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il presidente di agsm aim ai sindaci

Ca’ del Bue, Testa: «Prima le verifiche sull’ambiente, poi il via libera»

Il presidente di Agsm Aim Testa sul progetto di essicazione dei fanghi presentato in Regione: «Incarico a un ente di ricerca sull’impatto ambientale. E il biometano servirà per far viaggiare gli autobus»
Una veduta dell’impianto di Ca’ del Bue alle basse di San Michele ai confini con San Martino e San Giovanni Lupatoto
Una veduta dell’impianto di Ca’ del Bue alle basse di San Michele ai confini con San Martino e San Giovanni Lupatoto
Una veduta dell’impianto di Ca’ del Bue alle basse di San Michele ai confini con San Martino e San Giovanni Lupatoto
Una veduta dell’impianto di Ca’ del Bue alle basse di San Michele ai confini con San Martino e San Giovanni Lupatoto

Un nome, una storia. Ma anche un immediato accostamento a opportunità economiche ed energetiche, nodi ambientali e polemiche politiche. È il destino dell’impianto di Ca’ del Bue, nelle basse di San Michele Extra, per il trattamento dei rifiuti. Entrato ormai nella sua quarta decade.

Una storia lunga 40 anni

In origine a Ca’ del Bue sorse un termovalorizzatore di rifiuti soli urbani, in pratica un inceneritore per ricavare energia. In realtà per questioni legate al funzionamento dei forni, poi modificati, è funzionato soltanto per un breve periodo. Di certo Ca’ del Bue, di proprietà di Agsm, ha scatenato negli anni attacchi da comitati ma anche da Comuni contermini come San Martino Buon Albergo, San Giovanni Lupatoto e Zevio, per il timore di un impatto ambientale dei fumi negativo sull’atmosfera.

Il progetto "nel cassetto"

Ora, dopo varie idee alternative, modifiche, c’è un altro progetto, che Agsm Aim ha sul tavolo da qualche anno, che sta creando apprensione in città e nei paesi limitrofi. È il progetto, presentato in Regione, di un nuovo impianto di essiccamento e smaltimento di fanghi da depurazione, con produzione energetica per autoconsumo, con una potenzialità di trattamento da circa centomila tonnellate l’anno. Se ne sta occupando Agsm Aim Ambiente.

Ma di che cosa si tratta? Qual è l’iter? E che cosa succederà visti altolà e paletti posti da cittadini e amministratori? Il percorso Federico Testa, presidente del Gruppo Agsm Aim da poco più di un anno, si è trovato tra l’altro sul tavolo questo progetto di un possibile nuovo impianto. E, con il Consiglio di amministrazione dell’azienda e con Agsm Aim Ambiente lo sta valutando e facendo valutare. Qual è il nocciolo della questione? Interpellato, Testa illustra il percorso.

L'impianto già in fase di collaudo per la produzione di biometano

«A Ca’ del Bue c’è già un impianto per la produzione di biometano, ricavato dalla lavorazione del Forsu, cioè la frazione organica del rifiuto solido urbano, senza però bruciare nulla», spiega il presidente. «Di questo impianto si sta terminando il collaudo e poi entrerà in esercizio. Avrà una linea di produzione e la prospettiva è di raddoppiarla. Il biometano servirà per far viaggiare gli autobus dell’Atv, in provincia, e quelli dell’Amia che si muovono in città».

I fanghi da depurazione

Da questa lavorazione resta anche il cosiddetto digestato, una parte residuale, il cui uso è legato al futuro nuovo impianto sul quale si sta concentrando l’azienda. Qui entrano in gioco i fanghi da depurazione, che avanzano appunto da numerosi depuratori sparsi per la città e la provincia. Questi fanghi, illustra Testa, «sono per il 75 per cento umidi, e contenendo molta acqua sono pesantissimi. Per questo sempre di meno vengono utilizzati in agricoltura, non oltre il venti per cento, per evitare che dal terreno i materiali vadano nella falde acquifere. Ebbene, questi fanghi da depurazione insieme al digestato, verrebbero mineralizzati, bruciandoli, nel nuovo impianto che verrebbe costruito ex novo, abbattendo altri impianti ora a Ca’ del Bue».

Obiettivi della nuova struttura? «Non portare fanghi e digestato in campagna, non in discarica, e risparmiare quattro milioni di metri cubi di metano che dovrebbero essere usati per seccare il digestato», fa notare Testa.

E sull’iter ora da seguire e sul fatto che, però, ci sono tante perplessità ma anche proteste e prese di posizioni diverse, in città e provincia, Testa pone pure paletti precisi. «L’impegno assunto da me e dal Consiglio di amministrazione è fare in modo che con questo impianto dovrà far diminuire l’impatto sul territorio dei Comuni circostanti e noi abbiamo tutto l’interesse a dimostrare a che succederà. Se non sarà così io personalmente mi assumo la responsabilità di dire che non porterà avanti questo progetto».

Garanzie: incarico a un ente di ricerca

Come Agsm Aim cercherà garanzie? «Ho già dichiarato di voler proporre di affidare un incarico a un ente di ricerca che possa darci tutte le garanzie, sull’impatto», aggiunge Testa. «Essendo io stato presidente dell’Enea ed essendo nel cda dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Quindi ci rivolgiamo a un ente terzo, diverso, e abbiamo scelto l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, che ha una sezione ambientale. E vorrei fare questi approfondimenti insieme ai Comuni interessati, perché credo che un’azienda pubblica come Agsm Aim debba agire insieme a Comuni, perché questo progetto non deve essere una minaccia, ma un contributo ai territori. Il nostro obiettivo», dice Testa, «è trasformare i rifiuti in ricchezza per la collettività».

L'incontro pubblico

Testa e Agsm Aim illustreranno il progetto lunedì 19 febbraio, alle 18.30, all’auditorium Verdi di Veronafiere, in un incontro pubblico. «Poi», conclude, «nei Consigli comunali dei Paesi vicini».

Enrico Giardini

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