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L’INTERVISTA

Regole sugli affitti ai turisti: «Ora asse tra Verona e Bologna»

Prosegue il dibattito sulle norme necessarie per evitare la congestione dei centri storici. La posizione del sindaco emiliano
Piazza Bra. Il centro storico in questi giorni è già invaso dai turisti
Piazza Bra. Il centro storico in questi giorni è già invaso dai turisti
Piazza Bra. Il centro storico in questi giorni è già invaso dai turisti
Piazza Bra. Il centro storico in questi giorni è già invaso dai turisti

Un asse tra Bologna e Verona per normare il tema degli affitti turistici. Per limitarne la diffusione incontrollata. Questo piano per trovare una soluzione omogenea a livello nazionale, che non consenta al “modello Venezia” di essere un unicum. Cioè una misura confezionata su misura soltanto del Comune guidato dal sindaco Luigi Brugnaro, come una legge ad hoc prevede già.

«Contatterò, su questo, il sindaco Damiano Tommasi, con cui ho già un rapporto di collaborazione su tanti fronti». Matteo Lepore, 42 anni, sindaco di Bologna, del Partito democratico, punta a coinvolgere anche Verona nel piano per normare il fenomeno degli affitti brevi di B&B, residenze turistiche, di tutto ciò che non è albergo.

Nella città felsinea ci sta lavorando in particolare la vicesindaca Emily Clancy, che ha partecipato nei giorni scorsi a una riunione a Venezia. Il 5 aprile a Bologna verrà presentato il Piano abitativo e in quel contesto verrà rilanciata anche l’iniziativa della proposta di legge.

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Il tema delle locazioni turistiche è al centro di un dibattito tra amministratori, categorie economiche, cittadini. Il nodo è quello delle regole da fissare, in tempi rapidi, per evitare che le città turistiche, e non soltanto i loro centri storici, siano invasi da turisti e visitatori che in certi casi di fermano soltanto qualche giorno. A Verona, città di circa 260mila abitanti, gli immobili utilizzati per locazioni turistiche censiti nel 2022 erano 2.083, un numero aumentato in maniera esponenziale negli ultimi anni.

Il Comune di Venezia, lo ricordiamo, ha già in mano una legge ad hoc che potrebbe già applicare, consentendo ai proprietari degli immobili di affittarli per massimo quattro mesi all’anno a turisti. La legge non è tecnicamente ancora applicata, però. Perché Brugnaro sta lavorando a un regolamento comunale in base al quale chi affitta un appartamento a turisti può farlo tutto l’anno, ma solo se aderirà appunto a queste regole di decoro, di raccolta differenziata dai rifiuti, e ad altre norme che i proprietari devono rispettare. Chi non sottoscriverà il regolamento entro qualche mese dall’entrata in vigore, potrà praticare l’affitto breve solo quattro mesi. E a Bologna?

Sindaco Lepore, che cosa sta facendo Bologna su questo fronte?
Noi stiamo ponendo da anni questa questione. Oggi c’è una proposta di legge che ha elaborato un gruppo di studiosi, giuristi, urbanisti, architetti, che si chiama “Alta tensione abitativa”.

In che cosa consiste questa proposta?
Prevede una idea nuova. Cioè quella di dare ai sindaci la possibilità di emettere delle autorizzazioni, delle licenze, per un periodo di tempo magari cinque anni, a chi decide di affittare per un breve periodo un appartamento.

L’obiettivo?
Questo permetterebbe ai sindaci di identificare soltanto alcune zone nelle quali intervenire, perché magari non c’è bisogno in tutta la città di regolamentare e di limitare. Vogliamo quindi porre dei tetti, ma non entrando in una situazione in cui si vieta la condivisione degli appartamenti. Vogliamo dunque regolare un mercato e la licenza è il classico strumento per farlo. È importante che questa possibilità venga data a tutte le città italiane e non soltanto a Venezia.

La “ratio” di questa proposta di legge è costruttiva, quindi, non punitiva nei confronti di chi affitta a turisti?
Certo, si punta a trovare un punto di equilibrio, per cui ad esempio chi vuole affittare una casa ed è un piccolo proprietario può farlo, mentre si vuole disincentivare le grandi aggregazioni di operatori che magari prendono in gestione decine e decine di appartamenti, creando di fatto un albergo fittizio.

Venezia ha in tutto cinquantamila abitanti, mentre Bologna, su quattrocentomila, ne ha cinquantamila solo nel centro storico. Quali sono i numeri delle locazioni turistiche, nel suo Comune?
Nel 2016 avevamo circa settecento locazioni a breve, mappate. Oggi siamo a circa quattromila. In meno di sette anni l’aumento è stato dunque molto consistente.

Bologna quindi in una rete di Comuni che vogliono trovare strumenti efficaci, in un Paese come l’Italia che ha nel turismo un colosso della sua economia. C’è però, a Verona come a Bologna e in tante altre città, un tema di centri storici sempre meno per residenti e sempre più solo per turisti. La proposta di legge sugli affitti brevi serve dunque anche per trovare una soluzione a questo problema? È importante una regolamentazione di questo fenomeno a livello nazionale, ma serve anche una nuova politica per la casa, in Italia. È chiaro che queste realtà delle piattaforme per gli affitti turistici non fanno male a tutti, ma fanno male soprattutto alle fasce più deboli della popolazione.

Quale via d’uscita suggerisce?
Per riequilibrare le disuguaglianze e promuovere il diritto alla casa bisogna lavorare affinché a livello nazionale ci sia un finanziamento nuovo per una politica della casa sull’intero territorio italiano, che non si fa dal dopoguerra. Quindi io credo che la palla, in questo momento, su questi temi, sia in mano al Governo nazionale.

In rete tra città, dunque, tra cui Verona, per fronteggiare la situazione.
Sì, stiamo iniziando adesso a dialogare, con i sindaci, e credo che sicuramente chiamerò Tommasi, con il quale già collaboriamo e dialoghiamo. Io credo che questo degli affitti turistici sia un tema che va fatto uscire da Venezia, perché in questo momento c’è una legge ad hoc su Venezia e tutti quanti dobbiamo riflettere su come poter convincere il Parlamento ad agire. Perché è anzitutto il Parlamento soprattutto che in questa fase deve operare su questo particolare tema.

Enrico Giardini

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