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Il racconto del dolore

La vedova di Eugenio Grasso: «Ho vissuto per i miei figli»

Elena Picchi, la vedova di Eugenio Grasso
Elena Picchi, la vedova di Eugenio Grasso
Elena Picchi, la vedova di Eugenio Grasso
Elena Picchi, la vedova di Eugenio Grasso

Il mondo ti crolla addosso davanti alla scuola dei figli, mentre attendi che escano. Una telefonata da un numero sconosciuto: «Eugenio ha avuto un incidente». «Dove lo raggiungo?». «È morto». Gira tutto attorno: i visi delle mamme, i volti dei bimbi, la scuola dove ti mettono a sedere, l’ambulanza. È cambiata il 5 aprile 2017, la vita di Elena Picchi, 46 anni e dei suoi figli Samuele e Giulia che oggi hanno 19 e 14 anni. Sostenuta dalle sorelle maggiori, Maria Teresa e Luigina, e dalla mamma Rachele, morta due anni fa dopo il papà Luciano. «In sette anni ho perso tutte le persone care», racconta. Ma domenica sarà al Quirinale, alle 11, per ricevere dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la Stella al merito per il marito. «Sono emozionata, lo faccio per Eugenio, se lo merita. Sono venuti i carabinieri a casa per comunicarmi della Stella. Mi si è fermato il cuore: temevo una brutta notizia. Poi mi hanno spiegato. Allora ho pianto, mi sono commossa».

 

Cosa accade quando si perde una persona all’improvviso?

Ti cade il mondo addosso. Vai in panico, pensi che non ce la fai. Volevo morire anch’io. Poi ho guardato i miei figli.

 

L’hanno salvata loro?

Per fortuna c’erano. Mi sono fatta forza, una forza che non credevo di avere. Mi sono rimboccata le maniche.

 

Chi vi ha aiutato?

Soprattutto mia mamma e le mie sorelle dal punto di vista affettivo ed economico. Una psicologa mi ha seguito per due anni. Anche il figlio grande oggi è responsabile. La piccola sente di più la mancanza. Erano molto legati al papà che era affettuoso. È un trauma che non passa mai.

 

Lei è una mamma che ha fatto anche da papà...

Non so se mi riesca bene il ruolo. Mi dicono che sono stata brava, che ho tirato su due ragazzi educati. Ma lo erano anche prima. Soprattutto hanno capito, anche quando non mi potevo permettere di assecondare le loro richieste.

 

L’ultimo ricordo di Eugenio?

Lui si alzava prima dell’alba e tornava la sera. Prima di uscire mi dava un bacio, quella mattina no, perché mi ero addormentata. Soffro d’insonnia, ha voluto lasciarmi dormire. Mi ha chiamato prima di pranzo. Avevamo un bellissimo rapporto. Era una persona disponibile con tutti, allegra, scherzosa e voglio ricordarlo così. Siamo cresciuti insieme, ci siamo conosciuti a 15 anni. La mancanza è tanta. Tuttora gli parlo. All’inizio mi sedevo sulla tomba e gli raccontavo cosa facevano i ragazzi.

 

E come vive il Primo maggio?

Non è per me una festa gradita, le aziende dovrebbero prendersi maggiori responsabilità.

Maria Vittoria Adami

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