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il caso

Residenti in fuga, a Verona affitti turistici raddoppiati in tre anni: ecco cosa fanno le città europee

Effetti dell’overtourism sulle città d’arte: in Italia non c’è una soluzione, ma altri l’hanno trovata. In calo da Berlino a Amsterdam, dove si introducono limitazioni a salvaguardia dei centri
Piazza Erbe, la folla dei turisti nel cuore della città antica
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Le locazioni turistiche a Verona hanno raggiunto numeri «al limite della tenuta». Negli ultimi tre anni, prendendo come termine di confronto il 2019 e cioè prima che il Covid sconvolgesse il mondo, «il fenomeno in città è raddoppiato». Si è passati da una situazione di parità con 6.000 posti letto negli alberghi e altrettanti negli «affitti brevi», al sorpasso attuale degli ultimi sui primi.

«Sorpasso? E’ un raddoppio e, se non si interviene subito regolamentando un settore che non conosce limitazioni, tra 5-6 anni la città imploderà. Perché non potrà più reggere questo trend che dal 2019 ha visto un aumento del 50% degli affitti turistici. Con tutto quello che questo comporta e che sta cambiando il volto del centro storico di Verona».

Infatti: «I residenti se ne vanno, il valore degli immobili si deprezza e alla fine c’è una percezione negativa della città anche da parte degli stessi che vengono a visitarla, perché la qualità della vita qui non è più tale, perché il nostro contesto urbano non è attrezzato per accogliere numeri da metropoli e le presenze eccessive sconvolgono le dinamiche del centro e lo mettono in crisi».

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Il malessere degli albergatori

Alessandro Tapparini, presidente della Cooperativa Albergatori Veronesi, è portavoce del malessere - oltre che della categoria - di tanti turisti che così bene a Verona, alla fine, non si sono trovati: «Come si fa a essere soddisfatti se per passeggiare in centro ci sono i sensi unici pedonali? Se si viene triturati e trasportati da un flusso disumano di persone? In certi momenti dell’anno si ha la percezione di essere finiti in una bolgia. E tutto questo disordine ha una causa chiara: gli alberghi sono sempre quelli perché non è possibile autorizzarne di nuovi e quindi non possono essere additati come responsabili dell’overtourism, è l’extra-alberghiero invece a essere esploso, passando», ribadisce, «dai 6mila letti del 2019 ai 18mila attuali. Dentro a questo dato rientrano anche i B&B e gli affittacamere, ma la parte del leone la fanno le locazioni turistiche che su 18mila sono almeno 10mila. Crescono ogni giorno perché non c’è una legge che normi e metta dei paletti. Ecco perché è fondamentale, a questo punto, che l’amministrazione segua ad esempio il modello di Venezia: lì il Comune decide quante attività autorizzare».

«Serve una legge che metta dei paletti»

Ma a Venezia c’è una legge che dà al Comune gli strumenti per farlo. È la legge che altre città d’arte italiane invocano da tempo, prima con il governo Draghi e ora con questo guidato da Giorgia Meloni. Ma per ora la soluzione non esiste.

A Tapparini fa eco Giulio Cavara, presidente dell’Associazione albergatori di Verona e vicepresidente vicario di Federalberghi Veneto. «E’ chiaro ormai che il comparto va normato, ma non perchè siamo contro quelli che potrebbero essere dei competitori, ma perchè è giusto che anche gli affitti brevi abbiano regole chiare. E sottostiano a controlli altrettanto certi. Altrimenti succede quello che stiamo vedendo e a raccogliere i cocci, alla fine, saranno tutti i veronesi, soprattutto quelli che vivono nel cuore della città. I controlli sono necessari e il governo deve intervenire, come stanno chiedendo anche altre città turistiche italiane soffocate ormai dalla degenerazione degli affitti turistici. Perchè la legalità deve essere rispettata da tutti gli operatori del comparto, così come la garanzia di equità per tutti del settore».

Conclude Cavara: «La situazione è insostenibile anche per i residenti che hanno iniziato ad andare via dalle case in Ztl, perchè all’interno si ritrovano a non avere più coinquilini ma un via vai di turisti».

La conferma che il vulnus vada cercato nel «disordine» degli affitti turistici, viene da uno studio dell’università La Sapienza di Roma in cui si prova che, nelle città europee che hanno introdotto limitazioni il fenomeno è calato. A Berlino, Amsterdam e Parigi, che hanno messo un tetto ai pernottamenti degli affitti brevi o che li hanno addirittura vietati in alcune zone della città, c’è stata un’inversione di tendenza. L’introduzione di norme ha ridotto tra il 20 e il 30% gli Airbnb.

Camilla Ferro

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