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l'amia analizza le criticità

Verona più pulita, servono 200 assunzioni. L'Amia: «Ma non ci sono fondi»

Sono gli operatori ecologici che mancano. L'azienda municipalizzata: «Occorrerebbe raddoppiare il personale ma la coperta è corta»
Lungadige Matteotti, un mezzo dell’Amia in azione per svuotare i cassonetti
Lungadige Matteotti, un mezzo dell’Amia in azione per svuotare i cassonetti
Lungadige Matteotti, un mezzo dell’Amia in azione per svuotare i cassonetti
Lungadige Matteotti, un mezzo dell’Amia in azione per svuotare i cassonetti

Altri 200 operatori. Tanti sono gli uomini in più che servirebbero ad Amia per avere una città pulita. «Quando la coperta è troppo corta, non ci sono alternative: per non vedere più cassonetti e cestini traboccanti di rifiuti, mettendo da parte altre soluzioni strutturali che al momento sarebbe sconveniente valutare visto che a giugno cambia tutto con la nuova società “in house“, per risolvere l’emergenza si potrebbe solo raddoppiare il numero attuale dei netturbini in servizio», fa i conti il presidente Bruno Tacchella.

Il personale

Più uomini, quindi, per coprire più turni soprattutto nelle strade ad alta intensità di conferimento dove convergono ristoranti, bar, negozi, in una sempre più difficile convivenza con i residenti che non trovano più posto per gli scarti domestici. Tacchella riflette: «Naturalmente a ruota, se cresce il personale che svuota i cassonetti, andrebbe allargata anche la platea degli autisti, implementando di qualche decina il bacino degli 85 che oggi sono alla guida dei mezzi. Bisognerebbe anche ragionare sulla necessità di rinnovare il parco macchine, ormai vetusto, puntando sulla tecnologia che ridurrebbe i tempi di molte operazioni. Questo è quello che, al momento, potrebbe fare Amia per garantire il decoro e l’igiene soprattutto in centro a Verona», continua il presidente, «perchè è lì, soprattutto dentro l’ansa dell’Adige, che il problema è più evidente, non tanto nei quartieri periferici. Ma si capisce», prosegue il numero uno della società, «che stiamo ragionando su delle ovvietà: se 200 operatori ecologici, quelli attualmente in organico, non riescono a garantire la raccolta dell’immondizia che, dopo il Covid, è esplosa per il boom delle presenze turistiche e degli eventi, è chiaro che mettendo in turno più uomini h24 il problema si risolve o, quanto meno, rientra nei binari della normale gestione del servizio. Ma per farlo servirebbero tanti soldi. Che non ci sono».

I costi

Continua con i conti, Tacchella: «Un operatore costa in media 40mila euro l’anno, per assumerne altri 200 Amia spenderebbe 8 milioni di euro, e dove li prendiamo? Una cifra esorbitante a fronte di una Tari che è contenuta rispetto a quella pagata in altre città. Insomma, si può stare qui a parlare per ore del centro sporco, di certi angoli diventati discariche e dei topi che circolano: ripeto, con 200 netturbini in più, riuscirei a garantire più giri nel corso della giornata soprattutto nelle vie dove i rifiuti si ammassano senza smettere mai. Ma è una soluzione impossibile».

Il presidente insiste: «E poi, se proprio volessimo avere un dipendente che gira e svuota tutto h 24 senza soluzione di continuità, allora dovrei prenderne non so nemmeno quante di persone in più. Forse, a questo punto, bisogna essere ragionevoli. Amia può certo migliorare ma da sola non ce la fa a risolvere la situazione, serve un atteggiamento diverso da parte della gente, che va educata, altrimenti di questo passo qualsiasi riorganizzazione dei servizi rischierebbe di essere inefficace. E’ fondamentale l’apporto collaborativo dell’utenza. Lo vedo cosa succede in giro, è come se la gente non si rendesse conto che, a forza di lasciare i sacchetti fuori dai cassonetti, di riempire i cestini in via Mazzini con l’immondizia di casa o con la scatola delle scarpe appena comperate, di abbandonare pezzi di aspirapolvere in mezzo ai cartoni, di plastica in mezzo al vetro, a forza insomma di considerare quello dei rifiuti un problema di “altri“ che tocca sempre a “quelli“ dell’Amia risolvere, beh, non facciamo molta strada, qualunque sia il sistema adottato e qualsiasi sia il numero di uomini dedicato».

Turismo e ristorazione

E’ il turismo l’altra faccia del problema. «Quando a Verona arrivano diverse decine di migliaia di persone per una fiera, una corsa, un evento, un concerto», è l’analisi del manager, «non è possibile star dietro alla quantità di scarti che producono lasciando la città in uno stato indecoroso. E’ come se tutto fosse permesso perchè manca la buona educazione, il senso del rispetto verso la città. Di fronte a certi flussi, facciamo sforzi enormi per garantire il servizio, ma torniamo all’inizio, alla coperta troppo corta».

Che Verona sia diventata un «mangificio» proprio in risposta ai milioni di visitatori che la scelgono, è quanto sostiene il professor Filippo Celata dell’Università La Sapienza di Roma che ha individuato nel fenomeno degli affitti brevi una delle cause dell’esplosione di attività di ristorazione nel cuore della città: «Il centro è destinato via via allo spopolamento da parte dei residenti» ha allarmato, «stanchi dei disagi e dei disservizi, compreso quello dell’invasione dei rifiuti».

Le possibili soluzioni

Soluzioni? «I cassonetti intelligenti», conclude il presidente di Amia, «anche se in centro storico non sono proponibili e lì servono soluzioni diverse. Resta il porta a porta, che ha molti aspetti negativi: prevede più mezzi in circolazione a tutte le ore, anche nelle aree pedonali; e dà per scontato che tutti abbiano spazi privati, in casa o nei negozi, per ammassare cartone, vetro, plastica, in attesa della raccolta: e con l’umido, che odora, prodotto in quantità esorbitante dai ristoranti, come si fa? Da qualsiasi parte la si giri», conclude Tacchella, «il problema resta. In questo momento dell’anno, poi, ancora di più: si avvicina l’estate con le ferie dei dipendenti, ci servono 40 operatori per coprire il periodo da giugno a settembre ma non si trovano. Non saranno mesi facili, anche per gli eventi in programma».

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Camilla Ferro

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