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il prefetto della capitolare è anche alpino

No all'Arena tricolore, Fasani: «I 150 anni delle Penne Nere avvenimento rilevante. Le polemiche per un difetto di comunicazione»

di Alessandra Vaccari
Il sacerdote, giornalista e scrittore auspica che nascano commissioni sull’arredo urbano. E aggiunge: «Monumenti, biblioteche, teatri: credo dovrebbero essere tutti ad ingresso gratuito»
Monsignor Bruno Fasani, prefetto della Biblioteca Capitolare
Monsignor Bruno Fasani, prefetto della Biblioteca Capitolare
Monsignor Bruno Fasani, prefetto della Biblioteca Capitolare
Monsignor Bruno Fasani, prefetto della Biblioteca Capitolare

Monsignor Bruno Fasani non è soltanto un sacerdote della Diocesi di Verona, dove ricopre vari incarichi tra cui quello di Prefetto della Biblioteca Capitolare. È questo suo incarico che lo porta ad essere, di fatto, custode di cultura. È anche giornalista professionista, e scrittore. Ma don Bruno è anche un alpino, già direttore del periodico Montebaldo ed editorialista de L’Alpino, il periodico dell’Ana. E questo la dice lunga sul suo senso di appartenenza alle Penne nere. Ieri ha concelebrato la messa dell’anniversario di fondazione delle truppe alpine, sulla scalinata di palazzo Barbieri.

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Come considera la vicenda amministrazione-alpini-sovrintendenza?

Ho l’impressione che si sia trattato di un problema di comunicazione essenzialmente. Conosco il sindaco e conosco il sovrintendente che è persona sensibile e con cui ho sempre trovato grande accoglienza. L’idea che mi sono fatto dall’esterno è quella che si sia stato un vulnus, una ferita sul piano della comunicazione e che al sovrintendente non sia arrivata l’importanza dell’avvenimento. Tante volte è parlandosi e guardandosi in faccia che si capisce l’importanza di qualcosa. Mi auguro che tra 50 anni gli alpini ci siano ancora. I 150 anni di oggi non sono un avvenimento da annoverare alle feste generiche, o di quelle che capitano periodicamente. Era un avvenimento che è stato celebrato in tutta Italia con le grandi celebrazioni di Napoli. Se si fosse spiegata la portata di un tale avvenimento forse si sarebbe meglio capita la rilevanza. Su chi non abbia fatto la sua parte non so dare risposte non so dire se siano stati gli alpini a non muoversi per tempo, l’amministrazione che doveva farlo o se ci si doveva incontrare. Da parte sua, anche la sovrintendenza deve comunicare meglio, perchè spesso al cittadino le scelte sembrano incomprensibili, come se la decisione della sovrintendenza fosse una sorta di ghigliottina inappellabile, alle volte con risposte ritenute fuori dalla realtà. Messe lì in nome di un potere che le autorizza a decidere sulla testa dei cittadini. Non dico che è vero, ma ritengo che la sovrintendenza dovrebbe spiegare, motivare le proprie scelte per farne capire il senso. Non so se bisognerà pensare anche per le sovrintendenze a degli uffici stampa, per aiutare il cittadino.

Che funzione ha la sovrintendenza?

La sovrintendenza ha anche una funzione pedagogica, quella di educare il cittadino. Alle volte ho l’impressione che il cittadino non capisca cosa c’è dietro alle sovrintendenze, come appunto ciò che decide fosse una sentenza inappellabile fine a sè stessa.

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E come si risolve il problema?

Auspico che vengano istituite delle commissioni miste per valutare le proposte di valorizzazione dei monumenti.

E che filoni bisognerebbe seguire?

L’arredo urbano e l’utilizzo dei monumenti. Auspico un dialogo tra amministrazione e sovrintendenza, un dialogo continuo e non su singoli argomenti. L’arredo urbano, per esempio, per rendere sempre più bella questa città. Natale si avvicina, so che mi attirerò strali da qualcuno, ma secondo me, i banchetti che vendono il nulla, su Ponte Pietra sono una profanazione di uno dei più bei monumenti della città, e lo ritengo da anni. Ci può essere una forma di dialogo tra l’amministrazione e i cittadini per trovare una soluzione che tuteli gli interessi dei secondi senza ferire la bellezza della città? Faccio un altro esempio: le luminarie che sono uno spreco e forma di kitsch, e di pesantezza estetica. Perchè con gente di buon gusto, architetti o altri non ci mettiamo a tavolino con sovrintendenza e amministrazione? Volete mettere se in piazza delle Erbe ci fossero soltanto un gruppo di abeti?

Cos’è per lei la bellezza?

La bellezza è essenzialità. Chiedersi che cestini mettiamo, che insegne mettiamo, ma che sia un dialogo, una ricerca sul decoro.

E dell’utilizzo dei monumenti che dice?

La storia ci ha consegnato monumenti come piazze di incontro, agorà: l’Arena, le biblioteche, i teatri, tutto ciò che la storia ci ha consegnato era luogo di incontro, dobbiamo tornare a rendere fruibili i nostri monumenti, per farli rispettare e diventare luogo in cui ci si ritrova. Credo dovrebbero essere tutti ad ingresso gratuito. Noi dobbiamo seminare intelligenza spirituale, che è quella che sta sparendo che non vuol dire quella clericale della morale. L’intelligenza spirituale è la bellezza. Dobbiamo tornare lì, siamo qui a vedere baby gang che rubano cellulari ed altre stupidaggini, perchè abbiamo dei giovani che non hanno più l’intelligenza spirituale. È la bellezza che salverà il mondo, come diceva Dostoevskij, è un lavoro di gruppo. Altrimenti le amministrazioni guardano a come usufruire per portare a casa incassi la sovrintendenza tratta i monumenti come malati gravi, da curare, e perdiamo di vista l’obiettivo che i monumenti debbano tornare ad essere luoghi di incontro, ed invece è la bellezza spirituale che salverà il mondo, quella che evoca in noi i la poesia, sentimenti dell’infinito.

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