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L'ASSALTO AL CENTRO

Boom di Airbnb, Verona è un caso: in 5 anni cresciuti del 20 per cento

di Ilaria Noro
Verona seconda solo a Venezia per numero di locazioni brevi. Albergatori: «Mancano le norme, necessari i controlli»
Turisti in centro - L'esperto della Ca' Foscari indica, tra le misure da adottare, il costante monitoraggio del rapporto tra appartamenti residenziali ed in affitto.
Turisti in centro - L'esperto della Ca' Foscari indica, tra le misure da adottare, il costante monitoraggio del rapporto tra appartamenti residenziali ed in affitto.
Turisti in centro - L'esperto della Ca' Foscari indica, tra le misure da adottare, il costante monitoraggio del rapporto tra appartamenti residenziali ed in affitto.
Turisti in centro - L'esperto della Ca' Foscari indica, tra le misure da adottare, il costante monitoraggio del rapporto tra appartamenti residenziali ed in affitto.

Case aperte ai turisti, anche solo per una notte o due. Le locazioni brevi, appartamenti e stanze destinati ai visitatori, sono in crescita esponenziale nel veronese. Un vero e proprio boom che non ha visto freni nemmeno durante la pandemia e che ora segna un nuovo incremento.

Disponibilità cresciuta del 20 per cento in 5 anni

A Verona, la disponibilità di appartamenti in cui trascorrere anche solo pochi giorni è cresciuta di circa il 20 per cento in 5 anni. Solo in città, gli alloggi adibiti a tal uso sono 2.256 con un tasso di occupazione di oltre il 70 per cento e prezzi ormai in linea con quelli degli alberghi.

Quella scaligera è la seconda città del Veneto per numero di locazioni brevi, dopo solo a Venezia, 7.438 alloggi. L’incremento riguarda anche la provincia e in particolare la zona del lago di Garda dove in alcune località i posti letto degli affitti brevi sono cresciuti anche del duecento per cento: è il caso, ad esempio, di Bardolino e Lazise con un eloquente più 278 per cento.

Lo studio dei ricercatori della Ca' Foscari

I dati sono stati messi nero su bianco da uno studio del team di ricercatori dell’università Ca’ Foscari di Venezia, guidato da Dario Bertocchi che ha monitorato come si è evoluta la situazione in Veneto dal 2017, accendendo i riflettori su una parte importante dell’offerta turistica che spesso passa in sordina. La ricerca si è soffermata anche sui prezzi, che non si discostano molto da quelli richiesti dalle strutture ricettive classiche.

Il prezzo medio di un hotel a Verona tra metà e fine settembre (dati H-Benchmark) è stato di 137 euro a notte contro le 128 di un affitto breve: il prezzo medio più alto, 150, è stato rilevato ad aprile mentre quello più basso a febbraio, 112 euro. È una fotografia che da un lato immortala un trend diffuso e sempre più richiesto dai turisti, dall’altro mobilita una serie di considerazioni dal punto di vista normativo e sociale, con lo spettro dell’overtourism che la città antica ha intravisto durante i giorni da tutto esaurito dei fine settimana di dicembre.

«Verona non è Venezia»

«Verona non è Venezia: fortunatamente, la nostra città è ben al di sotto dei parametri della laguna», tranquillizza l’assessora alla Cultura, Marta Ugolini. «I dati di questo studio sono comunque molto preziosi perché gettano luce su un fenomeno poco misurato e indagato proprio per le forme in cui si pone sul mercato». Una ricerca analoga, tra l’altro, partirà anche a Verona nel 2023 realizzata dall’osservatorio sul turismo del Dipartimento di Economia aziendale dell’università.

«Questo è un segmento dinamico e in forte sviluppo. Il tasso di occupazione di queste strutture è balzato dal 40 al 73 per cento: ciò vuol dire che si esce dalla locazione occasionale e si entra in un contesto imprenditoriale e organizzato, che deve essere normato. Le amministrazioni locali devono poter conoscere e dialogare con queste realtà», è l’analisi di Ugolini.

Affitti brevi - Gli interni di un bed & breakfast. Nelle città il fenomeno delle locazioni brevi è in crescita, soprattutto in centro
Affitti brevi - Gli interni di un bed & breakfast. Nelle città il fenomeno delle locazioni brevi è in crescita, soprattutto in centro

Comparto da normare

Il comparto, che non rientra formalmente nel settore turistico anche se di fatto ne è parte integrante, va normato: lo sostiene da tempo anche Federalberghi. «Non siamo contro quelli che potrebbero essere un competitor: la concorrenza già c’è ed è positiva. Ma siamo risentiti sul fatto che il nostro ambiente, quello alberghiero così come i b&b, è normato in ogni suo punto mentre le locazioni brevi no», puntualizza infatti Giulio Cavara, presidente degli albergatori di Verona e vicepresidente vicario di Federalberghi Veneto.

«Dobbiamo essere sempre più consapevoli che questa è una tendenza di mercato ormai diffusa e consolidata che non dobbiamo contrastare, ma è necessario chiedere controlli ed una regolamentazione da parte dei diversi livelli di governo. L’obiettivo dev’essere quello del rispetto della legalità e la garanzia di equità per i soggetti che lavorano in questo settore. Stesso mercato, stesse regole per tutti», ha recentemente sottolineato il presidente di Federalberghi, Massimiliano Schiavon commentando la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che ha imposto al portale di prenotazioni Airb&b il pagamento della cedolare secca: una decisione accolta favorevolmente anche dall’associazione Locatori veronesi perché ritenuta un passo importante contro l’abusivismo.•.

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