<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
IL CASO

«Le scuse? Parole senza senso. Da Fontana mai un’azione per il bambino»

I legali di parte civile del figlio e dell’ex compagno di Carol Maltesi replicano alle frasi di pentimento di Fontana. Lunedì la sentenza della Corte d’Assise. Chiesti l’ergastolo e danni per 3,8 milioni di euro. Gli avvocati: «Non si è fatto promotore, pur potendo, di alcun risarcimento al piccolo»

Le scuse non valgono per quel bambino privato della mamma che solo da grande scoprirà, forse, il modo brutale in cui gli è stata tolta. Non valgono per una famiglia che guarda al reo confesso come a un assassino che solo a parole, ma non nei gesti, si è detto pentito. «Le scuse lasciano il tempo che trovano, davanti a una persona che, pur avendo potuto, non si è mai fatto promotore di un risarcimento, almeno nei confronti del bambino». Sono le parole di Anna Maria Rago e Veronica Villani, rispettivamente avvocate di parte civile del figlio e dell’ex compagno (padre del bambino) di Carol Maltesi, la ventiseienne brutalmente uccisa nel Milanese, lo scorso anno, da Davide Fontana, bancario di 43 anni, che si sbarazzò del corpo gettandolo in un dirupo a Paline di Borno in Valcamonica.

Chiesto l'ergastolo per Fontana e risarcimenti per 3,8 milioni di euro 

La Procura di Busto Arsizio, una settimana fa, ha chiesto la condanna all’ergastolo, mentre le parti civili risarcimenti per 3,8 milioni di euro: cinquecentomila ciascuno per i genitori della donna, due milioni per il figlio, 800mila euro per l’ex compagno, padre del bambino che vive col piccolo in provincia di Verona. Lunedì prossimo ci sarà la sentenza dopo le repliche del Pm e delle parti civili.

Leggi anche
«La mamma è volata in cielo», in aula il dramma del figlio di Carol Maltesi

La difesa ha chiesto il minimo della pena

La difesa, lunedì scorso, infatti, ha chiesto il minimo della pena e l’esclusione delle aggravanti per Fontana. In quel frangente il reo confesso ha detto di provare vergogna e ha chiesto scusa al bambino. «Inutile chiedere perdono al bimbo. Sono parole che Fontana ripete da un anno, ma non si è mai fatto promotore di un risarcimento nonostante avessimo chiesto il sequestro di immobili, conti correnti e ogni bene sequestrabile. Anzi, è riuscito a vendere un appartamento che aveva a Milano. Questo ci ha fatto arrabbiare», spiega l’avvocata Rago. Le fa eco la collega Villani: «Sono parole che abbiamo già sentito, ma che non suscitano una reazione di apprezzamento da parte dei familiari di Carol: Fontana non ha fatto mai nulla per dimostrare la minima resipiscenza», ovvero la consapevolezza dell’errore seguita da un ravvedimento. «Non ha mai avanzato un’offerta risarcitoria, quantomeno per il bambino, anche solo in minima parte. Ne avrebbe avuto la possibilità. Invece, neanche un gesto. Quindi le scuse lasciano il tempo che trovano», conclude Villani spiegando che all’inizio dell’anno il padre del bambino ha rilasciato una testimonianza in aula a tutela del figlio. Una cortina protettiva è stata innalzata sin da subito sul piccolo da parte della famiglia veronese che cerca di tenerlo al riparo da una vicenda che già subisce per il solo fatto di essere stato privato all’improvviso di una mamma che, pur lontana geograficamente, non mancava di chiamarlo e di provvedere a lui.

Leggi anche
Yana, Carol e il drammatico legame che le unisce

Lunedì 12 giugno è attesa la sentenza

Lunedì, alle 9.30, si riunirà la Corte d’assise che, dopo le repliche, si ritirerà in camera di consiglio giungendo a una sentenza. Carol Maltesi è stata assassinata nel gennaio 2022. Il 20 marzo, in alcuni sacchi, è stato trovato il suo corpo in Valcamonica. Maltesi aveva avuto un bambino con l’ex compagno veronese. Quest’ultimo, dopo la rottura del loro rapporto durante la pandemia, teneva con sé il piccolo. Per giorni, dopo l’uccisione della donna, Fontana ha continuato a utilizzare il telefono di Maltesi inviando messaggi al figlio e anche dei bonifici, fingendo così che la donna fosse viva e che non potesse parlare e mostrarsi in viso perché in un luogo senza connessione. 

Maria Vittoria Adami

Suggerimenti