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il «primatista» di bovolone

Giovanni, donatore da record: «Fatelo anche voi: così aiutiamo gli altri a costo zero»

Il sessantenne Corgnoli ha raggiunto le 130 donazioni. Ora punta a toccare quota 150: «Anche mio padre donava e ricordo il grande orgoglio che dimostrava per quel gesto. Così a 18 anni l'ho emulato»
Giovanni Corgnoli durante una donazione
Giovanni Corgnoli durante una donazione
Giovanni Corgnoli durante una donazione
Giovanni Corgnoli durante una donazione

Un primato di 130 donazioni di sangue intero, più del doppio di un donatore medio che si attesta su 60 prelievi. Ci è arrivato Giovanni Corgnoli, iscritto alla Fidas sezione di Bovolone. Per farcela non basta la costanza, aiutano molto anche le circostanze propizie, come condurre una vita sana e regolare per mantenere il ritmo di almeno 3 donazioni all’anno, andato avanti finora per 42 anni consecutivi.

La Fidas assegna una medaglia d’oro ai pochi che arrivano a 75 donazioni, per Giovanni ci sarà qualcosa di speciale per la festa sociale.

Solidarietà

«Ad oggi la sezione conta 437 donatori che al 31 ottobre hanno fatto 603 donazioni. Rispetto al 2022», fa sapere Fausto Bazzani presidente locale della Fidas, «nello stesso periodo ci sono 37 nuovi donatori e 62 donazioni in più. C’è un precedente, quello di Corrado Pasotto che è arrivato a 130 donazioni nel 2021 e ha smesso di donare per raggiunti limiti di età nel maggio 2022. Dopo Giovanni, l’iscritto con le donazioni più numerose è ad oggi Giancarlo Marcantonio, il quale ne conta 121».

Quella di Giovanni è quindi una carriera di donatore di sangue intero (non di plasma) senza pari, lunga quanto i 42 anni di una vita lavorativa, che andrà ancora avanti. Si può donare fino a 65 anni.

«Con questo ritmo, salvo imprevisti, potrei arrivare a 150», dice confermando che andrà avanti a donare.

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Sessant’anni

Il primatista di donazioni bovolonese ha 60 anni, è alto un metro e 82 e pesa 80 chili, è l’immagine di un uomo in piena forma fisica. «Ho la fortuna che il prelievo non mi pesa, lavoro in ufficio e non sono mai mancato dopo la donazione che faccio di prima mattina. Non è così per tutti e io ammiro chi è donatore nonostante il prelievo comporti qualche effetto collaterale poco piacevole. Da bambino», ricorda Giovanni, «sono stato portato da mio padre Mario che era donatore a un suo prelievo, mi ricordo che allora veniva offerta una bistecca, erano altri tempi, ma la cosa che più mi ha colpito è l’orgoglio dimostrato da mio padre per quel gesto. Ho sentito l’impulso di diventare anch’io donatore cosa che ho fatto appena raggiunta la maggiore età e da allora non ho più smesso. Anche mia moglie è diventata donatrice è lo è da tanti anni, al punto che si è guadagnata anche lei la medaglia d’oro è arrivata a quota 50».

Appello

«Per me», continua Giovanni, «questo è un modo di dare il mio piccolo aiuto, non mi costa nulla se non qualche minuto per la donazione. E così mi rendo utile, spero sempre che non manchi una sacca di sangue per chi ne ha bisogno, e potrebbero essere i miei stessi familiari. Non solo è anche qualcosa che mi aiuta molto a stare bene e in forma. Le analisi periodiche prevengono malanni ed è anche più facile condurre una vita più sana, regolare nella dieta e nello stile di vita sapendo che ogni tre o quattro mesi vado per il prelievo».

Conclude: «Devo aggiungere che sono stato anche fortunato, non ho avuto esperienze che abbiano rallentato la donazione, come ad esempio operazioni o viaggi all’estero in paesi a rischio. Spero solo di continuare. È una cosa che consiglierei a tutti».

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Roberto Massagrande

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