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Aviaria, sesto focolaio in due settimane nel Veronese: abbattuti 125.000 tacchini

Un allevamento di tacchini
Un allevamento di tacchini
Un allevamento di tacchini
Un allevamento di tacchini

L’influenza aviaria non si ferma. Anzi, gli effetti della presenza della malattia partita dal Basso veronese si cominciano a sentire anche fuori dai confini provinciali. Malattia che non si trasmette però all’uomo, tanto che non risulta necessario adottare alcuna limitazione per quanto riguarda l’uso degli alimenti avicoli, ma che costituisce un problema di natura economica rilevante. Specialmente in una provincia, la nostra, che è considerata la capitale italiana dell’avicoltura. L’ultima novità arriva da Nogara. Qui si è manifestato il sesto focolaio di aviaria in due settimane.

A causarlo un virus ad alta patogenicità, appartenente al sottotipo H5N1. Un virus che mai si era visto in Italia prima d’ora e che, in maniera insolita rispetto al passato, è insorto nel Basso veronese. Solitamente, infatti, i primi casi di contagio, dovuti alla presenza di animali selvatici, si riscontravano in aree maggiormente frequentate dagli uccelli migratori, come il delta del Po o la laguna di Venezia. Anche a Nogara, la malattia ha colpito un allevamento di tacchini, dove erano presenti 16.000 capi, di cui, come forma di contrasto alla diffusione del contagio, è stata sancita subito l’eliminazione dalle autorità veterinarie dell’Ulss. Con questa misura, che fa parte di una strategia che in passato ha dato sempre risultati positivi e che una ventina d’anni ha portato all’eliminazione di epidemie gravissime, il numero degli animali abbattuti negli ultimi giorni supera, anche se di poco, quota 125.000.

Le soppressioni sono iniziate a Ronco, dove il 18 ottobre era stato scoperto il primo focolaio in un allevamento con 13.000 tacchine. Poi, nel giro di una decina di giorni, la stessa situazione è emersa prima in una struttura che ospitava 11.600 tacchini maschi e poi in altre due realtà, con 30.500 e 14.000 capi della stessa specie. La scorsa settimana, infine, il virus ha superato, per la prima volta, i confini comunali, arrivando a colpire un impianto, con 40.000 tacchini, a San Bonifacio. In aggiunta alle misure di contenimento, sono state disposte, con ordinanze del presidente della Regione Luca Zaia, anche azioni di prevenzione. Stiamo parlando dell’istituzione di zone di protezione e sorveglianza, che hanno modulazioni differenziate e che riguardano aree con diametri di tre e 10 km poste attorno ai focolai. In questi spazi sono previsti, fra l’altro, divieti di movimentazione dei volatili e di spandimento della pollina. Ora, alla luce del moltiplicarsi dei focolai, è possibile che a Roma si decidano nuovi interventi. •.

Luca Fiorin

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