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Approvata la mozione

Anche Verona ora è RE.A.DY: stop alle discriminazioni omofobe

Il consiglio comunale ha approvato la delibera con 21 voti favorevoli e 4 contrari
Il consiglio comunale di Verona vota per l'adesione alla rede RE.A.DY
Il consiglio comunale di Verona vota per l'adesione alla rede RE.A.DY
Il consiglio comunale di Verona vota per l'adesione alla rede RE.A.DY
Il consiglio comunale di Verona vota per l'adesione alla rede RE.A.DY

Il comune di Verona è ...RE.A.DY. Approvata, con 21 voti favorevoli e 4 contrari la delibera che definisce l’ingresso del Comune scaligero nella Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere, con la sottoscrizione della Carta d’Intenti che specifica le attività che la Rete propone di mettere in campo. La città entra a far parte dell’Associazione nazionale che conta oggi fra i suoi membri circa 230 fra amministrazioni ed enti locali.

Nata a Torino nel 2006 vi aderiscono ora tutti i comuni capoluogo attorno a Verona

RE.A.DY Nasce a Torino il 15 giugno 2006, nell’ambito del Pride nazionale, quando la Città di Torino, in collaborazione con il Comune di Roma, riunisce rappresentanti istituzionali di dodici Pubbliche Amministrazioni, tra Regioni ed Enti Locali da tutta Italia, con l’obiettivo di metterli in rete attraverso la condivisione di una Carta di Intenti, il documento costitutivo che ne definisce finalità, compiti, organizzazione e impegni.

Vi aderiscono ad oggi tutti i comuni capoluogo attorno a Verona: Vicenza, Padova, Rovigo, Mantova, Brescia e Trento. Tutte le grandi città del Paese: Roma, Milano, Torino, Napoli, Palermo, Genova, Bologna, Firenze e Bari. Ma anche Regioni come Toscana, Piemonte, Marche e Emilia Romagna. In tutto vi aderiscono circa 230 tra amministrazioni e enti locali.

La Rete Re.A.Dy punta a individuare, mettere a confronto e diffondere politiche di inclusione sociale per le persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender realizzate dalle Pubbliche amministrazioni a livello locale. Ancora, contribuire alla diffusione di buone prassi su tutto il territorio nazionale mettendo in rete e supportando le Pubbliche amministrazioni nella realizzazione di attività rivolte alla promozione e al riconoscimento dei diritti delle persone LGBTQIA+.

A Verona oltre 1.600 i casi seguiti

Sono stati 1.678 i casi seguiti dal Sat Pink - Servizio Accoglienza Trans negli ultimi 10 anni, tra supporto psicologico, inserimento lavorativo e supporto per casi di violenza e discriminazione. Sono 421 tra rifugiati e richiedenti asilo supportati dallo sportello Pink Refugees, nato nel febbraio 2017 all’interno del Circolo Pink di Verona. Sono inoltre 259 le chiamate ricevute dal Telefono Amico nel solo 2022 ricevute da Pianeta Milk Verona LGBT* Center.

Nel report del 2021 della Gay help line, in collaborazione con l'UNAR (ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) sono stati registrati circa 20.000 contatti di richiesta di aiuto da parte di persone della comunità LGBTQIA+ (50 contatti al giorno). Nel report si evidenzia come ci sia un rialzo delle discriminazioni rispetto all'anno precedente sia in ambito familiare, sociale che lavorativo (il 150% di richieste in più, tornando ai livelli pre pandemici).

Il 15% delle denunce riguardano mobbing, stalking e revenge porn sul posto di lavoro, a cui risultano più esposte le persone trans, il 19% denuncia aggressioni e minacce, il 15% denuncia bullismo e atti discriminatori, il 42% denuncia violenze e maltrattamenti in famiglia, soprattutto dai 13 ai 29 anni. Il dato forse più allarmante è quello che riguarda l'età delle persone che contattano il centro: il 40% ha meno di 35 anni.

L'assessore: «Tenere alta attenzione contro tutte le discriminazioni»

Il sindaco Damiano Tommasi è arrivato in Aula dopo aver partecipato al premio Domus Mercatorum organizzato dalla Camera di Commercio di Verona. «Come Amministrazione – ha sottolineato l’assessore alle Pari opportunità Jacopo Buffolo – abbiamo voluto proporre l’adesione alla Rete per schierare la nostra città contro la violenza e la discriminazione. L’articolo 3 della nostra Costituzione parla chiaro. L’Amministrazione di una città deve impegnarsi a rimuovere tutti gli ostacoli che impediscono a ciascuna persona di realizzarsi ed esprimere liberamente sé stesso. Per questo, tra le barriere che intendiamo eliminare, ci sono anche quelle legate all’orientamento sessuale e l’identità di genere, così da riuscire a fare un’ulteriore passo in avanti nel sentirci comunità. I temi posti dalla comunità LGBTQIA+ necessitano del mantenimento sempre alto dell'attenzione, al pari tutte le altre discriminazioni».

E  ha aggiunto: «Tale scelta non è più importante di altre, come talvolta è stato rinfacciato in commissione, ma basilare rispetto alla necessità di tutelare le persone che le nostre città le abitano; perché quando lo si fa, quando si tutelano le persone, questo non è e non deve essere un minus per tutti gli altri». In risposta agli interventi effettuati in aula l’assessore Buffolo ha precisato che: «Nel bilancio non ci saranno aumenti dei tributi comunali. Si sta lavorando per allargare l’area di esenzione dell’addizionale IRPEF. Non saranno fatti tagli sugli stanziamenti già destinati a sociale, cultura e istruzione. Di questi giorni, proprio in favore delle politiche sociali, è stata approvata una variazione di bilancio importante, che prevede un sostanzioso incremento degli aiuti alle famiglie, con quasi 1 milione di euro destinati al Fondo Povertà».

Le minoranze: «Le priorità sono altre»

Sintesi dibattito Carla Padovani, Battiti per Verona: «In un contesto nazionale e internazionale particolarmente critico, per la crisi economico-sociale in corso e per il grave conflitto che continua ad imperversare in Ucraina, colpisce che fra le prime preoccupazioni dell’Amministrazione vi sia l’adesione alla Rete RE.A.DY. Tutti siamo d’accordo di tutelare ogni tipo di discriminazione, ma vorrei delle garanzie sulle scelte o sui progetti che si intendono fare nei confronti delle famiglie».

Marco Padovani, Fratelli d’Italia: «Nessuno vuole discriminare nessuno e riteniamo importante l’inclusione sociale. Definite questo atto una delibera importante per l’Amministrazione, eppure questa sera oltre al sindaco Tommasi mancano in aula gli assessori che per competenze si occupano di sociale e scuola. Forse sarebbe stato opportuno chiarire quali sono le azioni che intendete portare avanti come conseguenza dell’adesione alla Rete RE.A.DY».

Paolo Rossi, Verona domani: «Il confronto è sempre stata una priorità per me, un punto di partenza che consente di comprendere idee e posizioni altrui. Stiamo affrontando una tematica complessa che richiedeva il giusto tempo per la sua comprensione, invece l’Amministrazione ha scelto una via accelerata, per arrivare velocemente all’approvazione. Resta da capire cosa si vorrà fare per abbattere la discriminazione. Vogliamo vedere le proposte, non solo parole».

Nicolò Zavarise, Lega – Liga Veneta: «Quando uno non può più esprimere la sua idea senza essere etichettato come violento o antisociale, siamo di fronte ad una violenza che lede il diritto di espressione. Invece di presentare con chiarezza le vostre idee vi mascherate dietro parole come discriminazione e tutela. Qui non si tratta di essere a favore o contro a particolari situazioni, ma di far capire che questo è il primo passa per l’introduzione sociale che punta, contrariamente a quello che sostenete, a ledere le idee e il diritto di espressione degli altri diversi da voi».

Federico Sboarina, Battiti per Verona: «Forse le priorità su cui si dovevano fare le corse erano altre visto che in questi primi 100 giorni di Amministrazione ancora nulla di concreto è stato fatto. Quando di parla di discriminazione è evidente che chiunque all’interna di quest’aula e dentro la nostra comunità deve battersi contro, per tutelare la libertà di tutti. Non dovrebbe esserci bisogno di aderire ad una Rete. Sono cose già previste e normate dalla Costituzione. Voi rincorrete solo una ideologia. Non è ancora chiaro cosa volete fare nel concreto e quanto volte investire. Non esiste una città buona e non buona. Qui nessuno combatte la difesa di diritti ma chiede chiarezza sulle scelte politiche che una parte vuole portare avanti».

Rosario Russo, Battiti per Verona: «È una carta d’intenti che contiene punti assolutamente condivisibili. Le perplessità nascono sui progetti che si intendono fare per garantire una certa tipologia di diritti a discapito di altri. Le buone intenzioni devono tradursi in buone pressi che in questa delibera non sono spiegate, come non sono spiegati i costi che tutto questo comporterà per il Comune».

I consiglieri di maggioranza: «I diritti riconosciuti migliorano la vita di tutti»

Giacomo Piva, Damiano Tommasi Sindaco: «La carta Ready che stiamo discutendo, non riguarda la scuola. Le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, secondo la normativa statale, sono autonome per quanto riguarda i programmi. L’obiettivo è quello di dotare gli insegnanti degli strumenti necessari per individuare eventuali criticità e attivare le soluzioni più consone al caso concreto. Per la costruzione dei progetti saranno ascoltate le realtà associative del territorio ed elaborate soluzioni in seno alla commissione comunale competente. Per questa amministrazione la partecipazione di tutte le forze politiche presenti in quest'aula e delle associazioni è e sarà essenziale».

Jessica Veronica Cugini, In Comune per Verona: «Che questo fosse uno dei nostri intenti politici, credo fosse palese anche a chi ci ha votato, visto che la Carta Ready era nel nostro programma elettorale. Non siamo le sole e i soli a credere che occorra garantire i diritti civili. E non perché ci occupiamo più di Carta Ready che di bollette e carovita, ma semplicemente perché i diritti quando riconosciuti, vanno a implementare le possibilità nella vita delle persone non a sottrarle, per cui crediamo che le politiche contro le discriminazioni non tolgano nulla alle politiche sociali e di sostegno alle famiglie».

Beatrice Verzè, Traguardi: «Grazie ad una mozione di Traguardi, nel dicembre 2021 Verona è entrata a far parte della città ‘in difesa di’, rete che si impegna a promuovere e stimolare una cultura dei diritti e a lottare fianco a fianco dei difensori dei diritti umani. E’ stato un primo passo importante in questo percorso. Quella di oggi non è una semplice battaglia ideologica, come qualcuno vuol far credere. Anche per questo crediamo che sia fondamentale che un atto come questo passi dal voto del Consiglio. Ci darà l’opportunità di aprire le porte a quella casa comune che dovrebbero essere le istituzioni».

Michele Bresaola, Pd: «Progetti sociali che vanno nella direzione di ridurre le disuguaglianze, di qualsiasi tipo, sono un investimento. Determinati progetti non sono una fredda operazione contabile di ‘impegno di spesa’, bensì generano un beneficio per la collettività maggiore rispetto ai costi. In 16 anni dalla nascita della rete Ready la città di Verona non ha mai pensato di iniziare a lavorare in modo robusto su questo argomento. Questa adesione è l’inizio di un percorso strutturato sui diritti di persone che manifestano bisogni e reclamano ascolto».

Sergio Tonni, Damiano Tommasi Sindaco: «L’attuale Amministrazione considera una priorità la tutela dei diritti delle cittadini e delle cittadine. In questo si distingue dalle esperienze passate. Basti solo pensare che nel quinquennio 2017-2022 il Consiglio comunale si è occupato di diritti solo per l’approvazione della Nuova Carta dei Diritti della Bambina. Noi oggi diamo concreti segnali per dimostrare che nessuno viene lasciato solo dall’Amministrazione cittadina».

 

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