a galla. Le Pmi aderenti a Confesercenti, in Veneto come a Verona, devono mettere mano ai prezzi per tamponare i costi aziendali, lievitati a causa delle bollette e non solo. È quanto emerge dalle risposte a un sondaggio promosso dall’associazione di categoria del terziario su 300 associate, una cinquantina veronesi. «L’indagine è della settimana scorsa. Obiettivo è capire come affrontare l’ultimo trimestre dell’anno a prezzi in salita continua», afferma Alessandro Torluccio, direttore della confederazione provinciale. Per il 33%, l’unica arma contro inflazione e incremento delle quotazioni di luce e gas consiste nel ritoccare i listini. Confesercenti ha chiesto alle Pmi una previsione sui ricavi dell’ultimo trimestre; come pensano di contrastare i rincari; cosa domandare al prossimo Governo per affrontare la situazione. Un terzo degli intervistati per sopravvivere ritiene che l’unica strada percorribile consista nell’aumento dei prezzi. Il 15% limiterà gli orari di lavoro e di apertura; il 14% introdurrà attrezzature a maggior risparmio energetico; il 12% pensa di sospendere l’attività, un 10% ridurrà i dipendenti; il 9% ricorrerà a finanziamenti garantiti. A Verona, inoltre le Pmi si aspettano un fatturato inferiore nel prossimo trimestre (35,5%), stabile (27,3%), molto inferiore (15,8%), in aumento (17%). Al nuovo Governo negozi di vicinato e pubblici esercizi chiedono subito misure per contenere gli importi delle bollette (33%), lo stop al rialzo di prezzi dei beni e servizi (28%), la riduzione del cuneo fiscale (13%). C’è anche chi ritiene fondamentale una moratoria sui finanziamenti e sulle cartelle esattoriali (9%). Infine, accelerazione del Pnrr (7%) e taglio dell’Irpef (7,9%). «L’indagine dimostra come la crisi non consenta più alle aziende di assorbire gli aumenti delle bollette», rileva Cristina Giussani, presidente di Confesercenti Veneto. «Dopo aver ridotto al minimo i loro guadagni nel tentativo di non scaricare sui consumatori i maggiori costi, devono arrendersi. Anche se intervenire sui prezzi, rischia di deprimere ulteriormente i consumi». Nelle stesse ore anche Fipe Confcommercio arriva alle medesime conclusioni. «Sono a Roma per tentare una valutazione nazionale», interviene Paolo Artelio, presidente regionale e provinciale dell’associazione che raggruppa i pubblici esercizi. «Alla situazione insostenibile si aggiunge l’incertezza per i prossimi mesi, che ostacola ogni tentativo di programmazione aziendale».•. Va.Za.

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