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Dramma sfiorato a Cerea

Piomba in auto nel canale: «Salvata da un "angelo". Il mio fidanzato morì così 35 anni fa»

Una 61enne rodigina sbandata nel Menago è stata soccorsa da un ex carabiniere ausiliario che l’ha trascinata a riva
La Ford Fiesta su cui viaggiava la donna inabissata nelle acque del canale Menago a Cerea
La Ford Fiesta su cui viaggiava la donna inabissata nelle acque del canale Menago a Cerea
La Ford Fiesta su cui viaggiava la donna inabissata nelle acque del canale Menago a Cerea
La Ford Fiesta su cui viaggiava la donna inabissata nelle acque del canale Menago a Cerea

«Stavo tornando a casa dopo aver fatto la spesa e, di punto in bianco, mi sono ritrovata intrappolata nell’auto finita nel canale. Mentre l’acqua stava lentamente sommergendo la macchina, ho provato ad aprire più volte la portiera ma non ci riuscivo. A quel punto, mi sono incollata al clacson per attirare l’attenzione di qualcuno. E, fortunatamente, un uomo, che poi ho scoperto essere un mio compaesano, ha bloccato il furgone, si è tuffato e mi ha liberata, salvandomi la vita». 

Dramma sfiorato

Se non è un miracolo poco ci manca quello accaduto, l’altra mattina alla periferia di Cerea, a Donatella Mossa, una 61enne di Bergantino, nella vicina provincia di Rovigo, che ha vissuto istanti terribili sembrati un’eternità. Una disavventura da brividi che la donna, segretaria all’Istituto comprensivo di Castelmassa (Rovigo), fa ancora fatica a ripercorrere a distanza di diverse ore. Il ricordo di quei drammatici frangenti è intriso da una forte commozione e da lacrime difficili da trattenere visto anche perché l’incidente in cui è rimasta coinvolta l’ha fatta ripiombare nell’incubo vissuto nel 1988 quando il suo fidanzato finì con l’auto nel Po. Per lui, purtroppo, non ci fu nulla da fare e morì annegato a soli 30 anni.

Un destino beffardo che torna ad incrociarsi e che rende ancora più sconcertante un episodio già di per sé eccezionale. Ed è anche per questo che la 61enne non smette di ringraziare il suo soccorritore: «Manolo è stato un angelo, senza il suo gesto eroico non sarei qui a raccontare una brutta esperienza che non auguro a nessuno. Tanto che l’ho già ribattezzato Salvatore, lo stesso nome di mio fratello». 

L’impatto sulla strada «maledetta»

Erano le 10.20 quando l’automobilista rodigina stava percorrendo al volante della sua Ford Fiesta la Provinciale 47, una striscia d’asfalto «maledetta» immersa nelle campagne che collegano la città del mobile con il Rodigino, teatro di numerosi incidenti anche mortali.

La donna era appena stata al supermercato Tosano di Legnago e le mancavano pochi chilometri per arrivare a Bergantino. Improvvisamente, giunta all’altezza di Santa Teresa in Valle, la segretaria non è più riuscita a controllare l’auto che, complice anche la carreggiata resa scivolosa da un violento acquazzone, si è trasformata in una scheggia impazzita. La Fiesta ha sbandato sul ciglio stradale, ha perso aderenza ed ha zigzagato per alcune centinaia di metri prima di carambolare, dopo essersi ribaltata, nel Menago dove c’erano circa due metri d’acqua.

«È stata una cosa talmente fulminea», riferisce la signora, «che non me ne sono nemmeno resa conto. In una manciata di secondi sono precipitata in mezzo al canale e per fortuna l’auto si è raddrizzata prima di planare sull’acqua». In quel momento, l’istinto di sopravvivenza ha avuto il sopravvento sul panico e sulla disperazione.

L'intervento di un «angelo» 

«Mi sono strappata immediatamente la cintura e il primo pensiero è stato quello di abbassare il finestrino ma se l’avessi fatto l’abitacolo sarebbe stato invaso dall’acqua. Quindi mi sono fiondata con tutto il peso del corpo contro la portiera per sfondarla. Ma non c’è stato verso. E così, mentre la macchina stava immergendosi nel canale ed era ormai sommersa fino alle portiere, mi sono messa a suonare il clacson come un disco rotto». La reazione della segretaria si è rivelata provvidenziale, evitando che la Fiesta si trasformasse in una prigione infernale senza darle scampo.

«Con la coda dell’occhio», aggiunge la 61enne, «ho visto fermarsi un furgone bianco a bordo strada. E ho sperato con tutto il cuore che qualcuno mi aiutasse ad uscire. In quegli istanti ho capito quello che deve aver provato 35 anni fa il mio fidanzato Alberto rimasto incastrato nell’abitacolo della sua auto sbandata nel Po e diventata una trappola mortale. Sono sicura che è stato lui a mandarmi dal cielo l’angelo che mi ha salvato».

Un angelo di 44 anni, che all’anagrafe si chiama Manolo Bimbatti, ex carabiniere ausiliario. L’uomo, senza alcuna esitazione, si è calato nel Menago e ha estratto la donna trascinandola a riva. Una corsa contro il tempo mentre sul posto arrivavano i vigili del fuoco e i carabinieri dell’Aliquota Radiomobile di Legnago, che hanno rincuorato la signora Mossa con alcuni automobilisti di passaggio. E dalla sponda del fossato la 61enne, uscita illesa dalla spaventosa carambola, ha visto la Fiesta scomparire completamente sotto acqua. Ma lei era per fortuna al sicuro. «Sono una miracolata e il merito è di tutto di Manolo», si congeda Donatella.
 

Il soccorritore: «La macchina stava per inabissarsi, non c'era tempo per pensare»

Se l’automobilista rodigina farà sicuramente fatica a dimenticare la disavventura vissuta nel Menago, anche il suo soccorritore non scorderà la scena che si è trovato davanti. Con intrecci che hanno dell’incredibile. «Stavo tornando da Cerea con mia mamma e le mie due figlie di 13 e 10 anni», racconta Manolo Bimbatti, operaio 44enne di Bergantino (Rovigo) con trascorsi nell’Arma dei carabinieri. «Superata l’Hostaria Mindon», prosegue, «ho notato un’auto bianca nel canale. All’interno c’era una donna e l’acqua era ormai alle maniglie. Non c’era perciò tempo da perdere poiché, in attesa dei soccorsi, la macchina rischiava di inabissarsi».

E così il 44enne si è fiondato fuori dal furgone, si è tolto giubbotto ed occhiali per poi calarsi nel fossato. «Quando ho raggiunto l’auto ho visto, con grande sorpresa, che la signora prigioniera nell’abitacolo era una mia compaesana, che abita tra l’altro a 200 metri da casa mia e che avevo visto passeggiare tante volte in paese con il suo cagnolino».

Il 44enne si è puntellato sulla carrozzeria e ha iniziato a tirare la portiera spronando la segretaria a spingere con i piedi lo sportello. Una, due, tre volte fintantoché non ce l’ha fatta ad agguantarla e a portarla a riva. Bagnata fradicia ma sana e salva. Tanto da rifiutare l’intervento dell’ambulanza.

Rettilineo pericoloso

Sul posto sono giunti invece i pompieri e i militari del maggiore Luigi Di Puorto, fieri della bella azione compiuta dall’ex carabiniere. Ed ora si rialza l’attenzione sulla pericolosità dalla Sp47 «del Menago»: un rettilineo di quasi 7,5 km in mezzo alle Valli Grandi Veronesi, dove da anni si parla di installare limitatori di velocità e di completare la posa del guardrail assente nel punto dell’impatto. 

Stefano Nicoli

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