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Cologna Veneta

Mostra sulla pornografia, malumori e proteste in paese. E arriva una «contro-serata»

La mosta «Tabù» di Cologna Veneta fa discutere il paese della Bassa
Una delle opere in mostra
Una delle opere in mostra
Una delle opere in mostra
Una delle opere in mostra

Genitori colognesi contro la mostra sulla pornografia. Sta facendo molto parlare l’ultima esposizione curata dall’associazione culturale vicentina «I luoghi dell’abbandono», gruppo che da quattro anni sta gestendo, grazie ad una convenzione con l’Ulss, la vecchia struttura ospedaliera di Cologna Veneta, chiusa nel 1992. In parte pubblicamente e in parte sottotraccia, alcune famiglie stanno esprimendo il proprio dissenso verso la mostra culturale «Tabù. Storia, curiosità e altre notizie su sesso e pornografia», aperta da domenica nell’ex Radiologia.

Le reazioni

Quella sulla pornografia è l’ottava esposizione allestita nel vecchio ospedale, ma finora è la maggiormente criticata. Eppure non è il primo percorso espositivo che tratta temi scomodi. Già la mostra sui manicomi e sulle tecniche usate per curare in passato le malattie mentali interroga le coscienze. E l’allestimento sugli scandali delle religioni può diventare motivo di discussione fra i credenti di diverse fedi. Altrettanto la penultima mostra, dedicata agli Anni di piombo, periodo della storia recente molto travagliato e controverso.

In un paese comunque ancora legato alle tradizioni morali ed assai attento nel salvaguardare i concetti di decoro e rispettabilità, la sessualità ostentata, com’è nel caso della pornografia, sicuramente impressiona e, forse, addirittura impaurisce.
Alcuni hanno infatti classificato la mostra «Tabù» come «specchio del degrado dei nostri tempi»; altri hanno scherzato, giocando e modificando la fama di Cologna come «città del mandorlato». Qualche genitore ha espresso la propria forte preoccupazione per i «messaggi fuorvianti» che potrebbero derivare da una mostra aperta anche ai giovani, gli stessi giovani che «si tenta con difficoltà di educare». 
Alcuni cittadini preferirebbero che il Comune di Cologna finisse sui giornali «per l’impegno in opere attese dalla popolazione, come ad esempio le asfaltature», non per un’esposizione sconvolgente. Qualcuno arriva perfino a chiedere che il percorso espositivo sulla pornografia venga sospeso.


La contro proposta 

Dal Tavolo permanente per la famiglia e dal circolo Noi di Cologna arriva una contro proposta, rivolta soprattutto ai giovani dai 18 ai 25 anni, ma anche agli adulti. Giovedì, alle 20.30, al teatro Ferrini, l’avvocato Maristella Paiar e il sociologo e giornalista Giuliano Guzzo proporranno un incontro sul tema della mercificazione e sulle alterazioni del corpo, alla luce delle teorie sul gender e sulle pratiche di gestazione per altri. Il titolo della serata è «La manipolazione del corpo: la nuova frontiera del grande business. Cosa spinge a trasformare il proprio corpo, chi ci guadagna, quali sono le conseguenze e quali i rimedi».

Come spiegano gli organizzatori della serata, «si tratta di un incontro che vuole fornire informazioni dettagliate ai ragazzi e vuole andare a fondo sulle varie forme di business che si nutrono delle fragilità di minori, uomini e donne». 
Verranno affrontati argomenti di attualità come il genderfluid (ovvero l’identificazione sessuale che cambia continuamente di genere) e la pratica dell’«utero in affitto». Per Devis Vezzaro ed Erika Vendramin, curatori della mostra allestita all’ex ospedale di Cologna, non c’è alcuna preclusione.

Le serate come quella del Ferrini «sono interessanti», così come ritengono possa essere degna di attenzione anche l’esposizione che hanno proposto. L’invito rimane lo stesso: «Prendersi del tempo per visitarla e, solo successivamente, esprimere i propri giudizi».

Paola Bosaro

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