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IL RIDER RAPINATO E PICCHIATO

Baby gang, il racconto di una vittima: «Mi hanno colpito in tre, sanguinavo. Ora di notte non lavoro più»

Alcuni rider al lavoro
Alcuni rider al lavoro
Alcuni rider al lavoro
Alcuni rider al lavoro

«Dal giorno della rapina ho smesso di fare consegne di notte. Mia moglie si è spaventata molto, anche perché allora nostra figlia aveva solo pochi mesi». A parlare è uno dei rider presi di mira da alcuni ragazzi della baby gang Qbr di Borgo Roma, finiti in manette nei giorni scorsi. Il 10 settembre del 2020, mentre stava consegnando alcune pizze al parco San Giacomo, è stato bloccato, aggredito, derubato da quattro ragazzi, tutti finiti in manette, e una ragazza, di cui finora non si era saputo nulla. «L’ordine delle pizze è arrivato alle 3 di notte. Quando sono arrivato al parco sul mio scooter, c’erano due persone ad attendermi: un ragazzo e una ragazza», racconta il fattorino, che chiede di restare anonimo. «Al momento di consegnare il denaro, mi hanno allungato solo 25 euro, mentre il conto era di 28. Così gli ho chiesto di darmi altre tre euro. Mentre eravamo intenti a discutere di questo, però, tre ragazzi sono arrivati da dietro e hanno cominciato a picchiarmi».

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Il rider è stato colpito violentemente alla nuca ed è caduto a terra. A quel punto, i quattro ragazzi hanno iniziato a tirargli pugni al naso e calci in varie parti del corpo, mentre l’unica ragazza presente lo teneva bloccato alle gambe per impedirgli di muoversi. «Quando sono arrivati da dietro e mi hanno aggredito, il mio cervello ha smesso di funzionare: non capivo cosa stesse succedendo», racconta il fattorino. «Ricordo che qualcuno aveva il volto coperto, ma poco altro».

I ragazzi sono riusciti così a rubargli il portafogli, con all’interno 400 euro, alcuni documenti personali che l’uomo custodiva nella tasca destra dei pantaloni, oltre ai 25 euro delle pizze, che aveva già messo nel giubbino. Infine, le chiavi del motorino. «In quel momento continuava a uscirmi sangue dal naso, non si fermava più», prosegue. «Sono riuscito però a chiamare la polizia, che in pochi minuti è arrivata sul posto». Le volanti hanno iniziato a girare intorno al parco San Giacomo. «Già quella notte ne hanno preso uno», spiega il rider. «Quando gli agenti lo hanno fermato, lui ha detto che la pizza l’aveva ordinata da un’altra parte, ma quando hanno controllato l’elenco delle chiamate, hanno trovato il mio numero».

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Nel frattempo il fattorino è andato al pronto soccorso per curare le varie ferite. A causa dell’aggressione, l’uomo ha riportato la frattura delle ossa nasali, un trauma cranico e altre ferite al volto per una prognosi di 26 giorni complessivi. A questo si aggiungono i danni economici. «Quella rapina mi è costata più di duemila euro. Oltre ai 400 euro in contanti che mi sono stati rubati, i ragazzi mi hanno anche rotto il telefono cellulare, che avevo appena acquistato», spiega il fattorino. «Inoltre, durante la rapina avevano fatto cadere il motorino con cui ero arrivato fino al parco: quando l’ho portato a riparare, il conto è stato salato. Mi piacerebbe che qualcuno mi risarcisse». Fin qui, gli aspetti pragmatici. C’è poi tutto il risvolto umano.

«Mia figlia ora ha due anni e mezzo, ma allora aveva solo pochi mesi», racconta il rider. «Quando mia moglie ha saputo cosa mi era successo, si è spaventata moltissimo. Così abbiamo deciso che non avrei più fatto consegne a tarda notte, ma solo fino alle 23, e che avrei risposto solo a ordini per delivery a casa, non più in aree esterne». 

Manuela Trevisani

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