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La tragedia in Lessinia

Micky e Tommy morti nella ghiacciaia, in marzo il caso davanti al giudice. Il papà: «Senza di loro anche il Natale non è più Natale»

I genitori delle vittime si sono opposti all'archiviazioned del caso chiesta dal pm
Il crollo della «giassara» a Malga Preta di sotto ha spezzato le vite di Michele Mazzucato (in alto) e Tommaso Saggioro
Il crollo della «giassara» a Malga Preta di sotto ha spezzato le vite di Michele Mazzucato (in alto) e Tommaso Saggioro
Il crollo della «giassara» a Malga Preta di sotto ha spezzato le vite di Michele Mazzucato (in alto) e Tommaso Saggioro
Il crollo della «giassara» a Malga Preta di sotto ha spezzato le vite di Michele Mazzucato (in alto) e Tommaso Saggioro

«Siamo stati avvisati durante le festività. Se non altro, è stata fissata una data. Ora speriamo che vengano riconosciute eventuali responsabilità per quanto accaduto». A parlare è Mattia Mazzucato, il papà di Michele, uno dei due bambini, assieme a Tommaso Saggioro, morti il 3 luglio del 2021, travolti dalle pesanti lastre di pietra di Prun che costituivano il tetto di una delle tante ghiacciaie della Lessinia.

L’udienza

A metà marzo è stata fissata l’udienza in cui verrà discussa l’opposizione all’archiviazione dell’inchiesta, aperta per le ipotesi di reato di omicidio colposo e lesioni colpose. Perché oltre a Michele e Tommaso, che hanno perso la vita a otto e sette anni a causa del crollo della ghiacciaia, anche due loro amichetti erano rimasti feriti. L’udienza si terrà davanti al giudice per le indagini preliminari Livia Magri. Spetterà a lei il compito di decidere se archiviare definitivamente il caso, se chiedere nuove indagini o addirittura disporre l’imputazione coatta dell’unico indagato dell’inchiesta: Augusto Ceradini, comproprietario del terreno sui cui sorge la ghiacciaia adiacente a Malga Preta, di cui è anche il gestore.

Secondo il pubblico ministero Paolo Sachar, titolare dell’inchiesta, il proprietario «ben difficilmente avrebbe potuto constatare lo stato di ammaloramento del tronco di abete, non poteva ragionevolmente prevedere l’evento crollo e dunque non poteva adottare alcuna misura di prevenzione». Da qui, sul piano causale «non è stato possibile rinvenire un’azione dovuta che, se realizzata, avrebbe evitato la morte dei minori a seguito del crollo della ghiacciaia». Una conclusione a cui il pm Sachar è giunto alla luce della consulenza tecnica da lui disposta e redatta dall'ingegnere Luigi Cipriani. Conclusione che lo ha spinto a chiedere appunto l’archiviazione del procedimento nell’aprile dello scorso anno. I familiari dei piccoli coinvolti nel crollo però, decisi a far luce fino in fondo su quanto accaduto, hanno presentato opposizione tramite i propri legali.

Il dolore dei familiari

Passaggi giudiziari che hanno aggiunto dolore al dolore dei familiari dei bimbi coinvolti. La ferita, come spiega Mattia Mazzucato, è sempre aperta. «Sono passati due anni e mezzo, ma è sempre dura. È dura il 3 di ogni mese, è dura il 3 luglio e ogni volta che cade il giorno del compleanno», racconta il padre. «Ora sono appena finite le feste. C’è stata Santa Lucia, c’è stato Natale, ma è inutile: non si festeggiano più come prima. Manca sempre qualcuno». Il dolore di Mazzucato è molto composto. «Ci teniamo a precisare che non ce l’abbiamo con nessuno. Non si tratta di una vendetta, né di qualcosa di personale», conclude. «Vogliamo solo che vengano riconosciute le responsabilità per quanto è successo ai nostri bambini».

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Manuela Trevisani

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