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L’aviaria arriva nell’Est Uccisi 40mila tacchini

Si teme la diffusione dell’aviaria negli allevamenti dell’Est veronese
Si teme la diffusione dell’aviaria negli allevamenti dell’Est veronese
Si teme la diffusione dell’aviaria negli allevamenti dell’Est veronese
Si teme la diffusione dell’aviaria negli allevamenti dell’Est veronese

L’epidemia dell’influenza aviaria si sta spostando in altri Comuni della nostra provincia. Dopo la scoperta nei giorni scorsi di una serie di focolai di contagio in quattro allevamenti di pennuti tutti con sede nel territorio del Comune di Ronco all’Adige, ieri si è saputo che il virus ha iniziato a spostarsi, arrivando in una struttura con quarantamila tacchini che si trova a San Bonifacio. Un fatto che getta una luce nuova sulla diffusione dell’aviaria nella nostra provincia. Anzi, per essere più precisi, nell’area della provincia posta a sud dell’autostrada Milano-Venezia, in cui si concentra circa il 50% dell’avicoltura veneta che vale da sola un terzo di quella italiana. L’influenza aviaria è una malattia che interessa gli animali e non si trasmette all’uomo. Per contenere i contagi, è necessario abbattere tutti gli animali presenti negli allevamenti colpiti dal contagio, situazione applicata anche nella struttura di San Bonifacio, ed adottare limitazioni all’attività zootecnica. Il Veronese conosce bene queste situazioni. Una ventina d’anni fa la produzione avicola è stata colpita da più epizoozie, le pandemie riguardanti gli animali, di aviaria. Per risolvere queste situazioni, era stato necessario adottare misure decisamente drastiche e realizzare un programma di contrasto alla malattia che poi, ha fatto scuola nel mondo. Ora, qui si è manifestato un virus mai visto in Italia: si tratta di un H5N1 ad alta patogenicità e per affrontarlo è necessario alzare, e non è certo un modo di dire, le difese. L’influenza aviaria è comparsa poco meno di due settimane fa a Ronco. Lunedì 18 ottobre è stata scoperta in un allevamento con 13.000 tacchine, e, nel fine settimana successivo, la stessa situazione si è ripetuta in una struttura che conteneva 11.600 tacchini maschi, situata a poca distanza dalla prima. A metà di questa settimana, poi, si è saputo di altri due focolai di contagio, sempre nel territorio comunale ronchesano. Sono emersi in due strutture anch’esse dedicate all’allevamento di tacchini, nelle quali c’erano, rispettivamente, 30.500 e 14.000 capi. L’Ulss 9 Scaligera ha da subito disposto la soppressione degli animali ed il presidente della Regione, Luca Zaia ha, sottoscritto, dal canto suo, ordinanze che stabilivano l’istituzione di zone di protezione e sorveglianza, nel raggio di 3 e 10 chilometri attorno agli allevamenti colpiti, con restrizioni alla movimentazione degli animali e di altre attività. Tali misure erano ovviamente volte a cercare di prevenire la diffusione del virus in tutta la nostra provincia. Le misure del presidente Zaia, però, non sono state sufficienti a reprimere la diffusione del virus negli allevamenti avicoli. Il contagio ha colpito a più di 10 chilometri di distanza dai focolai precedenti. A questo punto, visto che il contagio si è diffuso più di quanto si temeva, non solo dovranno essere ricalibrate le limitazioni ma si dovrà probabilmente pensare anche a nuove strategie. Intanto i controlli vanno avanti in maniera sempre più serrata, anche per allevamenti rurali e volatili selvatici. •.

Luca Fiorin

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